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LA GRAMAGLIADE

ovvero

EPOPEA DI UNO SPIRITISTA NEMICO DI MARIA VALTORTA

 

CAPITOLO QUINTO

CHIACCHIERE DELIRANTI SU PASSIONE E RISURREZIONE

Quarta puntata

 

Quando mai la Valtorta ha mai asserito di “conoscere tutto”? Il PAG mente, come al solito. Mente e insulta, con vomitevole arroganza, perché si sente mortalmente offeso al minimo cenno di rimprovero rivolto ai dottori difficili, pieni di inutile paglia, e con la coda di paglia, ai quali sa di appartenere.

Ecco subito un altro vomito di insulti gramaglieschi (p. 194): “Il gioiello di tutta l’opera è la dichiarazione solenne di Gesù del 27 aprile 1947. Dopo aver esaltato l’amore di Maria Valtorta, la quale splenderà come stella nell’eternità, Gesù asserisce che visioni e dettati sono terminati con il racconto di Pentecoste: la sua Maria, il suo piccolo Giovanni ha distribuito le sue parole agli ignoranti, ai tiepidi e ai dubbiosi nella fede, nonostante fosse una martire dell’odio di quanti non avevano creduto alle buffonate (sic!) del Poema dell’Uomo-Dio, che pure strappavano tante prede a Satana.” Il becero sarcasmo di quest’individuo è miseramente smentito dalle molteplici conversioni realmente ottenute e attestate dalle frequenti richieste di traduzioni nelle più diverse lingue da parte di sacerdoti e prelati che avevano potuto constatare il bene arrecato alle anime dall’Opera valtortiana.

Ma che volete che importino al PAG le anime? Tutto quello che gli importa è insultare (ibid.): “Ma a quanto pare Maria Valtorta funzionava a gettoniera. Quando infatti P. Romualdo M. Migliorini la pregò di continuare l’Opera, le apparizioni e le visioni ricominciarono; ancora nel 1951, l’anno dopo la definizione dogmatica dell’Assunta, per compiacere le simpatie di Pio XII [un papa per il quale il PAG nutre autentico odio], lei poté godere delle strabilianti visioni del transito di Maria. Evidentemente il 27 aprile 1947 Gesù si era sbagliato (sic!)”.

Segue, alle pp. 194-198 una serie di bestialità sulle rivelazioni alla Valtorta riguardanti la Santa Vergine, che per decenza ometto, limitandomi a riferire solo alcune delle eleganti espressioni usate in proposito dall’erudito PAG: il “modo oltremodo imbecille” con cui la veggente avrebbe voluto autenticare la Sindone (che il PAG ritiene falsa) e il Volto Santo di Lucca, e ancora le “prodigiose idiozie” e lo “spettacolo finale” del perdono di Maria a Pietro; al momento del trapasso la Madonna diventerebbe un “lampadario vivente”, poi sale portata dagli angeli e “raggiunta la giusta rotta” rivive.

Non ci sono parole per commentare una simile penosa serie di grossolani sarcasmi e insulti, d’altronde pane quotidiano per il PAG. Ma guai a dissentire minimamente dalle sue superstizioni scientiste e materialiste. Eccolo infatti, profondamente offeso, scatenarsi (p. 199) affermando che la conclusione dell’Opera del 28 aprile 1947 “consiste semplicemente in una serie di insulti contro quanti negavano il carattere storico, carismatico e soprannaturale delle visioni e dei racconti. Il Gesù della Valtorta interviene a sostegno esplicito del revanscismo antimodernista, adottando un metodo pastorale estremamente scorretto e subdolo per opporsi in modo del tutto ingenuo a teorie scientifiche come quella dell’evoluzionismo.”

