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Emilio Biagini

Il parlatorio del convento francescano femminile dell’Immacolata Concezione di Agreda. Il Padre Alonzo de Benavides e il converso attendono le suore.

Personaggi:
Il Padre Alonzo de BENAVIDES;
il CONVERSO;
la Madre SUPERIORA;
Suor MARIA Coronel de Agreda;
VOCE di una Suora.

BENAVIDES — Pazienza, fratello. Non è senza motivo che vi ho chiesto di accompagnarmi. Ho voluto che foste mio testimone. La mente umana facilmente si confonde ed è bene essere prudenti in casi come questo.
CONVERSO — Devo avvertirvi, padre, che il mio istinto sempre mi porta a dubitare.
BENAVIDES — Proprio per questo ho scelto voi.
CONVERSO — È già un po’ che aspettiamo.
BENAVIDES — Stanno cercando la Madre Superiora. È un vasto convento.
CONVERSO — Vorrei che facessero presto.
(Entra la Madre Superiora.)
BENAVIDES — Pace e bene, Reverenda Madre.
CONVERSO — Pace e bene.
SUPERIORA — Pace e bene a voi, Reverendi Padri.
BENAVIDES — Reverenda Madre, la mia presenza qui non è per una visita casuale, ma ha uno scopo ben preciso riguardo a certi fatti che di sicuro interesseranno anche il Santo Padre, la Chiesa in generale e il re nostro signore. Quando cominciammo a mandare missionari dal Messico verso le terre selvagge del nord, per volontà del Padre provinciale fui inviato lungo il Rio Grande. Qui incontrai un popolo povero: gli Jumanos, cacciatori e raccoglitori di frutti e bacche, ignoranti dell’agricoltura. Mentre andavo verso il loro misero accampamento, incontrai una fanciulla, forse dodicenne, che raccoglieva dai magri arbusti quel poco di cibo offerto da una terra arida e avara. La salutai, e con mia immensa sorpresa mi accorsi che la piccola parlava un poco di castigliano, in un luogo dove pochissimi spagnoli, forse nessuno, era mai penetrato. Le domandai come facesse a conoscere la nostra lingua e appresi da lei che la sua gente era stata molte volte visitata da una donna castamente vestita in azzurro. Le dissi allora che venivo da parte del Grande Padre di tutte le genti della lontana Roma, e che venivo a parlare del vero Dio fatto uomo. Ma la piccola mi interruppe dicendo: “La signora ci ha già parlato di tutto questo. Ci ha raccontato la vera storia di una santa Vergine alla quale apparve un angelo, che le annunciò un’immensa gioia. Il Grande Spirito, inviato dal Padre di tutti i viventi, avrebbe steso su di lei la Sua mano onnipotente, ed ella avrebbe generato, senza conoscere uomo, il Figlio dell’unico Dio vincitore del male, che vive e regna in tre Persone. Così avvenne, e il Figlio, vero Dio e vero uomo, predicò la buona notizia dell’infinita bontà e misericordia divina, sanò i malati, cacciò i demoni nemici. Ma l’invidia della sua stessa gente lo fece uccidere con grande tormento. Allora si manifestò il braccio potente del Grande Spirito, poiché Egli risorse, e da allora è accanto a tutti coloro che lo amano, fino alla fine del mondo”. Come ella può ben immaginare, Reverenda Madre, rimasi attonito nell’ascoltare quella fanciulla e non sapevo dapprima cosa dire. Poi domandai della misteriosa donna in azzurro, e la fanciulla indiana mi disse che costei, soggiornando presso di loro, aveva cacciato i demoni e sanato i malati, proprio come il santo Figlio di Dio, e per questo le avevano creduto, perché era un povero popolo abbandonato, e nessuno aveva mai fatto per loro quello che la donna aveva fatto. All’agglomerato di povere tende che finalmente raggiunsi insieme alla mia nuova amica, trovai ad accogliermi volti amichevoli e sorridenti. Non dovetti fare alcuna fatica. Quelle anime semplici erano veramente già convertite al Cristianesimo. Tutti dicevano la stessa cosa: la santa dottrina era stata loro insegnata dalla misteriosa donna in azzurro. La stessa anima gentile aveva dato loro dei rosari, aveva curato le ferite, fatto conoscere il messaggio di Gesù Cristo. Quale meraviglia, vedere selvaggi primitivi che dicevano spontaneamente il rosario, e con quale devozione. Appena tornato tra i confratelli in Messico, sbalordito quanto turbato, tentai immediatamente di venire a sapere, per lettera, sia al Papa sia al nostro re e signore, chi mi avesse preceduto nel sacro ministero. Mi risposero con cortesia che erano stupiti quanto me. Di ritorno in Spagna, ho sentito parlare di Suor Maria; per questo sono qui e vedo che l’abito del suo ordine è proprio come quello che mi è stato descritto dagli Jumanos.
