I Trigotti

Necessaria precisazione: e sia ben chiaro noi non siamo bigotti.

Anno: 2011

Stralcio da IL PRATO ALTO, di Emilio e Maria Antonietta Biagini

1176
Il cielo era azzurro. Ulrich lo guardava fisso, riverso sulla schiena,
assorto, e pensava. I pensieri di rincorrevano nella sua testa, a ondate.
«Non sapevo che potesse essere così azzurro. Non era così
quando giacevamo sul prato, Hedwig e io, e ora sembra tutto così
lontano. Quanti anni fa è cominciata questa storia? Ero un bambino,
appena arrivato alla corte del duca. Mi trattava con tanta bontà. Mi
aveva affidato a una dama della corte ducale che non aveva figli, e
stavo così bene con lei. Mi portarono in viaggio in Borgogna, in un
posto famoso, ma non ne ricordo il nome… fu lì che mi portarono,
dopo un viaggio lunghissimo… C’era l’imperatore e tutti i grandi… Ho
la testa così confusa… Se solo non mi facesse così male… D’improvviso,
come si sono arrabbiati i grandi. C’erano due vescovi. Venivano
con un’ambasceria del papa… O Vergine santissima, fa che mi ricordi
tutto, che non mi sfuggano tutti i ricordi… che non resti senza niente…
Ah, sì, era per protestare perché avevano arrestato un arcivescovo…
E ad un tratto erano tutti furiosi, e Otto von Wittelsbach ha alzato la
spada contro gli ambasciatori, contro… come si chiamava?… contro
Rolando Bandinelli di san Marco. Se l’imperatore dalla gran barba
rossa non l’avesse fermato, l’avrebbe tagliato in due… Tanti anni dopo,
il mio maestro Godehard mi ha spiegato cos’era successo. Tutto per
una parola, una dannata parola… Godehard stava per morire e mi ha
voluto vicino a sé… Si è confidato con me… Gli pesava sul cuore da
tanto. “Ulrich,” mi ha detto “Ulrich, è nato tutto da un errore di
traduzione. Io stesso non l’avevo capito. Ora è troppo tardi, troppo
tardi per tutto. ‘Beneficium: non feudum, sed bonum factum’. Il
cancelliere imperiale Ranald von Dassel ha tradotto il latino della
missiva papale in modo offensivo, così che l’impero sembrasse un
feudo largito dal papa, e non quello che veramente era: un beneficio
divino ottenuto dalle preghiere del papa e dei cristiani, per la difesa
della Cristianità. Ah, Ulrich, quanto male ne è venuto… scisma…
guerre… l’aiuto a Gerusalemme minacciata dagli infedeli così a lungo
negato, finché arriveremo troppo tardi… troppo tardi…” E quando ha
detto così quasi piangeva… Quanto aveva ragione… Abbiamo combattuto…
devastato Crema… devastato Milano… devastato noi stessi…
l’esercito divorato dalla pestilenza… una punizione divina… e ora?
Perché sono qui? perché? Che mi avevano fatto di male i milanesi? che
male avevo fatto a loro? Perché cristiani che non si conoscono
neppure devono scannarsi a questo modo? L’imperatore vuole dominare
tutti, ma che c’entriamo noi del ducato d’Austria? Se un nemico
avesse invaso l’Austria, avrei combattuto con tutta l’anima… Il mio
signore è Heinrich Babenberger… Io sono… austriaco…»
Quest’ultima voce, non più solo un pensiero, ma un’invocazione,
gli uscì strozzata dalla gola. Il cielo azzurro era scomparso, dietro
nuvole di corvi che scendevano roteando su quello che era appena
stato il campo di battaglia di Legnano. Ulrich chiuse gli occhi per non
vederli, e non li riaperse mai più. Edwig, figlia del ministerialis
Sigismund, della corte dei Babenberger, avrebbe atteso invano il
ritorno dall’Italia del suo magnifico, del suo adorato, del suo forte
guerriero, che aveva promesso di sposarla appena tornato dalla
campagna d’Italia (e avrebbe mantenuto la promessa, se le spade
milanesi l’avessero risparmiato). Rimase sola col suo bambino di un
anno, sola con la sua vergogna.

