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ORO O O LATTA: QUESTO È IL PROBLEMA

 

 Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.

I TRIGOTTI

-Figura_aquila

 And the winner is …….

Ecco il vincitore della prossima Aquila d’oro:

MARCO TOSATTI (2017) Fatima e il segreto non svelato, Padova, Meridiano Zero

 

 

Segue una recensione di Emilio Biagini:

TOSATTI M. (2017) Fatima e il segreto non svelato, Chora Books, Hong Kong

L’ottimo Marco Tosatti illustra, con maestria e documenti alla mano, la triste storia di inerzia, indifferenza e repressione, da parte di una gerarchia arcigna, autoreferenziale e per nulla caritatevole, contro il dono di Fatima e, in genere, contro tutte le rivelazioni private. Perché avvengono le rivelazioni private? Che bisogno ce n’è? Ce n’è bisogno quando nella Chiesa le cose non vanno bene, ossia quasi sempre. Inevitabile allora che queste rivelazioni contengano rimproveri e ammonimenti sgraditi alla gerarchia. Gelido il commento di Pio XI quando riceveva rivelazioni private: “Dicono… dicono che io sono il suo vicario in terra. Se ha qualcosa da farmi sapere, potrebbe dirlo a me.”

Un commento agghiacciante, grottesco, che fa strame dell’immagine del Papa che dovrebbe essere “servus servorum Dei”, e calpesta la Verità evangelica: “Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli.” (Matteo 11, 25; vedi anche Luca, 10, 21).

E così, una piccola che parlava con Gesù (il quale continuò ad apparirle per anni e anni, Suor Lucia), ultima veggente di Fatima sopravvissuta, morta nel 2005, venne isolata nel Carmelo di Leiria e costretta al silenzio. Unici sensibili a Fatima furono due papi: il profondamente spirituale Pio XII e Giovanni Paolo II, ma solo dopo che, nel 1981, Ali Agca gli ebbe sparato.

C’è un evidente parallelo con la vicenda di Maria Valtorta, perseguitata in modo indegno dalla gerarchia. Le rivelazioni da lei ricevute vennero ignorate e derise, a parte le luminose, ma tragicamente minoritarie, eccezioni del grandissimo Papa Pio XII e del nostro grande e santo Cardinale Giuseppe Siri.

Ne L’Evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta (Cap. 629.11, corsivo nel testo) il Risorto profetizza agli apostoli le tragiche condizioni in cui verserà la Chiesa:

La veste è rimasta. Ma il sacerdote è morto. In troppi, nei secoli, accadrà questo fatto. Ombre inutili e scure, non saranno una leva che alza, una corda che tira, una fonte che disseta, un grano che sfama, un cuore che è guanciale, una luce nelle tenebre, una voce che ripete ciò che il Maestro gli dice. Ma saranno, per la povera umanità, un peso di scandalo, un peso di morte, un parassita, una putrefazione… Orrore! I Giuda più grandi del futuro Io li avrò ancora e sempre nei miei sacerdoti!

 

A scanso di farneticazioni buoniste secondo cui Giuda potrebbe essere salvo, teniamo presente che quando Cristo, il Giovedì Santo, annuncia ai discepoli che vi sarà un traditore, senza dirne il nome, lo definisce “un annullato in Satana” (L’Evangelo come mi è stato rivelato, Cap. 600.32).

L’autore riferisce che José Maria Zavala, giornalista spagnolo convertito da Padre Pio, ricevette nell’agosto 2016 una e-mail contenente un documento scannerizzato, siglato JMJ e datato 1/4/1944. Sembra che Zavala conoscesse il mittente, perché non avviò alcuna ricerca per individuarlo, sebbene via internet non sarebbe stato difficile. Sottopose però il testo a un’approfondita perizia calligrafica da parte di alcuni fra i massimi esperti europei, i quali accertarono che la calligrafia era proprio quella di Suor Lucia. Il contenuto della missiva è sconvolgente:

 

Adesso vado a rivelare il terzo frammento del segreto; questa parte è l’apostasia nella Chiesa. Nostra Signora ci mostrò una visione di un individuo che io descrivo come il “Santo Padre”, davanti a una moltitudine che stava lodandolo.

Però c’era una differenza con un vero Santo Padre, lo sguardo del demonio, questo aveva gli occhi del male.

Poi, alcuni momenti più tardi, vedemmo lo stesso Papa entrare in una Chiesa, però questa Chiesa era la Chiesa dell’inferno, non c’è modo di descrivere la bruttezza di questo luogo, sembrava come una fortezza fatta di cemento grigio, con gli angoli rotti e le finestre come occhi, aveva un picco sul tetto dell’edificio.

Subito alzammo lo sguardo verso Nostra Signora che ci disse: avete visto l’apostasia nella Chiesa, questa lettera può essere aperta dal Santo Padre, però deve essere annunciata dopo Pio XII e prima del 1960.

Nel regno di Giovanni Paolo II le pietra angolare della tomba di Pietro deve essere rimossa e trasportata a Fatima.

Poiché il dogma della fede non è conservato a Roma, la sua autorità sarà rimossa e consegnata a Fatima.

La cattedrale di Roma deve essere distrutta e una nuova costruita a Fatima.

Se 69 settimane dopo che questo ordine sia annunciato, Roma continua la sua abominazione, la città sarà distrutta.

Nostra Signora ci disse che questo è scritto, Daniele 9, 24-25 e Matteo 21, 42-44.

 

Qualche sospetto suscita tuttavia la data del documento: 1° aprile 1944. Si sarebbe tentati di respingerlo come “pesce d’aprile”, senonché il degrado della Chiesa corrisponde fin troppo bene al quadro tremendo ivi raffigurato. Infatti non ci sono dubbi che la grande apostasia si vada sempre più manifestando. La preoccupazione maggiore di chi dovrebbe difendere e confortare il gregge è, al contrario, fare le moine ai lupi e andare d’accordo col mondo. I fatti parlano chiaro, come prova egregiamente anche il libro Il papa dittatore di Marcantonio Colonna, recensito in questo stesso blog.

 

Abominium desolationis propter Bergoglium

 

EMILIO BIAGINI


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