•  
  •  
  •  

Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.

I TRIGOTTI

And the winner is …….

Ben meritevole della triplice aquila d’oro, ecco a voi:

ARIEL S. LEVI DI GUALDO (2020) L’aspirina dell’islam moderato. Quando l’Europa inventa ciò che non esiste e nega il pericolo reale, Roma, Edizioni L’Isola di Patmos

Segue una recensione di Emilio Biagini

In Europa vi è ormai una società condizionata dai filosofismi di Jean Jacques Rousseau, incapace di compatire le vittime ma pronta a compatire i delinquenti, immersa nella più crassa ignoranza e superficialità della sinistra radical-chic e di certa stampa cattolica ancor più a sinistra. A tutto questo sinistrume che imperversa nelle scuole, nelle università, nelle aule dei tribunali, nei massa media, piace l’aspirina dell’islam moderato, piace illudersi che l’islam sia una “religione di pace”. Costoro non hanno capito assolutamente nulla, non possono capire, non vogliono capire, immersi come sono nell’arroganza schizofrenica di chi ha il coraggio di dire: “Se i fatti mi contraddicono, tanto peggio per i fatti”, ed è il loro motto molto marxista. Se mai hanno letto il Corano, non ne hanno afferrato la vera natura di testo confuso e contraddittorio, in cui si afferma tutto e il contrario di tutto.

La paura e l’ignoranza spingono certi occidentali a vedere rassicuranti quanto inesistenti connessioni e convergenze fra islam e Cristianesimo, come la blasfema inclusione della Madonna come “seconda moglie” di Maometto, e Gesù venerato come “profeta” che però andrebbe “corretto” dal Corano. Ancora, il Cristianesimo sarebbe una (imperfetta) “religione del libro”, mentre in realtà è la religione dell’Incarnazione. Se gli occidentali non conoscono l’islam, al punto di idealizzarlo, gli islamici non capiscono assolutamente nulla del Cristianesimo e non se ne rendono neppure conto, anche perché capire che significhi Incarnazione richiede il concetto di persona, che solo il Cristianesimo possiede.

Nelle prime parti del libro, scritte quando il “profeta” era ancora malsicuro e minacciato, vi sono nel Corano espressioni moderate e amichevoli verso i cristiani, successivamente la musica cambia del tutto: gli “infedeli”, cioè tutti i non islamici, vanno assediati e massacrati, si deve usare contro loro ogni sotterfugio, fingendo amicizia per attaccarli a tradimento. Basterebbe questo cambiamento tattico di rotta, unito a una morale a dir poco spregiudicata, per qualificare il Corano come opera puramente umana e niente affatto divina.

La “pace” è riservata agli islamici stessi, la guerra con ogni mezzo è per tutti gli altri, con una precisa connotazione geografica: il mondo infatti, per l’islamico, è diviso in dar-al-islam (casa della pace) e dar-al-gharb (casa della guerra). Secondo la sharia, nella casa della pace, ossia dove regna l’islam, gli eventuali “infedeli” (dhimmi) sono soggetti a una speciale tassa (ğizya), oltre a molte indegnità, soprusi e persecuzioni. La casa della guerra è tutto il resto del mondo, che il bravo islamico ha il dovere di conquistare per distruggere e sottomettere gli “infedeli”. Per determinati scopi, un capo islamico riconosciuto può proclamare il jihād, termine ambiguo con un ampio spettro di significati, dalla lotta interiore spirituale per una fede perfetta fino alla guerra santa. È importante ricordare che il jihād ha portata limitata perché rivolto a una situazione particolare, mentre il gharb, la guerra agli infedeli, è dovere permanente per il credente islamico di ogni tempo. Certo vi sono molti islamici caritatevoli e amichevoli, i quali non esiteranno tuttavia a tagliarvi la gola quando riceveranno l’ordine, ma consolatevi: lo faranno in modo da non farvi sentire troppo dolore.

