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Sotto il velo della comicità, la satira mette a nudo il male molto meglio di un’aperta denuncia. Provare per credere.

Nikolaus Dietrich Giseke
 (Csó, Ungheria 1724 – Sondershausen 1765)

Das Menschengesicht

Daß unter Menschen Geschöpfe wandeln,
die menschlich aussehn und tierisch handeln,
darüber erzürn’ ich mich nicht.
Ist denn die Welt nur für uns geschaffen?
Nein, auch für Eulen und auch für Affen,
und auch für das Menschengesicht.
Sie scheinen äußerlich uns zu gleichen,
bald aber verraten sie durch Zeichen,
mich wahrlich täuschen sie nicht!
An Unterkehlen, an Augenbrauen,
an offnen Mäulern, die stets erstaunen,
erkenn’ ich das Menschengesicht.

La faccia umana
Tra gli uomini camminano creature che sembrano umane e si comportano come bestie, ma io non me ne lascio impressionare. Forse che il mondo è creato solo per noi? No, anche per i gufi e anche per le scimmie, e anche per la faccia umana.
Sembrano in apparenza uguali a noi, ben presto però da certi segni si tradiscono, in verità non mi ingannano proprio! Dai sottogola, dai sopraccigli, dalle bocche spalancate in perpetuo stupore, io riconosco la faccia umana.

Giseke era un volksdeutsch, ossia un tedesco nato al di fuori dei confini della Germania. Nato in Ungheria, dopo la morte del padre studiò teologia a Lipsia e divenne pastore luterano. In questa poesia dipinge una penetrante satira della stupidità che spesso si nasconde dietro la maschera della faccia umana.

Karl Wilhelm Ramler
(Kolberg 1725 – Berlino 1798)

Der Bauer und der Junker

Ein Bauer tritt mit seiner Klage
vor Junker Alexander hin:
“Vernehmt, Herr, daß ich heut am Tage
recht übel angekommen bin:
mein Hund hat Eure Kuh gebissen.
Wer wird den Schaden tragen müssen?”
“Schelm, das sollst du!”, fuhr hier der Junker auf,
“für dreißig Taler war mir nicht die Kuh zu Kauf,
die sollst du diesen Augenblick erlegen.
Das sei hiermit erkannt von Rechtes wegen!”
“Ach nein, gestrenger Herr! Ich bitte, hört”,
rief ihm der Bauer wieder zu,
“ich hab’ es in der Angst verkehrt;
nein, eure Hund biß meine Kuh.” —
Und wie hieß nun das Urteil Alexanders?
“Ja, Bauer! Das ist ganz was anders.”

Il contadino e il nobile Junker
Un contadino andò a presentare la sua causa di fronte al nobile Alexander: “Udite, Vostra Grazia, proprio oggi un grave fatto mi è accaduto: il mio cane ha addentato una Vostra mucca. A chi tocca risarcire il danno?” “Mascalzone, tocca a te!”, si pronunciò il nobile, “quella mucca non l’avrei venduta neppure per trenta talleri, senza indugio mi dovrai pagare. Sia questa sentenza immantinente passata in giudizio!” “Oh, nobile signore! Ti prego, ascoltami,” riprese il contadino, “per l’ansia mi sono confuso; no, è stato il vostro cane ad addentare la mia mucca.” — E quale fu la sentenza di Alexander? “Sì, contadino! Questa è tutt’altra faccenda.”

Noto come l’“Orazio tedesco”, Ramler era figlio di un ispettore tributario prussiano, Si permise qualche ironico accenno di satira contro la società del suo tempo, mentre si profondeva in odi osannanti nei confronti del re. Federico il Grande non gli prestò attenzione, ma il suo successore Federico Guglielmo II, lo stesso anno della sua incoronazione (1786) lo chiamò a far parte del Consiglio dell’Accademia delle Scienze di Berlino e gli concesse una pensione di ottocento talleri; nel 1790, poi, Ramler fu nominato direttore del Teatro Nazionale e mantenne questa carica fin quasi alla morte. Qui il poeta ci presenta un ironico quadretto della situazione di antico regime (della Prussia come di gran parte d’Europa), in cui i nobili esercitavano la funzione di giudice nei propri territori e, in barba al principio “nemo iudex in causa propria”, giudicavano anche nelle cause che li riguardavano direttamente.


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