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LA GRAMAGLIADE

ovvero

EPOPEA DI UNO SPIRITISTA NEMICO DI MARIA VALTORTA

 

CAPITOLO QUINTO

CHIACCHIERE DELIRANTI SU PASSIONE E RISURREZIONE

Seconda puntata

 

E siamo al solito nodo linguistico, che all’erudito PAG, canticchiante in greco biblico e zufolante in ebraico, non poteva certo sfuggire (p. 186): “Nelle visioni Gesù segue anche una traduzione errata di Gv 20, 17, allorché scosta la Maddalena, toccandola appena col sommo delle dita presso la fronte e dicendole: “Non mi toccare.” Meno male che c’è il PAG a insegnare a Cristo come deve parlare.

E deve pure insegnargli cosa deve fare. Infatti (ibid.): “La trovata più clamorosa è contenuta in un dettato di Gesù del 21 febbraio 1944, il quale asserisce che avrebbe dovuto risorgere 72 ore dopo la sua morte, cioè dopo tre giorni interi; rimase invece solo 38 ore nel sepolcro (…)”. Il motivo di ciò furono le preghiere della Vergine Santissima (e, in molto minor misura, quelle di Lazzaro), cosa che naturalmente eccita il sarcasmo malato del PAG, che continua (ibid.): “Le scene melense e sdolcinate dei rapporti fra Gesù e la Madonna si ripetono subito dopo l’uscita trionfante dal sepolcro. La prima parola che pronuncia Gesù risorto è manco a farlo apposta: Mamma! Ed ecco la grande scena hollywoodiana (…). E prima di partire per il Paradiso Gesù esclama ancora: “Mamma. Il tuo bacio di benedizione’.” Il sacrosanto amore di Gesù per Sua Madre è solo una pagliacciata per il PAG, il quale naturalmente non si accorge che l’unica grandiosa pagliacciata è questo suo miserabile libercolo.

Poi la pagliacciata si sposta su un’altra delle grandi ossessioni gramagliesche: il sesso inespresso, represso, compresso, cipresso. Eccolo (p. 187): “Continuano a manifestarsi con evidenza dei desideri erotici che vengono poi proiettati su personaggi biblici al di sopra di ogni apparente sospetto, proprio per essere legittimati di fronte ad un evidente senso di colpa. Non è certo un caso che per la Valtorta l’annuncio pasquale proclamato ovviamente dalla Madonna [che disgusto per il madonnofobo PAG!], abbia un tono erotico-affettivo (…). Quando poi Gesù appare ai discepoli si attira sul cuore Giovanni che scoppia in lacrime, si lascia baciare la mano da Pietro che chiede perdono.”

Tutto questo sbrodolare di chiacchiere insulse tradisce quanto il PAG stesso sia assolutamente ossessionato dall’erotismo lui stesso. Il detto “omnia munda mundis” evidentemente non significa nulla per il Gramaglia. Così come sarebbe vano spiegargli che esiste un dono divino detto “il dono delle lacrime”: la capacità di commuoversi di fronte al divino.

“Il dono delle lacrime è uno dei doni principali dello Spirito nel cammino dell’orazione. Conferisce all’anima la capacità di percepire chiaramente e intimamente la maestà e la bellezza di Dio e la propria piccolezza. Come un fiume rigoglioso non può essere tenuto da nessun argine, come un terremoto scuote qualunque fondamenta, così la presenza limpida di Dio nel cuore dell’orante fa sgorgare lacrime di incontenibile stupore, gioia e dolore assieme.” (www.cristianocattolico.it). Ma va a farlo capire a chi è pieno della propria scientifica paglia e abituato a dialogare coi demoni nelle malsane pratiche dello spiritismo.

Altrettanto vomitevole e la lunga nota in cui il PAG sbava su Gesù e Maria espressioni di questo genere (p. 187 nota): “Neppure da risorto Gesù riesce a superare e risolvere le sue carenze affettive (…). Con le donne rimangono le solite riserve (…). Non dobbiamo comunque perderci il saluto alla cara mammina (sic!) prima dell’ascensione (…).” Ma in che razza di Dio crede il PAG? Il “dio” gramagliesco dovrebbe forse essere un monumento di ghiaccio che pronuncia solo le parole riportate dai Vangeli, in antico aramaico per la gioia degli esegeti che possono così esibirsi in dotte diatribe di alta dottrina linguistica-cultural-scientifica-umanistica-oceanica-termonucleare?