E questa è la gerarchia degli esseri viventi secondo un proverbio nordafricano: prima il musulmano, poi il cane del musulmano (il cane è animale impuro per gli islamici), poi scendendo, nell’ordine: il cristiano, l’ebreo, il maiale, l’uomo senza Dio (su questi due ultimi gradini, confesso che mi trovo d’accordo). Durante un congresso dell’Associazione Geografi Italiani in Sicilia, invitato al tavolo della presidenza, durante la sessione plenaria, a prendere la parola sull’argomento dei rapporti internazionali, ho puntualmente riferito questo aspetto della cultura islamica. Vi erano anche presenti diversi studenti, mobilitati a fare numero, forse a beneficio dei giornalisti, per sottolineare l’importanza dell’alto simposio. Alcuni studenti hanno dato evidenti segni di soddisfazione, non altrettanto gli ineffabili colleghi, uno dei quali (che portava all’orecchio un cerchio metallico alla moda zingaresca), si è alzato a contestarmi dicendo che quisquilie del genere non importavano nulla, e che i rapporti con l’islam andavano impostati esclusivamente sul piano economico. Quando ho chiesto la parola per replicare, il presidente ha proclamato che non c’era tempo e ha chiuso bruscamente la seduta. Queste sono dunque le teste di … che infestano l’università e imbottiscono la testa dei poveri studenti. Nessuna meraviglia, poi, che gli italiani siano assolutamente impreparati a capire qualcosa del problema islamico, e tanto meno ad affrontarlo, rimbecilliti dalle zuccherose melensaggini di una qualunque Chaimaa Fatihi che arpeggia sull’islam “religione della pace e dell’amore”, prontamente osannata dai soliti mentecatti politicamente corretti.

Profondo teologo, padre Ariel analizza a fondo il Corano, evidenziandone il carattere di cocktail, di cui il “profeta” Maometto è stato il barman che, agitando lo shaker ha combinato un intruglio di superficiali conoscenze di ebraismo, di Cristianesimo deragliato in salsa eretica marcionitica (l’eresiarca Marcione propugnava la totale incompatibilità tra Antico e Nuovo Testamento) e vecchie credenze pagane, il tutto mirato alla conquista del potere con la violenza. Ma oggi un altro metodo di conquista si è imposto: l’immigrazione di massa di giovani maschi islamici tutt’altro che profughi, finanziata dai ricchissimi paesi arabi petroliferi. Nessun segreto: il presidente algerino Houari Boumedienne annunciò minacciosamente all’ONU il 10 aprile 1974 che milioni di uomini dal sud del mondo avrebbero invaso l’emisfero settentrionale non come amici ma per conquistarlo con la loro virilità. I beoti occidentali non hanno tratto alcuna salutare lezione da tutto ciò, ma si preoccupano di tutt’altro: i “valori laici”, l’ambiente, i “diritti” Lgbt, l’accoglienza indiscriminata, il garantismo assoluto. La magistratura “democratica” difende i delinquenti e perseguita i cittadini e le forze dell’ordine, rendendo l’Europa e specialmente l’Italia, il paese di Bengodi per i delinquenti. Il pericolo non è solo rappresentato dagli islamici, ma anche dagli africani animisti, i quali condividono con gli islamici i medesimi pregiudizi e il medesimo disprezzo maschilista verso l’Occidente.

Gli africani sono dunque inassimilabili? Dipende, afferma l’autore: quelli che hanno fatto proprio il messaggio di Cristo sono molto più simili a noi ed è possibile integrarli. Mentre la Chiesa è purtroppo in crisi nera ovunque, con uno spaventoso crollo delle vocazioni, man mano che la gerarchia e molti chierici fanno propria la “sapienza” del mondo, e dal mondo ricevono lodi e incoraggiamenti mentre i fedeli si diradano, l’Africa è l’unico continente in cui la Chiesa è in espansione, e dove la Fede è esente da cedimenti all’ideologia omosessualista. Questo naturalmente irrita il demonio, che ha scatenato gli assassini di Boko Haram.