SUPERIORA — Quanto lei mi dice, Reverendo Padre, mi meraviglierebbe se non conoscessi da tanti anni Suor Maria Coronel de Agreda. È nata nel 1602, da famiglia ricca e altolocata. Avrebbe potuto avere una vita di agi e di piaceri, ma la sua vocazione la chiamava altrove. Ebbe fin da bambina intense visioni ed estasi. In giovane età entrò in questo nostro convento francescano dell’Immacolata Concezione di Agreda, dove preghiamo intensamente perché il Santo Padre si decida a proclamare finalmente i grandi dogmi mariani, dell’Immacolata Concezione, appunto, e della Santissima Vergine Corredentrice. Nessuno fu più assiduo in queste preghiere di Suor Maria, che si impose un regime di lunghi digiuni, privazione del sonno e autoflagellazioni, tanto che dovetti qualche volta intervenire perché non eccedesse, rovinando la sua delicata salute. Ella sa leggere nella mente altrui, e risponde ai pensieri inespressi di altre persone. Più d’una volta l’abbiamo vista levitare in aria. Abbiamo assistito a circa cinquecento bilocazioni fra il 1620 e il nostro anno di Grazia 1630. Ella ci ha più volte raccontato di una terra lontana e di poveri indigeni che attendevano la luce di Cristo. Suor Maria sapeva della vostra visita, l’aveva predetta prima che giungesse la vostra richiesta di udienza. Mi ha pregato che fossi io sola a ricevervi, perché non ama che si parli di lei come di una predestinata, non ama che si accenni ad una sia pur minima lode nei suoi confronti.
BENAVIDES — Capisco, sono i falsi santi che amano mettersi in mostra.
SUPERIORA — Proprio così. Ora la chiamo, se volete vederla e parlarle.
BENAVIDES — Ve ne saremmo grati.
SUPERIORA (chiamando verso l’interno) — Fate venire Suor Maria.
VOCE (dall’interno) — Suor Maria, Suor Maria, per santa obbedienza vi vogliono in parlatorio.
(Entra Suor Maria, angelica e bellissima.)
MARIA — Pace e bene.
TUTTI — Pace e bene.
SUPERIORA — Suor Maria, questo reverendo padre, consacrato come noi al serafico padre San Francesco, è venuto, insieme a questo converso, per interrogarti su certi fatti avvenuti nel Nuovo Mondo.
MARIA (guardando il converso) — Pace e bene a te, Ramon Mendoza de Azevedo.
CONVERSO (profondamente colpito) — Come sa il mio nome?
MARIA — Cos’è un nome? È solo un piccolo segno per distinguerci l’uno dall’altro. Ma ciò che conta è quello che abbiamo dentro di noi.
BENAVIDES — Come ho detto alla Madre Superiora …….
MARIA — Ah, i miei cari Jumanos. Sì, ora non vado più da loro. Hanno la luce della fede, e il santo cappuccino che è rimasto presso di loro ad amministrare i sacramenti sta compiendo la sua opera con piena soddisfazione di Colui che tutto vede di lassù.
BENAVIDES (turbato) — Posso rivolgerle una domanda?
MARIA — Lei vuole sapere che cosa facevo qui, mentre mi trovavo anche laggiù, al di là del mare. Bene, io qui godevo la pace di questo luogo di luce e di amore. Ed ero felice, contemporaneamente qui e laggiù.
BENAVIDES — Avrei un’altra domanda, se posso …….
MARIA (sorridendo) — Cosa porterà il futuro? Altri, nei secoli avvenire, ben più grandi di me, povera serva, andranno come me nel Nuovo Mondo, bilocati dall’onnipotenza divina. Ma i saccenti ogni cosa ridurranno alla misura della loro misera intelligenza. Il mondo dei saccenti stenderà sui fatti miracolosi, avvenuti per grazia di Dio, un sudario di silenzio, per impedire alla gente di credere. E diranno che la scienza umana è più grande e più saggia. E chiameranno la Fede superstizione. E, peggio, il male entrerà in quelle terre ora monde, dapprima con l’eresia, poi col materialismo. Il mondo intero, ritornato pagano, adorerà Mammona, le pietre, gli alberi, gli animali, e i propri istinti perversi, invece del vero Dio.
BENAVIDES (ancor più turbato) — Ma sono cose terribili, e lei le dice sorridendo!
MARIA (come sopra) — Dio semina per l’eternità. E la testa del serpente è ben premuta sotto il calcagno della donna. Il serpente inganna cento anime, ne inganna mille, un milione, vince una battaglia, ne vince dieci, cento. Alla fine perde la guerra, perché così dev’essere. Anzi, dal male Dio trae il bene, per la Sua infinita sapienza, e il serpente si arrovella perché ha fatto del bene che non desiderava fare. Ecco perché il male scatenato dal serpente non mi rattrista. Io vedo solo la Luce, laggiù, dove tutte le cose ritornano a Colui che le ha create.
BENAVIDES — Lei porterebbe alla fede anche un moro infedele.
MARIA — Molti sono fedeli, tra i mori, di nascosto, per paura, soprattutto fra le loro donne, che essi tanto disprezzano, ma che hanno il battesimo di desiderio. Nell’ultimo giorno si vedrà che alcuni che sembravano fedeli, anche rivestiti di talare o di porpora, erano demoni, e molti, che apparivano lontani e fuori della Santa Chiesa, erano invece spiritualmente uniti a Cristo e degni della salvezza eterna.
BENAVIDES — Di tutte queste cose di cui abbiamo parlato dovrò fare rapporto al nostro Padre Generale, al Santo Padre a Roma e al re nostro signore. Anche per questo ho voluto che vi fosse un testimone.
CONVERSO — Un umile e indegno testimone, ma con tutto il cuore attesterò quello che ho visto e udito.
SUPERIORA — Noi pregheremo per entrambi, e per i nostri superiori. Pace e bene a lei, padre, e al suo compagno. E grazie per essere venuti.
MARIA — Grazie, padre. Grazie, Ramon. Pace e bene.
CONVERSO — Posso parlare, padre?
BENAVIDES — Parli.
CONVERSO (con voce rotta e le lacrime agli occhi) — Chiedo perdono per aver dubitato.
BENAVIDES — Via via, non si vergogni. Il dono delle lacrime viene dallo Spirito Santo, o dal Grande Spirito, se vogliamo esprimerci come la piccola e santa tribù Jumanos. Le lacrime sono il segno della commozione davanti al Mistero divino.

