I Trigotti

Necessaria precisazione: e sia ben chiaro noi non siamo bigotti.

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MARIA VALTORTA-Il parallelo tra le due Passioni-Recensione

VALTORTA M. (1985) “Il parallelo tra le due Passioni”, contenuto nel quaderno n. 120, pubblicato nel volume I quaderni dal 1945 al 1950, pp. 532-562

Questo complesso dettato costituisce un documento a sé stante, nel quale Gesù svolge un serrato confronto fra la Sua Passione, che ebbe inizio fin dalla Sua nascita e quella della Valtorta, che soffrì volontariamente per amore di Dio e delle anime fin dalla più tenera età, fu fedele fino alla fine, fu tradita da quelli che avrebbero dovuto comprenderla e amarla. Suoi carnefici furono i membri dell’Ordine Servita che si accostarono a lei con curiosità non buona, la tentarono in ogni modo, la perseguitarono, insultarono e calunniarono, fino ad imporle una croce che Gesù non le aveva destinato. Pochi amici ha, e quelli soprattutto fra i laici. Ma lei non perirà, né perirà l’Opera, sulla quale vegliano Cristo e la Sua Madre Santissima. Lei continui ad amare i suoi persecutori, che non l’hanno compresa e non la vogliono comprendere. Essi hanno voluto chiudersi in una tomba, spiriti morti e putrescenti. La tomba non è ancora chiusa, nella speranza che possano essere sanati e risorgere. Se questo non avverrà, avranno punizione eterna e terribile. Ma lei preghi come Cristo perché le pecore smarrite tornino all’Ovile e vi sia un solo Ovile e un solo Pastore, e i diletti di ora e di sempre saranno dove lei stessa sarà, in Paradiso.

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I NUOVI FARISEI E MARIA VALTORTA

C’è ancora chi si ostina a riesumare la grottesca messa all’Indice dell’Opera valtortiana. Sia ben chiara una cosa: i monsignori di curia erano prevenuti e alcuni venali (“datemi 250.000 lire e io approvo”, “datemi 300.000 lire e io approvo”, frasi testuali). Rifiutarono l’approvazione per la pubblicazione, poi sanzionarono il fatto che l’Opera era stata pubblicata da un editore laico senza la loro alta approvazione: quella fu la motivazione ufficiale, e non poteva esservene altra, perché nessuno è mai riuscito a trovare, nel Tesoro valtortiano, una qualche deviazione dalla retta dottrina.

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MISTICA E MISCONOSCIUTA: IL CASO DI MARIA VALTORTA reloaded

“Se un’immensa sconfinata rosa, fatta di una luce rispetto alla quale quella di tutti gli astri e i pianeti è scintilla di focolare, smuovendo ad un vento d’amore i suoi petali desse suono, ecco qualcosa che potrebbe assomigliare a quanto vedo e odo, e che è il Paradiso tuffato nella luce d’oro della Trinità Ss. coi suoi abitanti di luce diamantina”.

L’autrice di questo brano è una mistica contemporanea, che appena adesso (e non senza opposizione da parte di chierici progressisti, come già si era verificato per San Padre Pio) si comincia a conoscere e ad apprezzare: Maria Valtorta (Caserta 1897-Viareggio 1961) (vedi ), una persona di limitata cultura, che aveva compiuto solo studi tecnici, il cui unico pregio intellettuale era quella di avere un’eccellente memoria, che le permise di riportare nei minimi dettagli ciò che vedeva. La Valtorta fu paralitica per gran parte della sua vita. Inchiodata a letto senza avere la possibilità di compiere alcuna ricerca, senza conoscere alcuna lingua orientale, senza aver mai lasciato l’Italia, descrisse in modo dettagliatissimo la vita del Salvatore, dimostrando di conoscere perfino la conformazione del territorio, incluse descrizioni di peculiari formazioni rocciose (confermato da un geologo che aveva lavorato in Palestina) e le minute differenze di pronuncia della lingua ebraica tra la Galilea e la Giudea. Costei più volte ebbe la visione della rosa paradisiaca e più volte la descrisse, anche in assai maggior dettaglio rispetto alle poche righe riportate sopra. La visione corrisponde esattamente all’immagine del Paradiso nella Divina Commedia come “candida rosa” (Canto XXXI, 1-3), oggetto di una delle più impressionanti tavole disegnate da Gustavo Doré nella grande edizione illustrata del Poema.

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DANTE E LA GERARCHIA

E se non fosse ch’ancor lo mi vieta

la reverenza de le somme chiavi

che tu tenesti ne la vita lieta,

io userei parole ancor più gravi;

ché la vostra avarizia il mondo attrista,

calcando i buoni e sollevando i pravi.

Di voi pastor s’accorse il Vangelista,

quando colei che siede sopra l’acque

puttaneggiar coi regi a lui fu vista;

quella che con le sette teste nacque,

e da le diece corna ebbe argomento,

fin che virtute al suo marito piacque.

Fatto v’avete dio d’oro e d’argento;

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