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BUON SENSO

 

Non di rado gli studenti dimostrano più buon senso dei professori. Nel mio testo Ambiente, conflitto e sviluppo (che si trova ampiamente recensito in questo stesso sito internet, sezioni “Saggistica” e “Humanae Litterae”) avevo riportato alcune frasi di Turco (non in lingua turca, ma scritte da un certo Angelo Turco, le cui opere sono recensite nell’articolo Pensiero debole per menti deboli in questo stesso blog, sezione “Saggistica”).

 

 

 

Di fronte alle parole turchesche i miei studenti mi domandarono spaventati: “Ma professore, dobbiamo proprio studiare questa roba?”

Dovevo rassicurarli: “No, no, se leggete con attenzione i miei commenti, vedrete che quelle frasi sono state citate solo come esempi da non imitare. Se l’insegnamento dev’essere formazione, non deve limitarsi a fornire nozioni e idee, ma deve anzitutto dare esempi di come si ragiona e si scrive, ed anche gli esempi negativi servono a questo. Ricalca il metodo che usavano gli antichi romani: facevano ubriacare uno schiavo e lo mostravano ai figli perché ne avessero disgusto ed evitassero in futuro di rendersi a loro volta disgustosi. Non sempre funzionava, ma il principio era buono.”

I miei studenti comprendevano benissimo, e va a loro onore aver percepito al volo il vero valore (nullo) delle frasi reboanti e vuote come quelle del Turco, mentre non mi resta che commiserare quelli che invece hanno dovuto impararle e prenderle (o fingere di prenderle) sul serio per passare l’esame.

EMILIO BIAGINI


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