Non a caso, Maria Valtorta ha subito ignobili persecuzioni da parte di una gerarchia insensibile e avida, che pretendeva di spacciare la rivelazione da lei avuta come opera semplicemente umana, in modo da poterla sfruttare commercialmente.I capi Serviti di allora progettavano persino di trarne dei film. La grande veggente fu denunciata al Sant’Uffizio, che non si è mai mosso senza una denuncia, da un Servita d’alto rango, il cui nome è ignoto. Maria Valtorta lo conosceva, perché dal suo letto di paralitica tutto sapeva grazie al Divino Maestro, ma, caritatevolmente, lo tacque nel suo epistolario con Madre Teresa Maria, che rappresenta una delle più importanti raccolte di documenti di quanto la Valtorta ebbe a soffrire proprio a causa del clero. L’alto gerarca era stufo di essere supplicato da un giovane confratello che cercava di intercedere per la veggente, paralizzata, malata, perseguitata e in ristrettezze finanziarie. Tentata dal diavolo di pubblicare a proprio nome, ciò che avrebbe risolto i problemi economici di lei, e avrebbe acquietato i farisei che la perseguitavano, Maria Valtorta, eroicamente, resistette. La conseguenza della vile denuncia fu la vergognosa messa dell’Opera valtortiana all’Indice. Si sa per certo che i prelati del Sant’Uffizio si pentirono della messa all’Indice subito dopo, e l’Indice stesso venne immediatamente abolito, sia pure con una curiale piroetta salvafaccia che pretendeva che conservasse ugualmente un qualche valore. Ma se valeva ancora, perché abolirlo? Dov’è finito il sì-sì-no-no, al di fuori del quale vi è solo opera del demonio?
Mese: Marzo 2015
Questa, secondo la visione bortoluzziana, sarebbe la forma del pianeta Terra dopo aver beccato una solennissima sberla da una gigantesca cometa. Probabilmente un impatto così potente avrebbe disintegrato del tutto il pianeta, ma non è questo il punto più divertente.
La parte veramente esilarante è la nascita della Luna, che si sarebbe formata dall’emissione di materiale dalla parte colpita dall’impatto. Con un’energia del genere i frammenti incandescenti sarebbero con ogni probabilità andati dispersi nello spazio, ma poco importa, il bello è che nel buco si sarebbe formato l’Oceano Pacifico, mentre per contraccolpo dall’altra parte sarebbe nato l’Atlantico.
La lettura della pretesa “rivelazione” di don Guido Bortoluzzi non edifica per nulla, non solleva l’anima, anzi è molto deprimente e brutalmente materialistica, e anche se, per assurdo, fosse “vera” avrebbe valore solo aridamente “conoscitivo”, mentre la lettura della Valtorta allarga il cuore e ravviva la fede.
Bortoluzzi propone un meccanismo di origine delle specie attraverso un complicato sistema di uteri in affitto fra esseri umani e subumani, i cosiddetti “ancestri”. Questo strano inghippo non è verificabile in alcun modo, per cui non ha valore scientifico ed è inutilizzabile anche dal lato filosofico e teologico, restando a tutti gli effetti una semplice illazione campata in aria.
ARIEL S. LEVI DI GUALDO (2009) Nada te turbe, Acireale – Roma, Bonanno Editrice
L’argomento è il martirio delle quattordici carmelitane di Compiègne, ghigliottinate il 17 luglio 1794, durante la demoniaca Rivoluzione Francese, della quale giustamente è stato detto che ha lasciato in eredità solo quello che non è riuscita a distruggere. Argomento tutt’altro che semplice da affrontare, essendo già stato trattato da precedenti autori, fra cui il grande Georges Bernanos. L’Autore è riuscito pienamente nel difficile compito di animare la vicenda in modo originale, col collocare il dramma entro il ciclo liturgico. Il martirio è quindi inserito nella Messa e fonde le Sante Martiri col Sacrificio Eucaristico di Nostro Signore.