Obbedendo gioiosamente alla paterna nonché apostolica esortazione della Sacra Corona, il vecchio parroco don Tanfurio ospitò in canonica un giovane rifugiato, di quelli che il Quarto Reich ci ordina di andare a prendere nei dintorni di Pantelleria. L’ospite era molto pio e pregava regolarmente cinque volte il giorno rivolto alla Mecca, e storceva il naso disgustato ogni volta che la perpetua a pranzo gli offriva dell’ottimo prosciutto.

Ben presto, valendosi della generosa legge politicamente corretta, del “ricongiungimento familiare”, il gradito ospite fece arrivare le sue quattro mogli, un po’ di suocere e uno stuolo di bambini che rallegrarono la tetra canonica coi loro rumorosi giochi. Un giorno il vecchio don Tanfurio sfiorò con una carezza il capo di uno dei piccoli. Il grazioso frugoletto si mise immediatamente ad urlare che l’infedele l’aveva “toccato” e l’intera famiglia ospite si riversò sul parroco e sulla perpetua riempiendoli di sganassoni.

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