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UNA STORIA D’AMORE: LA SANTA VERGINE E RAPALLO

Anno Domini 1575.

In una fredda mattina di gennaio, una nutrita folla si dirigeva verso l’ingresso del Palazzo Ducale di Genova. Nuvole di vapore si levavano dalle bocche della folla pesantemente vestita. Era formata in parte dall’equipaggio di una caracca ragusea, la “Santa Maria della Grazia”, e in parte maggiore da cittadini del piccolo borgo di Rapallo, affluiti alla capitale per un’importante causa che li riguardava.

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L’ACCOGLIENZA FRATERNA

L’ACCOGLIENZA FRATERNA,

OVVERO IL “PASTORE” DI TUTTI

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Il pastore confidava nell’uomo, cioè in se stesso, e aveva deciso: basta con le discriminazioni, basta con gli steccati, siamo tutti fratelli, perbacco. Prese quindi la parola al concilio del gregge e parlò di pace e di fratellanza:

— Fratelli, un’ora nuova si annuncia per il nostro gregge. Qui fuori ci sono tanti poveri lupi macilenti che vagano affamati. Non dobbiamo forse noi, in spirito di fratellanza, pensare anche a loro? Non dobbiamo noi amarli ed assisterli come nostro prossimo? Non dobbiamo calarci in uno spirito diverso da quello che ci ha finora animato: uno spirito più buono ed aperto? Dobbiamo aprirci alla cultura dell’accoglienza, al rispetto del diverso, alla pace con tutti, pace, paace, paaace, paaaaace …….

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ARCANGELI CADUTI E UNIVERSITA’ INTOLLERANTE

ARCANGELI DEL CIELO,
PROTEGGETECI DAGLI ARCANGELI CADUTI

Un po’ di tempo fa, chissà perché, il Professor Biagini fu attaccato in tutti i modi da giornalucoli e radiucce locali della Sardegna.

Chissà chi aveva dato loro i numeri di telefono riservati del Professor Biagini, insieme a un dossier di frasi “contestate” tratte da un libro di testo?

(Ma chi è costui? Non so, credo che sia il Duce.)

Il dossier era evidentemente compilato da gente che non aveva capito niente, non era capace di capire e non voleva capire, dato che si era avventurata a pontificare su argomenti al di fuori della propria competenza (ammesso che avesse qualche competenza, a parte un’isterica adesione al relativismo al nichilismo, e alla cultura della morte).

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LADY MARIAN E LO SCERIFFO DI NOTTINKASTEDDU

LADY MARIAN E LO SCERIFFO DI NOTTINKASTEDDU

La nebbia avvolgeva la foresta di Karaliswood, quando tre figure furtive, con mantelli, cappucci e armati di potenti archi lanciapernacchie, si avvicinarono al castello “Bava Verde” a Nottinkasteddu, dove stavano rinchiusi centinaia di giovani, in ambiente malsano e igienicamente tutt’altro che a norma.

In quel sinistro maniero, i poveri ragazzi subivano un continuo lavaggio del cervello, in base ai dettami del nichilismo fognario e cimiteriale predicato dai ben noti beccamorti Mike Foulcault, Esor Rose, Konrad Augh e Peter George Odincolds. La falsità dei beccamorti giungeva al punto di presentare le bavose escrezioni che uscivano dai loro cervelli malati come modelli di “democrazia” e di “pluralismo”.

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IL FARAONE PATAPUNFÉTE E LA DISASTROSA GUERRA AGLI ETTITI

IL FARAONE PATAPUNFÉTE

E LA DISASTROSA GUERRA AGLI ETTITI

Antiche cronache riferiscono che agli allievi del tempio di Amon-Ra a Tebe venne un giorno assegnato il compito di scrivere un breve esercizio sui rischi del malgoverno, e tutti gli studenti furono concordi nell’additare ad esempio negativo la miseranda storia del faraone Patapunféte. Dopo un brevissimo regno di soli due anni, era piaciuto agli dei che fosse abbattuto, spogliato del potere e condannato alla cancellazione del suo nome da tutti i templi e gli obelischi.

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