Dal sito: IL BESTIARIO NEOBORBONICO
LA STORIA DELL’UNITÀ D’ITALIA E LE SUE FAKE NEWS
Intervista all’Avv. Tanio Romano, presentato come autore del libro: “La grande bugia borbonica: la verità che smonta tutte le fake news contro il Risorgimento” Storico Presidente Nazionale dei Giovani Avvocati italiani (U.G.A.I.), studioso risorgimentalista e scrittore.
Partendo da questa intervista, si è avviato il dialogo che segue, iniziato dal sottoscritto in toni assolutamente pacati e suggerendo un semplice approfondimento storico e immediatamente degenerato per le reazioni isteriche dei fan del mito risorgimentale e dei regimi che ne sono scaturiti.
Emilio Biagini – Sarebbe necessario informarsi sulla prima vittima del “risorgimento” sabaudo-massonico: Genova (vedi ad esempio il romanzo storico NONNA NON RACCONTAVA LE FAVOLE di M.A. Novara). È una storia tragica e dimenticata, questa di Genova, che rispecchia quello che sarebbe stato il risorgimento, e che fa da preludio a tutte le altre tragedie (Modena, Parma, Toscana, Roma, Regno delle Due Sicilie). Né è lecito dimenticare le furiose persecuzioni contro la Chiesa e lo squallido coinvolgimento della massoneria britannica nello stupro dell’Italia (basti pensare ai tre milioni di franchi messi a disposizione dalle logge della sola Edimburgo per corrompere le forze armate del Regno delle Due Sicilia). Di fronte all’accumularsi di prove che dimostrano come la storia ad usum delphini sia falsa, è logico che qualcuno cerchi di invertire la tendenza e di ripristinare la vecchia e screditata versione, ma non convince.
Fan più attivo – Claudio Carpentieri – Veramente Genova, che era la città natale di Mazzini e di altri ferventi patrioti, come ad esempio Goffredo Mameli, era la base dei patrioti repubblicani e mazziniani, e la repressione del 1849, cui presumo Lei si riferisca, era quindi dovuta non certo ad una scarsa partecipazione patriottica, bensì all’opposto ad una diffusa simpatia militante per la causa di una Italia che fosse sì finalmente unita, ma anche repubblicana (come repubblicana era stata del resto la stessa Genova, per molti secoli), subito dopo la disfatta sardo-piemontese di Novara.
Sul resto delle Sue argomentazioni evidentemente si commentano da sole, il rimpianto per il mitico (?) papa re ed i suoi famigerati ghetti io lascio che siano altri a giudicarlo…
[Cosa c’entrano i ghetti? Io avevo parlato di Genova.]
Giuliano Lemmy Vergnasco – Emilio Biagini, poi ti sei svegliato?
Fan più attivo – Claudio Carpentieri – Infine, sulle ‘prove’ di questa (presunta) gigantesca opera corruttiva, sempre millantate e però mai mostrate, Le ricordo che le Sue chiacchiere non possono costituire prove sufficienti, eh…
Emilio Biagini – Chiacchiere? Ci sono prove di fonte massonica: prima fanno la frittata, poi se ne vantano, poi dicono di non entrarci affatto, poi insultano chi scopre i loro altarini. I massoni non hanno fatto altro che vantarsi di aver unificato l’Italia: vedi l’articolo del Mola [del Di Vita] sui fondi neri per la corruzione dei quadri militari sabaudi. Ci sono pure il libri ben documentati della storica Angela Pellicciari e tantissimo altro. Che Genova fosse base di cospiratori non vuol dire che la città abbia goduto dell’aggressione sabaudo-massonica; Genova è stata anche una base delle Brigate Rosse, se è per questo. Le rivolte contro il regime sabaudo-massonico a Genova sono state tre: la prima nel 1834, poi c’è stata l’infamia del 1849, e l’ultima nel 1853 provocata dalla fame. In 700 anni di Repubblica di Genova non si era mai vista una rivolta per la fame. Non mi stupisce che, appena si accenna a fatti scomodi, specie se c’entra la massoneria, a qualcuno si scaldino le meningi.
