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ascolto

L’UOMO IN ASCOLTO

In questa raccolta di racconti, l’intreccio, la narrazione pura, sono il mezzo usato dall’autore per comunicare al lettore un messaggio di fede e di speranza. La scrittura è intensa, ben definita, raffinata e dinamica nella resa della struttura narrativa, espressiva e capace di restare – come ne Il biglietto e Il serpente – nella memoria e nella sensibilità del lettore. (Dai commenti in copertina non redatti dall’autore)

 

IL SERPENTE

 Tentò di aprire gli occhi, ma le palpebre non gli obbedivano. Eppure voleva vedere. Sentiva di doversi in qualche modo render conto di ciò che lo circondava. E presto. L’angoscia. Un’angoscia silenziosa, senza fondo. Ma, per quanti sforzi facesse, non poteva ricordarne il motivo. I legami di causa ed effetto, la logica concatenazione dei fenomeni, s’erano ritirati dal suo mondo, lasciandogli una folla di fantasie slegate, di visioni assurde turbinanti nel cervello.

Si sforzò ancora di ricordare qualcosa di preciso e di comprendere dove fosse. Non poteva muoversi, né aveva idea esatta della positura dei propri arti. Un barlume di pensiero si accese in lui, spegnendosi subito, come un fuoco fatuo. E accanto a questo un’abissale sensazione di vacua futilità, e una specie di fischio o di rombo che cresceva nel suo cranio, cresceva, si dilatava. Ancora una volta si sforzò di connettere, di ricordare, ed emerse in lui soltanto un’idea di ripiegamento su se stesso, e per un tempo indefinito — secondi? minuti? ore? secoli? — si fissò nel tentativo di paragonare quest’idea con l’altra dell’abbattersi pesante di qualcosa su di lui.

Poi, senza più alcun conato di pensiero, lasciò che le strane visioni scorressero nei suoi occhi chiusi: sconfinati paesaggi di colline ondulate, su cui serpeggiavano sentieri stretti e malagevoli, nude tranne qualche albero scheletrico sotto un cielo plumbeo, e nella luce spettrale ecco su una collina emergere la visione di una città più che umana, con altissimi palazzi e campanili, scossi da un brivido rossastro di luce. Volti, volti, volti opprimenti di donne, uomini, vecchi e fanciulli, statuari, immobili, dallo sguardo immerso nel vuoto con allucinata fissità, in una tensione arcana e incomprensibile; e tutti nello stesso tempo si voltavano verso di lui, come statue ruotanti su un perno, rivolgendo al suo viso i loro occhi vuoti; aprivano tutti insieme la bocca come per parlare, e non ne usciva suono. Egli voleva fuggire. Ma non poteva.

Luci viola, gialle, rosse, danzavano follemente qua e là sotto le sue palpebre. Una danza spettrale che non voleva estinguersi. Ebbe un brivido, come se tutto quel delirio non fosse che il preludio a una rivelazione soprannaturale.

Volete sapere come va a finire?

Suggeriamo di comprare il libro.

 


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