•  
  •  
  •  

LA GRAMAGLIADE

ovvero

EPOPEA DI UNO SPIRITISTA NEMICO DI MARIA VALTORTA

 

Cap. 6 

Diabolus vomitans

 

CAPITOLO SESTO

MA I LETTORI SARANNO PROPRIO TUTTI FESSI?

Prima puntata

 

Ritornato nel Borneo tra i cacciatori di teste il nostro valoroso missionario, si è categoricamente rifiutato di continuare la sua meritoria opera di commento. Ne è seguito un lungo periodo di incertezza. Poi sono stato abbastanza fortunato da incontrare l’ex-cappellano cattolico del carcere di Alcatraz, il quale si è detto disposto a prendere in mano l’“ignobile pastrocchio”. Naturalmente ho protestato per l’evidente prevenzione dell’ecclesiastico, ma quello mi ha risposto che ne aveva sentito a chilometri di distanza una puzza che avrebbe fatto vomitare anche Belzebù. Io per fortuna ho il naso tappato per l’allergia e non ho sentito niente.

Turandosi accuratamente il naso, l’ex-cappellano di Alcatraz, che ha pure ricoperto il ruolo di direttore dell’orchestra filarmonica del carcere, si è quindi addentrato nella selva oscura dell’erudito valtortofobo, il quale si avvia alla conclusione ripetendo fino alla nausea le sue “analisi” molto “scientifiche” alle quali i lettori dovrebbero, secondo lui, prestar fede e non leggere mai più l’Opera della grande veggente, che continua invece a dilagare per il mondo, con evidente beneficio per le anime ed altrettanto evidente mal di fegato dei valtortofobi.

Il PAG, notorio modello di modestia, privo di qualsiasi minimo segno di arroganza e sempre così misurato nelle sue dottissime esternazioni, attacca subito in stile “allegro con brio” (p. 205): “Il dinamismo psicologico anormale che portò Maria Valtorta ad una arrogante apologia di se stessa, dietro il paravento delle parole dettate da Esseri celesti, è ben visibile nel cosiddetto Libro di Azaria. E in nota aggiunge che i dettati di questo suo angelo custode sarebbero un pretesto per controbattere le “obiezioni che Il Poema dell’Uomo-Dio andava sempre più suscitando”.

Anzitutto la fedele compagna della veggente, Marta Diciotti, e un gran numero di altre testimoni che ebbero modo di conoscere Maria Valtorta attestano il suo equilibrio e la sua profonda saggezza. Suoi oppositori furono quei preti (le gerarchie dei Serviti dell’epoca), che, giova sottolineare ancora una volta, si dedicavano a stuzzicare il demonio con le loro sedute spiritiche all’interno del monastero, dove avrebbero dovuto risuonare solo preghiere. Costoro sono i veri precursori della vergognosa chiassata gramagliesca che, alle loro temerarie e interessate illazioni, aggiunge la sua predilezione per il sarcasmo di gusto fognario e per gli insulti gratuiti, salvo poi lamentarsi per immaginari “insulti” ogni volta che qualche sua bizzarra convinzione supermodernistica viene scalfita da una critica. Un simile atteggiamento non può essere che la spia di una profonda insicurezza e il prodromo di un disastroso fallimento morale e intellettuale.

L’aggressione alla Valtorta e l’arroganza con cui procede a rullo compressore nelle sue fabulazioni pseudopsicologiche contro tutte le scene, contro tutti i dettati dell’Evangelo rivela chiaramente l’intento gramagliesco di screditare il Cristianesimo in toto, agendo dall’interno, in qualità di chierico e insegnante di Seminario, idolo di se stesso, in adorazione della propria erudizione.

Poiché la Valtorta, figlia obbediente e fedelissima della Chiesa, nonostante le persecuzioni che i chierici le infliggevano, non ha mai scritto alcunché in contrasto con la Rivelazione, screditando lei si gettano ombre sulla Rivelazione stessa, ridotta alle interpretazioni degli scientifici esegeti imbottiti di greco biblico, ebraico, aramaico, greco e licantropesco.

Uno degli scopi dichiarati dell’Evangelo è far conoscere meglio il ruolo vitale, nel disegno della Redenzione, della Santissima Vergine, divinamente bella e divinamente santa al di là di ogni possibile descrizione: screditando l’Opera valtortiana tramite i suoi devoti lacché spiritisti, il diavolo cerca ringhiosamente di contrastare questo disegno celeste, affinché la Madonna non possa stendere il suo manto sulla Chiesa e sanarne i mali, salvando l’umanità dall’abisso in cui sta precipitando. E non è certo un caso se i detrattori della Valtorta sono nemici anche di Medjugorje. Quello che stupisce è vedere chierici e intellettuali che, mentre dicono di avere a cuore la Tradizione, osteggiano la Valtorta e Medjugorje affiancando l’opera dei distruttori modernisti.