[Correzione. Mola è solo il curatore del volume. L’articolo, contenuti nel volume stesso, è di Giulio Di Vita, già docente di Economia politica presso l’università di Edimburgo (ed egli stesso massone), il quale nel 1988 presentò, nel convegno organizzato a Torino il 24-25 settembre 1988 dal “Collegio dei Maestri Venerabili del Piemonte”, una breve ma esplosiva comunicazione dal titolo “La liberazione d’Italia ad opera della massoneria”, pubblicata a Foggia dall’editore Bastogi (casa editrice della stessa massoneria) a cura del (occorre dirlo?) massone Aldo Mola.]
Luca Mancini – blaterano da anni di queste fantomatiche ‘prove’, ci fosse una volta che le abbiano mostrate, eh.
Vuoi vedere che le sole ‘prove’ alla fine sono le loro chiacchiere?
Luca Mancini –Emilio Biagini – Dove sono queste presunte prove di corruzione? Sono anni che i complottisti neo-borbons ne parlano senza mia [sic] tirarle fuori (a parte le fake come il carteggio Mazzini Pike).
Emilio Biagini – Luca Mancini – Ma se le ha tirate fuori il Mola stesso, vantando il ruolo della massoneria nel risorgimento. L’avevo detto, ma continuate a ripetere: le prove… le prove… le prove…
[In effetti il Di Vita, vedi sopra.]
Alessandro Puzielli – La Pellicciari che vede il motore della storia solo nel contrasto cattolicesimo/anticattolicesimo? Grazie mi tengo Le Maistre a questo punto.
Emilio Biagini – Se preferisce… Però dal suo commento si evince che non ha letto molto attentamente la Pellicciari.
Il bestiario neo borbonico – Emilio Biagini, Genova non è vittima del Risorgimento che lei mostra di non conoscere. E’ stata vittima di una repressione che niente ha a che fare con le idee risorgimentiste. Le ricordo le repressioni della Chiesa (Perugia 1859) nonché l’esistenza dei ghetti in cui erano rinchiusi cittadini Italiani di fede diversa dalla cattolica. Poi se vuole parliamo anche delle 560 esecuzione a morte eseguite da Mastro Titta, del genocidio della comunità Valdese in Calabria… I Massoni? possono piacere o no. Ma se lei vota non e’ grazie a Pio IX ma al Risorgimento, massonico o no. Se lei e’ andato a scuola non e’ grazie a Pio IX, ma al Risorgimento, massonico o no. Lei è rimasto alla Chiesa di Pio lX. Faccia uno sforzo: da Pio VI in poi le cose sono cambiate. La cattolica Pellicciari non se me e’ accorta?
[Non si capisce poi questa sfuriata su Mastro Titta, i valdesi, e i sommi benefici che mi sarebbero toccati grazie ai massoni. Il 7 gennaio, prima di ritirarsi dall’interessante scambio di opinioni, il Bestiario ritornava alla carica, arpeggiando su Papa Pio VI. Nel riportare questa singolare esternazione, mi sono permesso di introdurvi qualche aggiustamento nella punteggiatura e nella spaziatura, entrambe piuttosto disordinate, forse per il sacro furore dello scrivente di fronte alle mie calunniose affermazioni sul glorioso risorgimento.*]
Autore. Il bestiario neo borbonico – Cerchiamo di capirci: l’argomento di questa discussione sono le fake storiche anti Italiane. Gli anti Italiani che difendono le fake non cerchino di sviare la discussione su argomenti non in linea con l’articolo pubblicato. Quanto agli ultra – ultra cattolici anti Italiani che si rifugiano dietro la Pellicciari forse è utile ricordare che i cattolici seguono il Papa e non la Pellicciari. E i Papi, da Pio VI (sic!) in poi, hanno dichiarato che il Risorgimento è stato un “bene delle Provvidenza” perché ha riportato la Chiesa alla sua missione pastorale. La Pellicciari ha diritto di pensare quello che le pare, ma a titolo personale. Non può parlare per la Chiesa. E se è contro il Risorgimento, è chiaramente fuori dalla linea dettata dal Papa. Questo è quanto.
