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L’ALTARE AL DIO IGNOTO AD ATENE

Negli Atti degli Apostoli, cap. 17, S. Paolo, recatosi ad Atene per convertirvi il popolo, riferisce: “Mentre camminavo osservando attentamente i vostri santuari, ho perfino scoperto un altare dedicato ‘A un Dio ignoto.’ Ma ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio.’ Ma sebbene dibattesse energicamente con gli ateniesi nella sinagoga e nell’Areopago pagano, Paolo non riuscì a convertire Atene. Non lo lasciarono neppure concludere. Infatti, la fine del capitolo 17 degli Atti dice: “Quando udirono della resurrezione dei morti, alcuni cominciarono a ridere con scherno, ed altri dissero: ‘Su questo ti ascolteremo un’altra volta’. E così Paolo li lasciò. Ma alcuni si unirono a lui, e divennero credenti. Fra essi Dionigi, un membro della Corte dell’Areopago, una donna di nome Damaris, ed altri.”

Secondo una tradizione di storia orale, colui che aveva promosso l’erezione dell’altare al Dio ignoto era appunto Dionigi, che era membro dell’Areopago. Costui, oltre che importante uomo politico, era un astronomo ed osservò un eclissi di sole in un giorno nel quale non avrebbe dovuto esservi alcuna eclisse. Ne scrisse ad un collega il quale confermò che era avvenuta una eclissi, ma che vi era stato pure un terremoto e che in Egitto non era stato possibile osservare alcuna stella, sebbene non vi fossero nuvole. Considerato tutto ciò, Dionigi concluse che, qualunque ne fosse la causa, questi eventi dovevano esser opera di qualche Dio ignoto più grande degli dei del cielo e di quelli della terra. Per questo motivo, Dionigi fece erigere l’altare al Dio ignoto.

Quello che Dionigi non comprese all’epoca ma imparò da S. Paolo (e in effetti fu la causa della sua conversione) è che l’eclissi, il terremoto e l’invisibilità delle stelle si verificarono lo stesso giorno in cui Nostro Signore fu crocifisso, morì e fu sepolto. La testimonianza di Dionigi sugli eventi del Venerdì Santo è di grande importanza, perché proviene da una fonte indipendente da quelle cristiane. Dionigi era pagano al tempo delle sue osservazioni, e non avremmo la sua testimonianza se S. Paolo non avesse tentato di convertire gli ateniesi.

E l’Apostolo delle genti fallì nel suo tentativo di convertire Atene. Su questo punto, gli Atti, al capitolo 17, versetto 16 riportano: “Mentre Paolo attendeva in Atene, divenne esasperato alla vista degli idoli che riempivano la città.” Proviamo ad immaginare la perdita per la Chiesa se S. Paolo si fosse arreso dicendo: “I tempi non sono maturi”? O se S. Paolo avesse deciso di annacquare il suo messaggio per ottenere più conversioni? Ma egli si mantenne fedele al divina missione: “Andate e fate discepoli in tutte le nazioni, battezzando in Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo.” (Matteo 28:19-20) .

Fonte:

Michael Hinchborn, The Lepanto Institute

Your Catholic View in Review (news@thelepantoin.org), 2/9/2022

Trad.d.ingl. di Emilio Biagini


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