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Europa. Inghilterra. Londra. Docklands. 1

Le vecchie Docklands abbandonate costituivano un serio problema sociale e di pianificazione territoriale. Si aprivano tre opzioni: (1) non intervenire e concentrarsi invece su progetti di risanamento dei ghetti neri di recente formatisi a causa dell’immigrazione, a Brixton e a Tottenham; (2) insediare nelle Docklands dei parchi industriali per riassorbire la disoccupazione; (3) riconvertire la zona ad uso abitativo e ricreativo attraendo i ceti medi e medio-alti. La seconda era la soluzione prediletta dai laburisti, i quali non ebbero tuttavia il tempo di applicarla perché perdettero le elezioni del 1979. Tali elezioni inaugurarono un’era di predominio dei conservatori, destinata a durare fino al 1995, e idealmente anche oltre, poiché i laburisti, per adeguarsi ad un’opinione pubblica prevalentemente conservatrice, anche nei ceti più umili, si sono ampiamente spostati a destra, riconoscendo come valide molte idee dei conservatori. Il nuovo governo conservatore guidato dalla signora Thatcher si orientò verso la terza soluzione. Il 1981 vide la creazione della London Docklands Development Corporation, con speciali poteri di pianificazione e risviluppo. Senza eccessivi intoppi burocratici, ai privati vennero concesse licenze edilizie per costruire abitazioni e uffici, sulla base del principio che per ogni sterlina spesa dal governo, toccava ai privati investirne altre cinque. Venne creata una Free Enterprise Zone (Zona per la libera impresa), per la quale erano previste ingenti agevolazioni fiscali fino al 1992. Ciò facilitò, fra l’altro, il trasferimento in massa dei giornali da Fleet Street (fra i quali il Times e il Daily Telegraph). (Da EMILIO BIAGINI, Ambiente, conflitto e sviluppo. Le Isole Britanniche nel contesto globale, Genova. E.C.I.G., 2a edizione, 2007.)

 


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