Ed ecco la scombiccherata orchestra gramagliesca attaccare la solita, identica solfa su un’immaginaria Valtorta “piena di complessi e di nevrosi”, la quale si sarebbe pure persuasa di essere una “grande letterata” (ibid.). Nella sua ossessione psicanalitica, il PAG arpeggia il suo “Concerto valtortofobo per corni, martellate sulla coda del gatto, triccheballacche e orchestra, opera zero”, cercando la propria autoaffermazione in fabulazioni ripetute fino alla nausea (pp. 205-206). Secondo lui la Valtorta “si sarebbe creata una seconda personalità, che poteva assumere le forme più svariate nelle visioni e nelle apparizioni, ma che in genere privilegiava le figure più gratificanti di Gesù e della Madonna; le personificazioni del subconscio assumevano una particolare potenza, perché la Valtorta era una sensitiva dotata di poteri medianici [ma non si stanca mai di ripetere sempre le stesse fregnacce?], e davano piena soddisfazione affettiva e culturale ai desideri e agli impulsi che mai avrebbero potuto essere accettati a livello conscio [la dissonante sinfonia gramagliesca ha sostituito il Vangelo con l’ateo Freud].

Terminato il ciclo di Gesù, i dettati vennero improvvisamente (sic!) attribuiti ad un angelo: Azaria. Tale processo è assolutamente analogo al fenomeno degli spiriti guida di molti che praticano lo spiritismo [ma se la Valtorta aborriva lo spiritismo!]; lo spirito-guida è in genere la seconda personalità del medium che emerge dai confini subliminali della coscienza e soddisfa tutte le curiosità spiritiche dei partecipanti alle sedute.” Niente affatto, illuminato valtortofobo: nelle sedute spiritiche è solo il diavolo che agisce per confondere i disgraziati che si arrischiano ad aprire “porte” che dovrebbero restare sempre chiuse, e non è certo questo il caso di Maria Valtorta.

Procede imperterrito il PAG, in tempo “Andante con moto”, e crede di poter individuare interpretazioni “del tutto gratuite e arbitrarie” come “l’esegesi pietista della manna” [e cos’era allora la manna? una specie di corn flakes in vendita ai supermercati di Sodoma e Gomorra?], il fatto che “Gesù è vissuto su questa terra esattamente 1737 settimane” [peccato per il PAG che questo numero sia confermato dalle accurate ricerche astronomiche del De Caro], e che “il monogenismo ha valore dogmatico”. Sembra che il monogenismo dia fastidio a Don Gramaglia: si tratta del dogma dell’origine unitaria del genere umano. Se cade quello, vuol dire che la specie umana ha origine da ceppi diversi, cade il racconto biblico che parla di un’unica coppia (Adamo ed Eva), e la strada è aperta a tutti i razzismi possibili e immaginabili; ma forse il PAG crede in origini diverse: per esempio i dottori difficili potrebbero discendere dalle bertucce o, a giudicare dalle vergognose intemperanze del PAG, dalle scimmie urlatrici.

Bong, bong, bong: grandi colpi di grancassa per annunciare la nuova originalissima e geniale teoria sulle visioni valtortiane (pp. 206-207): “Le visioni (…) avvengono ordinariamente in uno stato psichico” che “è il fenomeno tipico della trance medianica leggera.” Ma guarda: chi se lo sarebbe mai immaginato?

Ed ecco una nota (p. 207), anch’essa di suprema originalità che, abusando forse un po’ della pazienza dei lettori, propone una descrizione di formidabile intelligenza delle visioni estatiche: esse (indovinate un po’!) “assumono l’aspetto di orgasmi erotici”. E infatti (pp. 207-208): “Gli angeli sono quindi la personificazione dei suoi [della Valtorta] bisogni e di alcuni impulsi incontrollabili (sic!) (…). Era infatti assolutamente incapace di controllare vuoi le sue carenze affettive vuoi i desideri di autoesaltazione (sic!) e li esprimeva selvaggiamente nei suoi scritti, sotto la copertura delle parole o della prassi di Gesù o degli angeli. La responsabilità di avere assecondato tale processo che portò l’ammalata prima all’arrogante autoesaltazione (sic!) e poi alla pazzia vera e propria (sic!), cade indubbiamente sullo scarso senso critico abitualmente dimostrato dal Padre Migliorini e dal Padre Corrado M. Berti.”

Povero PAG, mai sfiorato, nella sua autoesaltazione, dal minimo dubbio di sbagliarsi! Povero PAG, non gli è mai venuto in mente che questi due Padri ebbero per anni la possibilità di osservare da vicino, e ascoltare in Confessione la grande veggente, e che mai riscontrarono in lei la minima traccia dei molti disturbi psichici che il PAG crede di vedere, dalla vetta stratosferica del suo monte di paglia.

(continua)


  •  
  •  
  •