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LA GRAMAGLIADE

ovvero

EPOPEA DI UNO SPIRITISTA NEMICO DI MARIA VALTORTA

 

CAPITOLO PRIMO

COME SI DISTORCE UN’AUTOBIOGRAFIA

Quarta puntata

 

Vede, caro Don Professor Pier Angelo Gramaglia, mentre scaldavo i banchi all’università, ho casualmente sentito parlare di catalizzatori che, senza prendere parte alla reazione, permettono a determinanti composti di reagire, ma non ho mai incontrato un catalizzatore medianico. Ella evidentemente lo conosce perché ne parla con tale competenza (p. 26 nota): “Il servita [Padre Romualdo Migliorini, confessore e padre spirituale di Maria Valtorta] era diventato una specie di catalizzatore medianico [sic!], poiché, portando la comunione all’ammalata, favoriva sempre visioni di Gesù o di Paradiso”. Vede, caro Don Professor Pier Angelo Gramaglia, non so niente di catalizzatori medianici, ma ho sentito invece di gente che, a forza di bazzicare parapsicologia e spiritismo, è diventata contenitore di legioni di diavolacci.

Nella medesima nota, Ella si degna di spiegare agli ansiosi lettori che “non appena giunta a Sant’Andrea di Còmpito, nel ricevere la comunione per mano di Padre Migliorini lei ritrova la sua gioia eucaristica, cioè la presenza visibile del suo dolce Gesù biancovestito a fianco del suo bravo servita. Quel giorno però avviene anche un fatto straordinario: Gesù risorto appare per adorare la propria natura divina presente nell’ostia. Chi l’avrebbe mai immaginato che anche in cielo, presso la destra di Dio, Egli fosse rimasto così devoto delle Specie eucaristiche!” (ibidem) Ma per carità, caro Don Professor Gramaglia, che volete che siano le Specie eucaristiche? È evidente che, essendo ormai alla destra del Padre (ma ci sarà davvero poi? E il Padre non sarà un’invenzione), il Redentore può tranquillamente smetterla di occuparsi di noi e del Santo Sacramento che ci ha lasciato.

Ed ecco, immagino con Sua legittima gioia, Ella vede avvicinarsi la fine (p. 27): “Nel 1956 Maria Valtorta manifestò chiari segni di deficienza psichica e di schizofrenia ossessiva, che era già latente fin dalla giovinezza, come riempire di scrittura tutti i pezzi di carta o computare le varie indulgenze; agli interlocutori rispondeva ripetendo sempre le ultime parole udite; emetteva spesso l’urlo della sirena, esclamando: Che sole che c’è qui!” In una cogente nota alla pagina successiva, Ella, Don Professor Pier Angelo Gramaglia, illumina quelli che pendono dalla Sue labbra, spiegando che “l’evoluzione psichica della Valtorta pare rappresentare un caso classico di schizofrenia: fu la trasformazione lenta e progressiva di una persona che cessò di costruire il suo mondo comunicando con l’esterno, per perdersi in un pensiero autistico, cioè nel caos immaginario”.

Ma caro Don Professor Pier Angelo Gramaglia, pare invece che Gesù avesse promesso alla sua veggente una morte estatica, preceduta da un periodo di amorosa estasi, durante il quale Maria Valtorta sarebbe già stata distaccata dal mondo, quel mondo così bello dove dominano i satanassi, le miserie quotidiane e i teologi patrologi, nonché tuttologi. Infatti, quando Maria Valtorta, finita la grande Opera, disse al Divino Maestro di temere che Egli non le sarebbe più apparso, ottenne, il 14 marzo 1947, questa risposta (Quaderni dal 1945 al 1950, corsivo nel testo):

“Perché dici questo? Puoi pensare che Io te ne privi perché tu hai ultimato il lavoro? Io sempre verrò. E per te sola. E sarà ancora più dolce perché sarò tutto per te. Mio piccolo Giovanni, fedele portavoce, non ti leverò nulla di ciò che tu hai meritato: vedermi e sentirmi. Ma anzi ti porterò più su, nelle pure sfere della pura contemplazione, avvolta nei veli mistici che faranno tenda ai nostri amori. Sarai unicamente Maria. Ora dovevi essere anche Marta perché dovevi lavorare attivamente per essere il portavoce. D’ora in poi contemplerai soltanto. E sarà tutto bello. Sii felice. Tanto. Io ti amo tanto. E tu mi ami tanto. I nostri due amori!… Il Cielo che già ti accoglie! Viene la bella stagione, o mia tortorella nascosta. Ed Io verrò a te fra il vivo profumo delle vigne e dei pometi e ti smemorerò del mondo nel mio amore…”

In nota, il curatore della pubblicazione aggiunge: “Queste espressioni, impreziosite da immagini bibliche (Cantico dei Cantici 2, 10-17) ed evidenziate da sottolineature nel testo autografo (i nostri corsivi), diventano impressionanti se si ricorda che Maria Valtorta visse gli ultimi anni della sua esistenza terrena in un progressivo stato di dolce apatia e di misterioso isolamento psichico.”

Si capisce che, ad un osservatore prevenuto e superficiale, questo estraniamento mistico dal mondo possa sembrare un “caso classico di schizofrenia”, un “perdersi in un pensiero autistico”. Il diavolaccio di turno si frega le mani soddisfatto, di fronte a cotanta acutezza della Sua diagnosi psicologica, o grande, o illuminato tuttologo della Provincia Granda.

(continua)


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