Basta attendere, e vedremo che succederà quando il PAG finalmente incontrerà il Salvatore per rinfacciargli il suo metodo “scorretto e subdolo”. Sarà proprio interessante ascoltare la risposta del Divino Accusato. Per ora contentiamoci di trattenere il disgusto e procedere nella selva oscura dell’eresia modernista dove il Gramaglia si è perso, illudendosi che la Chiesa possa cambiare a piacimento la dottrina e la morale per contentare gli apprendisti stregoni. Se così scarso è il rispetto del PAG per la Santa Madre Chiesa, sproporzionata è invece la sua adorazione per l’idolo scientista e il feticcio evoluzionista. Il quale non è affatto scienza, ma una sconcia ideologia nata fin dal principio al servizio di inconfessabili fini di competizione selvaggia, di sopraffazione, di dominio colonialista.

Ah, ma lui non insulta, nooo! Le sue sono semplici osservazioni in punta di fioretto. Come quando va sdottorando (ibid.): “Maria Valtorta inoltre dimostra i suoi squilibri mentali oltre che psichici proprio nell’arroganza con cui difende la storicità e l’autenticità di ogni suo racconto visionario, comprese le varie avventure romanzate con i romani e con i greci, che sarebbero state omesse dagli Evangelisti perché non ancora perfetti come lei, Maria Valtorta, e non ancora capaci di superare la loro “infrangibile mentalità di ebrei”. Nella sua orgia di insulti, il PAG dimentica le Lettere di San Paolo, che documentano la precocissima diffusione del Cristianesimo fra i greci e i romani, e come l’Apostolo venisse sistematicamente perseguitato dagli ebrei, irati nel vedere che la dottrina cristiana si diffondeva tra i pagani.

Rimestando sempre la medesima brodaglia, oltre la quale non è capace di vedere, il PAG attacca di nuovo la vecchia solfa sulle “eccessive” manifestazioni di affetto tra Gesù e Maria (ibid.): “Alle obiezioni sulle manifestazioni melense e sdolcinate di affetto tra Gesù e Maria [la Valtorta] rispose che così era lo stile degli orientali e degli ebrei, rimandando a scritti antichi che non aveva mai letto (d’altronde non era la prima volta che “aggiustava” la verità per difendersi); in realtà si trattava semplicemente delle sue carenze affettive proiettate nel romanzo.” A parte la deprimente ripetizione delle solite “carenze affettive”, a parte che per trovare “melense e sdolcinate” le manifestazioni di affetto tra il Salvatore e sua Madre occorre l’insensibilità di un ippopotamo ubriaco, qui il PAG si dà egregiamente la zappa sui piedi: la conoscenza di testi antichi da parte della veggente, senza averli mai letti, non è un segno soprannaturale?

Saltando una serie di ripetitivi e noiosissimi sarcasmi e insulti da angiporto, di cui Don Pier Angelo Gramaglia ha una provvista illimitata, e “divertiamoci” (si fa per dire) a scorrere gli sgangherati commenti del PAG sulle visioni che “ricostruiscono e inventano” [dice lui] scene della Chiesa primitiva (pp. 200-204). Ed ecco quindi il martirio di S. Agnese “pieno di idiozie infantili con l’assunzione acritica delle leggende più retrive e più stupidamente melense”, e il rapporto comico-liturgico [sic] sui funerali della santa; ecco le “insulse e stupide leggende sui santi Castulo e Lucina; all’“imbecillità” con cui San Paolo celebrava la Messa; al martirio di S. Perpetua col solito “processo idiota” mediante il quale la veggente la rappresenta di razza negra [attendiamo che Sua Modernità ci spieghi il “processo intelligente” grazie al quale è venuto a sapere che invece era bianca]; ecco “le solite fanfaronate da educanda sulle torture inflitte alle giovani cristiane”; al martirio di Cipriano e Giustina di Antiochia “romanzata a scopo apologetico per dimostrare la potenza esorcistica e antispiritistica della croce [cosa che al PAG, grande esperto di spiritismo, non va proprio a genio]; ecco “le idiozie (…) di portare crocette sul seno durante l’era delle persecuzioni”; ecco il “capolavoro di citrullaggine nell’assicurare (…) che Maria Maddalena andò proprio a finire in una caverna alpina”, con “l’apparizione finale di Gesù, che non può fare a meno, benché risorto, di ricordare a lungo gli unici momenti in cui si lasciò toccare, ungere e baciare da una donna” [sarcasmo veramente malato]; ecco la visione del Paradiso con le anime “che sprizzano come scintille (…) dal Gran Mortaretto Centrale” [che sarebbe Dio, e qui veramente mancano le parole per definire una simile volgarità oscenamente blasfema]; ecco l’“incredibile fotoromanzo melenso e insulso” sul martirio di S. Cecilia e S. Valeriano.