Gli islamici vedono l’Occidente come una femmina debole rispetto alla quale i maschi musulmani (come pure gli animisti) si sentono conquistatori, stupratori e padroni, pronti anche a divenirne carnefici. E le teste di… universitarie del deragliato Occidente sono pronte a collaborare. È stata perfino proposta, da parte dell’università di Bonn, in collaborazione con il Laureate Institute for Brain Research di Tulsa (Stati Uniti) e con l’università di Lubecca (in uno studio pubblicato dall’autorevole rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences of the Usa, vedi La Verità del 20/8/2017), una cura di ossitocina agli europei per femminilizzarli e renderli ancor più beoti e disposti ad accettare l’invasione dei cosiddetti “rifugiati” da paesi dove non c’è né guerra né carestia. Si tenta perfino di far passare la bufala dei “rifugiati climatici”, collegando il delirio immigrazionista al terrorismo ambientalista del riscaldamento globale e dell’aumento dell’anidride carbonica “per colpa dell’uomo” (ignorando volutamente le enormi e incontrollabili emissioni di CO2 di origine vulcanica).

È il suicidio di una cultura che ha apostatato il Cristianesimo e lo perseguita, mentre sta precipitando nel duro dominio islamico. Quando si troverà in fondo al baratro, sarà interessante vedere che fine faranno le “civili conquiste” del laicismo, degli “immortali principi”, della “democrazia”, del femminismo, del gender, delle lobbies Lgbt, della neochiesa che parla di “tutti fratelli” e ha messo in soffitta i Quattro Novissimi.

Nel trattare dell’invasione islamica della Gran Bretagna, nel mio testo Ambiente, conflitto e sviluppo: le Isole Britanniche nel contesto globale (2° ed.. 2007) adottato nel mio corso a Cagliari, avevo fatto presente proprio questi fatti, ossia l’assoluta incompatibilità fra l’islam sempre più forte e il laicismo occidentale arrogante ma sempre più vacillante. Una studentessa che non frequentava le lezioni ha inviato al preside una lettera di protesta tanto ben scritta che immediatamente alcune colleghe hanno rilevato: “Questa non è la lettera di uno studente”. Evidentemente ci aveva messo lo zampino qualcuno, perché i nostri studenti, in genere (salvo rarissime eccezioni) non sanno scrivere in un italiano corretto e mi toccava correggere le tesi come se fossero compitini delle elementari. Ne è seguita una furiosa campagna di stampa contro di me, orchestrata da tutte le cucurbite rosse, durata un paio d’anni, per farmi ritirare il libro che offendeva, a parere delle cucurbite, i delicati precordi degli studenti Lgbt, gli islamici, le femministe, ecc., sebbene il testo non contenesse giudizi di valore, ma solo indicasse l’incompatibilità reciproca dei diversi elementi del guazzabuglio occidentale. Naturalmente non ho affatto ritirato il testo in adozione, ma gli ineffabili colleghi, in risposta, hanno moltiplicato le tesi di laurea sul gender, tanto per sottolineare il loro dissenso dal reprobo. È inutile cercare di far ragionare gente simile: solo dopo l’inevitabile capitombolo dal tempo all’eternità si accorgeranno di aver torto, e sarà troppo tardi.

Essendo stato coinvolto in prima persona in violente controversie proprio sui temi dell’islamismo e della degenerazione occidentale, non ho potuto fare a meno di rievocare episodi autobiografici collegati a tali temi. Ora, dovendo, come si conviene in una recensione, giungere a uno sguardo d’insieme dell’opera del presbitero e teologo padre Ariel Levi Di Gualdo, non posso che approvare toto corde le sue tesi. È un saggio ben articolato, ricco di notizie, sostenuto da una profonda analisi storica e teologica, interamente condivisibile, ma troppo intelligente per essere compreso dalle teste di … che affollano scuole, università, tribunali e segreterie di partito. La gente, purtroppo preferisce di solito sedere in salotto a farsi stordire dal feticcio a colori che vomita spazzatura da cento canali.

EMILIO BIAGINI

 

 

 

 


  •  
  •  
  •