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LA GRAMAGLIADE

ovvero

EPOPEA DI UNO SPIRITISTA NEMICO DI MARIA VALTORTA

Cap. 2 

Ridens satisfactusque diabolus

 

CAPITOLO SECONDO

L’OSSESSIONE DEI POTERI MEDIANICI

Prima puntata

 

Dopo queste premesse da Lei così magistralmente tratteggiate, illustre patrologo, non stupisce affatto apprendere che l’infame Maria Valtorta si rivela “una donna psichicamente accentratrice, che rovescia violentemente su Dio e sull’amore assoluto per Lui tutte le carenze affettive dell’infanzia; spesso le sue manifestazioni carismatiche sono uno sbocco psichico per destare gli interessi degli altri, soprattutto maschi, di cui sentì sempre, specialmente nella lunga sofferenza, un bisogno umano insopprimibile. Verso le altre donne è per lo più insofferente, già da bambina.” (p. 29). Certo, coi tempi che corrono poteva andar peggio. Comunque anche così doveva essere un bell’impiastro. Infatti “rimase incline a leggere le rovine e i disastri della guerra come punizione di Dio, perché gli uomini rifiutano di accettare le ‘voci’ e le apparizioni che da un secolo andavano aumentando.” (p. 29 nota).

Orbene, giustamente Ella – grande patrologo, psicologo, spiritologo, esoterologo, negromantologo, tuttologo – afferma che questa visione storica è “assai macabra”, e “certo non faceva onore al suo Dio, tutto Amore e carezze.” (ibid.). Infatti è ben noto che l’Essere superiore, sempre che esista (vero, grande patrologo?), non punisce nessuno, essendo tutto misericordia, mentre la giustizia è assolutamente fuori moda, tanto che per la maggior parte dei Suoi illustri colleghi i Quattro Novissimi sono diventati terra incognita.

Non possiamo che inchinarci in reverente ammirazione per il modo come Ella ha saputo spacchettare tutta la pretesa manfrina carismatica della Valtorta, evidenziandone la radici come allucinazioni, traumi infantili, disturbi psichici e tanto sesso represso, compresso, cipresso. Non dubitiamo che, col Suo genio e la Sua profonda erudizione, un giorno saprà anche spiegarci come questa povera mentecatta ossessionata dal sesso, sesso, sesso, compresso, represso, cipresso, ha potuto contemplare esattamente le posizioni degli astri nelle notti del magistero pubblico di Gesù (impossibili a ricostruirsi senza effemeridi e complessi calcoli, tutte cose delle quali la veggente con conosceva neppure l’esistenza) e descrivere città scomparse della Palestina che furono riscoperte anni dopo che la molesta veggente inchiodata a letto ebbe finalmente tolto l’incomodo.

Non vi è dubbio che le Sue doti profetiche Le consentiranno di giudicare le false profezie della povera mentecatta, per lo più su cose banali come la nascita di un bambino, predetta con assoluta precisione dalla veggente, mentre Ella saprebbe certo fare di meglio, se la Sua innata modestia glieLo consentisse. Ella certo non si fa la causa di beatificazione mentre è ancora vivo, non ne ha bisogno. La Valtorta, invece, fu così perfida da far convertire un tizio, prima che morisse nell’aprile del 1947, e per giunta arrestandone la decomposizione dopo morto.

Ma lasciamo spazio alla Sua alata e illuminata parola (p. 33): “Un suo vicino di casa, Giulio Pierotti, era gravemente ammalato. Lei, amica intima di Gesù, gli aveva chiesto di farlo morire in grazia e di avere come segno dell’esaudimento della preghiera, il decesso del vicino nel giorno di S. Giuseppe o al Venerdì Santo alle 15. Oh, prodigio! Il Pierotti morì proprio il Venerdì Santo alle 15 meno dieci minuti; purtroppo s’era già convertito parecchie settimane prima ma in compenso oh! secondo prodigio! Il suo viso conservò una pace che colpiva e il suo corpo, tutto piagato da oltre un mese, non avrebbe emanato né fetore né pus nelle 27 ore che rimase sul letto funebre. Che cosa non avrebbe mai fatto Gesù per la sua diletta innamorata, Maria Valtorta, capace persino di distribuire ad alcuni privilegiati l’arresto di ogni decomposizione?”

Come capisco e apprezzo, illustre tuttologo, questo Suo fine umorismo, con il quale tenta di consolare i Suoi più cari amici. Poveretti, chissà come saranno rimasti male a vedersi portar via il Pierotti dalle grinfie, mentre erano lì già pronti a infilzarlo coi forconi arroventati.

(continua)


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