E le apparizioni dopo la Risurrezione? Neanche quelle vanno a genio al PAG (pp. 188-189): “Il carosello delle apparizioni del Risorto, quasi tutte inventate e presentate poi come storiche, segue un criterio affettivo molto rigido. Gesù si manifesta prima alle persone che l’hanno amato di più (anche da glorioso continuava a patire di compensazioni affettive (sic!) e poi via via ai discepoli che non gli sono rimasti fedeli (…) le infinite scene di apparizioni inventate dalla Valtorta altro non sono che un tentativo piuttosto squallido per rendere credibili le sue continue e quotidiane ‘rivelazioni, che vanno dette a chi e quando è giusto farlo’ (…) la prima apparizione erotica (sic!) Gesù la fece alla Valtorta, perché lei in quanto visionaria carismatica era proprio lì accanto al sepolcro vuoto al momento della risurrezione (…) la fenomenologia dell’apparizione ricalca le materializzazioni di fluido luminoso nelle sedute spiritiche (sic!)”.

Nello spiritismo il PAG ci crede, nell’infinita carità dell’Uomo-Dio verso Sua Madre e verso tutta l’umanità, evidentemente no: infatti non fa che eccitare il suo osceno sarcasmo e le sue malate ossessioni erotiche.

Non basta ancora (pp. 189-190): “Tutti questi racconti di risurrezione [notare, come sempre, la minuscola] sono inventati (…) per puro divertimento apologetico. Gesù infatti voleva dimostrare ai farisei e agli stessi apostoli di poter ‘apparire a fanciulli e ad adulti, nello stesso giorno, in punti così distanti fra loro che occorrerebbero molti giorni di cammino a raggiungerli.’ La Valtorta sentiva così forte la sua pulsione verso l’evangelizzazione che riuscì a regalarci un Gesù saltimbanco (sic!), liberato dalla schiavitù delle distanze, capace di apparire simultaneamente in luoghi lontani come folgore che solca il cielo.”

Nella sua monotona, blasfema frenesia il PAG dimentica la natura del corpo glorioso: sarebbe veramente assurdo se l’Uomo-Dio risorto fosse ancora vincolato dallo spazio e dal tempo. Del resto anche prima della Risurrezione appariva in bilocazione a Giovanni di Endor. Anche Padre Pio (un santo particolarmente odiato e vilipeso dal PAG) apparve molte volte in bilocazione.

E il PAG continua a macinare le sue ossessive farneticazioni, questa volta contro la Pasqua supplementare (p. 190): “Non meno romanzata è la grande scena della Pasqua supplementare (…). Gesù appare e costringe Pietro riluttante a presiedere la prima eucaristia [sic, notare la minuscola] ecclesiastica; però la comunione [minuscola] alla Madonna, sua cara mammina (sic!), la porta sempre Lui.” Chissà in quale “torre” luterana (vulgo, cesso) il PAG avrà concepito questo vomitevole disprezzo per la Santissima Vergine?

Parimenti vomitevole il commento all’Ascensione (ibid.): “L’episodio dell’ascensione [notare minuscola]: i baci non si contano (…) dopo di che il Salvatore, con gesti da trapezista (sic!), sale al cielo.” Per forza, un Dio incarnato che non sarebbe stato neppure capace di apparire in località lontane (Gramaglia docet) non poteva ascendere se non come trapezista da circo. Le continue ripetizioni di belati da caprone del PAG rendono inevitabili ripetizioni anche nei commenti, per cui, con Totò, non resta che ripetere: “Ma mi facci il piacere!”

Eccoci poi al bambino salvato da Gesù e adottato da Pietro, Margziam, che suscita l’ennesimo travaso di bile gramagliesca (p. 191): “L’incrocio assai ibrido tra romanzo e fantasia ci offre ancora un raro esempio di ingenuità nella figura del giovane Margziam, bambino adottato da Pietro e chiamato Marziale da Gesù pochi istanti prima dell’ascensione [cos’è, un’ascensione in pallone? Perché non mette la maiuscola?]; il giovane diventa così il Marziale delle leggende [leggende!?], inviato poi da Pietro in Aquitania, e morto nel 74 d.C. come primo vescovo di Limoges!”

Un altro livido schizzo di bile del PAG, questa volta contro il primo apostolo delle Gallie, che sarebbe una semplice leggenda. Per distruggere quella “leggenda”, quei carini fratellini giacobini dell’ipermodernista Gramaglia, hanno demolito la venerabile abbazia intitolata al santo “leggendario”: uno dei tanti delitti contro la vita e la civiltà, compiuti in nome di quell’odio alla verità che anima tutti i nemici del Cristianesimo, sia esterni sia – e sono i peggiori – interni, annidati nello stesso clero e imbottiti di alta scienza patristica e biblistica.

(continua)


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