Il Verbo divino ha creato il mondo e tutte le cose visibili ed invisibili. Il Verbo è la Parola divina. Anche a noi ha dato la parola, per renderci simili a Lui, e anche la nostra parola ha un certo potere creativo. Non è un caso, quindi, se determinati suoni e relative lettere richiamano coerentemente significati ben precisi, di non poca importanza spirituale. Consideriamo, ad esempio, la lettera P. Quattro sono le P indispensabili al ben vivere e (cosa assai più importante) al ben morire, ossia a propiziare l’ingresso dell’anima nell’eternità: Preghiera, Perdono, Pazienza, Perseveranza.
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INVITO ALLO SPORT ESTREMO
Visto l’appeal che hanno attualmente i viaggi estremi e gli sport estremi, che danno un’idea di forza e di coraggio, non sarebbe il caso di rivalutare il termine Estrema Unzione? Infatti “Unzione degli infermi” dà un’idea di malaticcio, odore di medicine e di ospedali, ciò che, specie in questo clima di palestre, palestrati e beauty farms, nessuno accetta volentieri. Invece Estrema Unzione richiama un viaggio alquanto estremo, che non può mancare di esercitare un suo fascino per gente affascinata dagli estremi.
Immaginiamo un luogo perfettamente paradisiaco, dove non vi siano più né dolore, né malattie, né pericoli, né ansietà, dove tutti i nostri desideri siano realizzati, dove ritroviamo le persone care, ritroviamo gli animali che amiamo, ritroviamo in perfetto ordine tutte le nostre cose a cui teniamo, comprese quelle che si erano rotte; un luogo dove non manchi nulla alla più perfetta felicità immaginabile. Questo sarebbe il paradiso? No, sarebbe il paradiso solo in senso umano, ma non il vero paradiso. Perché? Perché tutto il bene che troveremmo in esso è esprimibile in parole, è intellettualmente accessibile all’immaginazione, perché riusciamo a pensarlo. Il vero paradiso è inesprimibile a parole, al di là dell’immaginazione, così come inesprimibile è la Maestà Divina, fonte unica della visione beatifica.
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RIPETUTAMENTE SOPPRESSO
DA FACEBOOK,
EVIDENTEMENTE DAVA FASTIDIO
AI PADRONI DEL MONDO
COMMENTO:
L’Italia sta in piedi grazie a quei pochi che credono e pregano.
Satrapi dell’Europa cosiddetta “unita”, vi credete potenti perché avete dietro montagne di denaro, ma quelle montagne franeranno e vi seppelliranno.
Continuate pure a promuovere darwinismo, ambientalismo, gender, terrore mediatico-sanitario, continuate pure ad insultare, calunniare, perseguitare, infangare i seguaci di Cristo e i legittimi rappresentanti del popolo italiano.
“Se un’immensa sconfinata rosa, fatta di una luce rispetto alla quale quella di tutti gli astri e i pianeti è scintilla di focolare, smuovendo ad un vento d’amore i suoi petali desse suono, ecco qualcosa che potrebbe assomigliare a quanto vedo e odo, e che è il Paradiso tuffato nella luce d’oro della Trinità Ss. coi suoi abitanti di luce diamantina”.
L’autrice di questo brano è una mistica contemporanea, che appena adesso (e non senza opposizione da parte di chierici progressisti, come già si era verificato per San Padre Pio) si comincia a conoscere e ad apprezzare: Maria Valtorta (Caserta 1897-Viareggio 1961) (vedi ), una persona di limitata cultura, che aveva compiuto solo studi tecnici, il cui unico pregio intellettuale era quella di avere un’eccellente memoria, che le permise di riportare nei minimi dettagli ciò che vedeva. La Valtorta fu paralitica per gran parte della sua vita. Inchiodata a letto senza avere la possibilità di compiere alcuna ricerca, senza conoscere alcuna lingua orientale, senza aver mai lasciato l’Italia, descrisse in modo dettagliatissimo la vita del Salvatore, dimostrando di conoscere perfino la conformazione del territorio, incluse descrizioni di peculiari formazioni rocciose (confermato da un geologo che aveva lavorato in Palestina) e le minute differenze di pronuncia della lingua ebraica tra la Galilea e la Giudea. Costei più volte ebbe la visione della rosa paradisiaca e più volte la descrisse, anche in assai maggior dettaglio rispetto alle poche righe riportate sopra. La visione corrisponde esattamente all’immagine del Paradiso nella Divina Commedia come “candida rosa” (Canto XXXI, 1-3), oggetto di una delle più impressionanti tavole disegnate da Gustavo Doré nella grande edizione illustrata del Poema.