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LA BATTAGLIA NAVALE (continuazione)

Nel mare della Storia proseguiva la violenta battaglia navale. La potentissima nave ammiraglia bianca e gialla, con le misteriose chiavi dipinte sulle fiancate, era sempre sotto attacco dalle corazzate nemiche, che anzi aumentavano di numero e in potenza di fuoco. L’ammiraglia, tragicamente minata dal tradimento dei contrammiragli-Giuda e degli ufficiali-Caino era in difficoltà.

La sparuta flottiglia di barchette con piccolissimi equipaggi armati di pistole scacciacani e di fucilini a tappi, che si spacciava come difesa della Tradizione, si dava un gran da fare, come tutte le mosche cocchiere di questo mondo.

Come risulta dalla puntata precedente, il sommo Giove aveva inviato dall’aeroporto di Valle Torta un’intrepida messaggera dotata di un’arma potentissima, forgiata da Lui in persona con la sua Parola. Nonostante che i contrammiragli-Giuda della grande nave avessero maltrattato in modo ignobile la messaggera e, dopo un superficialissimo esame dell’arma (avendovi dato appena uno sguardo), ne avessero vietato l’impiego, l’arma di Giove aveva dimostrato un’insopprimibile vitalità, colpendo con grande efficacia la flotta nemica.

Tuttavia non bastava, anche perché non sempre gli ammiragli che si succedevano al comando della grande nave bianca e gialla erano all’altezza del compito, ciò che rendeva la vita facile ai Giuda e ai Caino che la sabotavano dal di dentro. Allora Giove inviò in soccorso una potentissima nave da battaglia, il cui nome è “Stella Maris” (chi ha orecchi per intendere intenda), la quale cominciò a bersagliare la flotta nemica con precisi e continui lanci di piccoli, efficacissimi messaggi, pardon missili. Ma l’ultimo ammiraglio bianco e giallo (forse malconsigliato da qualche contrammiraglio-Giuda), con un incredibile errore di manovra, si frappose tra la “Stella Maris” e il nemico, quasi a voler proteggere quest’ultimo.

Lo spettacolo più penoso, però, lo diede la flottiglia delle barchette legata alla Tradizione delle mosche cocchiere. Gli sprovveduti quattro gatti di equipaggio, infatti, rivolsero tutte le loro scacciacani e i loro fucilini a tappi contro la “Stella Maris”, convinti di guadagnare, in tal modo, la gratitudine bianca e gialla e di difendere quella che credevano fosse la Tradizione. Per intensificare il fuoco aggiunsero persino un paio di efficacissime cerbottane, guadagnandosi il plauso di entrambe le parti in lotta, che chiedevano insistentemente il bis, essendo lo spettacolo troppo esilarante.

La battaglia è tuttora in corso, e non sussiste il minimo dubbio sulla vittoria finale della “Stella Maris”, a dispetto di ammiragli che non sanno giudicare o si rifiutano di farlo, di contrammiragli-Giuda e di ufficiali-Caino. Sul destino delle povere barchette, invece, non azzardiamo congetture, sebbene una scrittura in qualche vaudeville di periferia, o in qualche pochade, potrebbe procurare loro il panino quotidiano che risparmi loro la fatica di andare mendicando aiuti qua e là.

EMILIO BIAGINI


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