•  
  •  
  •  

CHE NE DICE LA CHIESA?

Il buon cristiano, di fronte a qualsiasi manifestazione che potrebbe essere soprannaturale si chiede, con commovente ansia: che ne dice la Chiesa?

In sintesi cercherò di tratteggiare cosa ha detto la Chiesa riguardo al Tesoro valtortiano.

Non starò a ricapitolare la vicenda della grande veggente e della sua Opera: cose notissime, e per le quali rimando a MARIA VALTORTA: LA TESTIMONE DELLA VITA DI CRISTO, di un certo Emilio Biagini (Ed. CEV).

Dunque, cosa ha detto la Chiesa in proposito?

Nel dopoguerra l’Opera valtortiana era in attesa di approvazione ecclesiastica per essere pubblicata con tutti i crismi. Ma la Chiesa, o meglio l’alta gerarchia vaticana, per bocca di importanti monsignori da cui dipendeva la decisione, disse: “Datemi 250.000 lire, e io approvo”, e poi: “Datemi 300.000 lire, e io approvo” (erano bei soldi, negli anni ’40). Passano anni senza che nulla si muova, viene la mirabolante epoca dell’“andare incontro al mondo”, dell’“usare la medicina della misericordia invece di imbracciare l’arma della severità”, il tempo della brillante diagnosi “la Chiesa non ha più nemici”; l’epoca dei microfoni collocati nel confessionale di Padre Pio, l’epoca in cui la stessa Valtorta viene perseguitata dal clero che le nega la Comunione frequente, ed ecco che qualcosa finalmente si muove. L’Opera valtortiana, che stava per ricevere l’imprimatur, viene messa all’Indice, non per alcun errore dottrinale che nessuno è stato mai capace di trovare, ma perché pubblicata senza approvazione. Ossia, prima la Curia romana ha negato l’approvazione, poi ha punito la mancata approvazione.

Visto che non era possibile schiodare gli autorevoli monsignori dal loro immobilismo, dopo oltre dieci anni di snervante attesa, l’Opera venne finalmente pubblicata da un editore laico, dietro suggerimento dello stesso Divino Maestro, profondamente indignato dal comportamento dei chierici che tradivano lo scopo dell’Opera ispirata. E qual era questo scopo? Lo chiarì il Divino Maestro: salvare le anime. Molta gente lontana dalla Chiesa, spinta a leggere l’Opera valtortiana, presa all’inizio solo come lettura divertente, avrebbe potuto accostarsi ai veri Vangeli e rientrare tra i fedeli. Dopotutto quando una penitente di Padre Pio domandò al santo frate se le permetteva di leggere la Valtorta, si sentì rispondere: “Non solo te lo permetto, ma te lo comando.” Grazie al comportamento dei monsignori giuda, le anime si perdevano.

Non dimentichiamo che l’alta gerarchia che perseguitava la Valtorta, o piuttosto il Divino Maestro che le dettava l’Opera, era la stessa che perseguitava in modo indegno Padre Pio. Lo stesso Pio XII (l’unico Papa che protesse Padre Pio) era favorevole alla pubblicazione dell’Opera (“pubblicatela così com’è, la gente capirà”), solo che non ebbe abbastanza energia per imporsi ai nemici: tentò la via della persuasione, ma “il cardinale Ottaviani restò cocciuto”. Nei dettati a Maria Valtorta, il Divino Maestro adombrò senza mezzi termini il pericolo della dannazione eterna per i nemici dell’Opera con le terribili parole: “hanno voluto chiudersi in una tomba”.

Quando, grazie ai laici, la pubblicazione dell’Opera valtortiana era imminente, stava anche per arrivare l’imprimatur dal vescovo della diocesi competente in cui operava l’editore, ecco la mazzata della Curia romana. Mazzata peraltro senza alcun effetto spirituale, perché l’Opera ebbe immediatamente un successo inaspettato e strepitoso, con milioni su milioni di copie vendute e traduzioni in più di trenta lingue. Il tutto senza alcuna promozione o pubblicità. L’unica volta che l’editore azzardò un’iniziativa promozionale, le vendite crollarono, come se Qualcuno da lassù avvertisse: “Lascia fare a Me”.

Finalmente il clero si sveglia. Come data di svolta indica enfaticamente il 2012, l’anno di “straordinarie conferme scientifiche” dell’autenticità della rivelazione valtortiana; ed ecco il discorso capzioso: prima era legittimo dubitare (e anche perseguitare? anche mettere all’Indice?) perché mancavano le prove, ma ora, confortato dalle prove “scientifiche”, il clero è spinto a cambiare idea. Ma è pura falsità: varie conferme scientifiche di autenticità esistevano già molto prima del 2012. Ma ciò che conta soprattutto è che ora ci sono in ballo soldi a palate. Bisogna riprendersi la Valtorta, ma l’editore ha non solo il copyright, ma tutti i manoscritti valtortiani originari. Ed ecco allora lo scatenarsi di innumerevoli impotenti accuse e insinuazioni clericali contro l’editore, colpevole di aver pubblicato il Tesoro valtortiano che sarebbe altrimenti rimasto a marcire in un sottoscala.

Ecco, caro buon cristiano che ti interroghi sul parere della Chiesa, questo è quello che dice la Chiesa riguardo alla grande veggente che fu testimone della vita di Cristo: “Dio taccia, parliamo noi”. E: “A noi il malloppo.”


  •  
  •  
  •