L’erudito biblista supermodernista ci assicura che “fare l’elenco delle idiozie (sic!) che Gesù garantisce più volte con la sua autorità è pressoché impossibile.” Ma ecco la “scena muta da fantascienza e da cartoni animati” (sic!) sulle stimmate di S. Francesco; ecco un’ordinazione sacerdotale di Papa Marcello nelle catacombe, nella quale “le idiozie superano le righe che la descrivono” (sic!), con “anacronismi infantili e arroganti” [meno male che lui, il dotto PAG, dà il buon esempio di come si discute senza insultare]; ecco la solita scena da rotocalco sui martiri Agapito e Diomede”; ecco la scena dei cristiani nel Circo, che ripete tutte le stupidità dei film e della letteratura religiosa del tempo”, con la “sublime imbecillità (sic!)” con cui “il vecchio prete, mezzo sbranato, riempie la mano del suo sangue e poi battezza per aspersione il gruppo dei gladiatori convertiti, i quali, manco a dirlo, cominciano a distruggere le statue e gli idoli del Circo, finché il duro e feroce Cesare non ordina ai loro colleghi pagani di sgozzarli”; ecco la morte al rogo di Irene (…) mentre da un pozzo saltano fuori cristiani di Tessalonica (…) pronti a dar sepoltura a un rudere di corpo umano carbonizzato” [ma che spreco di tempo per un rudere che non serviva più a niente, vero PAG?]; ecco il “gran romanzo su Tobia con gli angeli e Azaria, che pescano nel fiume un ferocissimo salmone gigante, incrociato con uno squalo (sic!), dal quale si ricava un formidabile estratto di cuore, fegato e fiele che ridà la vita; alla fine [commenta l’erudito valtortofobo] non si sa più se ridere o piangere” [peccato che la storia di Tobia sia anche nella Bibbia, che il sapientino valtortofobo dovrebbe conoscere]; ed ecco ancora “il tipico gusto dell’orrido della Valtorta” nel descrivere le scene di martirio, che invece – sembra pensare il valtortofobo – dovevano essere scene dolcemente idilliche; ed ecco infine “il solito battesimo da vampiri, amministrato dal vecchio prete Cleto, cha fa giumella della sua tremula mano, raccoglie il sangue che goccia dalla sua atroce ferita e pronuncia la formula rituale.”

Certo non ci si può aspettare rispetto per i martiri da chi ha coperto della sua bava malata Gesù e sua Madre, e spera in una Chiesa ondivaga, aperta finalmente al mondo, abbracciata al cadavere putrefatto del mondo, grazie al Concilio Vaticano Secondo? Ma il PAG dimentica che proprio quel Concilio ha promulgato la Costituzione Lumen gentium, che, al n. 12 insegna: “I carismi straordinari o anche più semplici e più comuni, siccome sono soprattutto appropriati e utili alle necessità della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione.” E non è scritto negli Atti degli Apostoli (2, 17-18): “E avverrà, così dice il Signore, che negli ultimi giorni effonderò il mio spirito su ogni carne. I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni, i vostri anziani faranno sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno”? E non stanno scritte in Matteo (11, 25) queste parole di Gesù: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”?

Se di qualcosa dobbiamo essere grati al PAG è di averci fatto toccare con mano che cosa siano e come “pensino” (si fa per dire) i sapienti e gli intelligenti, gonfi della loro scientifica paglia che fa venire il vomito perfino a Belzebù.

(continua)


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