Postscriptum. — Con un profumo di paradiso si conclude così una rassegna di condizioni umane che ha visto prevalere la miseria morale ed i più ripugnanti rettili in forma approssimativamente umana. Tale è il mondo e non si può cambiarlo, perché il peccato e la morte sono entrati nel mondo per l’invidia del diavolo e l’umana stupidità. Ma è consolante sapere che, al di là di questo mondo, ce n’è un altro, dove tutti siamo chiamati ad abitare, e dove i serpenti, cacciati dove sarà pianto e stridor di denti, non avranno alcun potere.
È consolante sapere che Suor Maria Coronel de Agreda è esistita (anzi, esiste, oggi, in questo stesso istante, e per l’eternità, nel beato Paradiso), e che i miracoli da lei compiuti sono realtà ben documentate. Né la santa suora è stata l’unica: celebri e suffragate da numerose testimonianze sono le bilocazioni di Sant’Antonio da Padova, di San Giuseppe da Copertino, di San Don Bosco e di San Padre Pio. Quest’ultimo fu visto a Montevideo, al letto di morte del vescovo di laggiù, al quale aveva promesso la propria assistenza al momento del trapasso: contemporaneamente il santo cappuccino era nel suo convento a San Giovanni Rotondo.
Perciò, cristiani, non disperate davanti all’apparente forza ed onnipresenza dell’iniquità, di fronte alle persecuzioni, ai sorrisini saputelli e al ghigno idiota dipinto sulla faccia dei miscredenti. Non c’è fretta. Abbiamo per noi tutta l’eternità, perché il nostro Re vincerà e il Suo Regno non avrà mai fine.


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