ORO O LATTA: QUESTÈ IL PROBLEMA
Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.
I TRIGOTTI
And the winner is …….
Ecco il vincitore della Vipera di latta:
James Cameron, il regista canadese autore del documentario di domenica 4 marzo 2007 su “Discovery Channel” riguardante la presunta “tomba di famiglia” di Gesù a Talpiot, Israele.
Segue un commento su questa rivoltante bufala pseudo-archeologica scritto da Emilio Biagini.
ORO O LATTA: QUESTO È IL PROBLEMA
Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.
I TRIGOTTI
And the winner is …….
Ecco il vincitore della prossima Vipera di latta:
James Cameron, il regista canadese autore del documentario di domenica 4 marzo 2007 su “Discovery Channel” riguardante la presunta “tomba di famiglia” di Gesù a Talpiot, Israele.
Segue un commento su questa rivoltante bufala pseudo-archeologica scritto da Emilio Biagini:
Il regista canadese James Cameron, alla ricerca di notorietà e di soldi, ha atteso il periodo pasquale per lanciare un suo documentario nel quale spaccia per autentica “tomba” del Salvatore (che quindi non sarebbe risorto e non sarebbe Dio) un sepolcro già noto da tempo: infatti era stato rinvenuto già nel 1980 presso Talpiot, nel nord di Gerusalemme. Il sepolcro reca in ebraico la scritta “Gesù” e contiene i resti di un uomo, di una donna e di alcuni loro figli, fra cui uno di nome Giuda. La donna, secondo tali individui, sarebbe la “moglie” di Gesù, Maria Maddalena. Cameron si è vantato di “essere riuscito a dimostrare l’esistenza di queste persone”, come se non ci fossero già prove sufficienti nei Vangeli e in moltissimi altri documenti (anche di origine non cristiana), nei reperti archeologici (inclusa la Santa Sindone), nella testimonianza dei martiri.
È quasi superfluo ricordare che tutti gli archeologi e i biblisti hanno unanimemente rifiutato questa grottesca farsa. In realtà, il nome Gesù (nelle varianti “Yeshu” o “Yeshua”, ossia Gesù o Giosuè), era comunissimo in Israele nei secoli antecedenti e successivi all’Incarnazione del Salvatore. Chissà quante altre tombe con quel nome ci sono sparse per il paese? Dan Brown ha fatto scuola. Sono in tanti pronti a vendere l’anima per uno scoop. E naturalmente è comodo prendersela con i cristiani, solo con loro, e cercare di minare la loro fede. Un’operazione non difficile, data l’ignoranza imperante in fatto di religione; e un’operazione redditizia perché gradita a moltissimi. Cristo, la Sua Resurrezione, i Suoi Comandamenti danno fastidio a tutti quelli che preferiscono coltivare i propri vizi. Se Egli non fosse risorto, la Fede sarebbe vana, e loro, i viziosi, potrebbero fare i loro comodi. A dire il vero li fanno lo stesso i loro comodi, imperterriti: i vizi non si toccano, specie quelli contro natura. I vizi sono sacri: “cattivi” sono quelli che li rifiutano e li condannano.
Tuttavia resta sempre un inconfessato timore, che le luci della ribalta, il fragore dei mass media, lo scrosciare degli applausi non riescono del tutto a dissipare. Ecco che, nel buio della notte, o quando la salute comincia a declinare, qualche pensiero sgradito cerca di insinuarsi: e se ci fosse quel Dio? e se, alla fine della vita, dovessimo davvero render conto a un Giudice che non è possibile ingannare? Allora scatta il tentativo di autoconvincersi e convincere gli altri che non c’è nulla da temere, che non esiste né Dio né l’immortalità dell’anima, o che, al più, Dio, se c’è, non si occupa affatto di noi e, se qualcosa resta di noi, nell’al di là si continua a vivere come nell’al di qua. L’unanimità nell’errore è una forma di forza e di autoconsolazione: “forse riusciremo a crederci davvero e, alla peggio, all’inferno avremo numerosa compagnia”. È per questo che ci sono (e ci saranno, finché durerà questo mondo) bufale e cialtronaggini di questo genere.
Ci permettiamo di suggerire a Cameron l’argomento per il suo prossimo documentario: vada in Arabia Saudita, a cercare di dimostrare che Maometto sarebbe una figura leggendaria e il Corano un falso. Non vediamo l’ora di assistere ai risultati. Abbiamo già pronto il cucchiaino per raccogliere i miseri resti.
EMILIO BIAGINI
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