[Anche dietro il Papa si nascondono, senza accorgersi che è il Papa sbagliato. E pure insistono:]
Autore. Il Bestiario neoborbonico – Emilio Biagini, forse lei non ha capito : ha tutto il diritto di pensare che lo Stato della Chiesa e’ stato vittima dell’ imperialismo Piemontese . Ci lasci la libertà di pensare che è crollato perché aveva fatto il suo tempo. E non lo diciamo noi , ma lo dicono, dal Papa Pio VI [sic!] in poi. Se lei è cattolico dovrebbe saperlo. Se poi è cattolico praticante dovrebbe sapere che esiste il dogma della infallibilità [sic]: se lo ha detto il Papa si adegui. Detto cio’ tutto questo NON RIGUARDA QUASTA [sic] DISCUSSIONE. A proposito: noi non ringhiamo. Argomentiamo.
[Ed ecco a voi Pio VI, che avrebbe cambiato le cose, nei confronti del risorgimento, dopo Pio IX. Peccato che sia stato Papa dal 1775 al 1799, quando il cosiddetto risorgimento era di là da venire. Forse l’erudito amico, esagitato per l’offesa fatta al risorgimento, si è confuso con Paolo VI che, infatti, al pari di Giovanni XXIII, era massone, come testimoniato, fra gli altri, da un altissimo, e probabilmente ben informato, personaggio massonico, il Capo della Gran Logia Occidental Mexicana, Gran Commendatore del Supremo Consiglio Carlos Vasquez Rangel, il quale affermò nel 1992: “Angelo Roncalli e Giovanni Montini furono iniziati, lo stesso giorno, agli augusti misteri della fratellanza, perciò non è strano che molte cose che sono state realizzate nel Secondo Concilio Vaticano, da Giovanni XXIII, siano basate su princìpi e postulati massonici”. Il demonio cerca soprattutto di distruggere la Chiesa dall’interno, costruendo una antichiesa che inevitabilmente sprofonderà nella Geenna Dopo Montini fu eletto Papa Luciani, che sulla massoneria aveva le idee chiare e voleva eliminarla dalla Curia. Infatti durò solo pochi giorni.]
[“Se poi è cattolico praticante dovrebbe sapere che esiste il dogma della infallibilità [sic]: se lo ha detto il Papa si adegui.”, scrive l’autore del Bestiario. Dovrebbe sapere, invece, l’erudito esperto in bestiarii, che l’infallibilità papale riguarda solo pronunciamenti ex cathedra, urbi et orbi e proclamando un dogma, e quindi si verifica solo in casi rarissimi. Perfino in questioni di fede, se parla come dottore privato, il Papa può prendere delle cantonate: infatti almeno due Papi sono caduti in eresia, Onorio II nel sec. VII (eresia sulla consustanzialità del Figlio col Padre, condannata dal suo successore Agatone nel 680, con relativa scomunica postuma di Onorio II) e Giovanni XXII (eresia del sonno delle anime) nel 1371. A parte la proclamazione di dogmi, quando non è più lui che parla ma lo Spirito Santo stesso, un Papa può sbagliare come chiunque altro, e figuriamoci specialmente in fatto di politica, dove i Papi hanno più volte commesso errori madornali, come quando Pio XI ha fermato i Cristeros messicani che stavano per conquistare Città del Messico, imponendo di concludere una pace di compromesso. Firmati gli accordi, il governo massonico messicano, costantemente sostenuto dai massonici USA (perfino il baseball, col suo campo triangolare a compasso, è un rituale massonico), riprese indisturbato le persecuzioni, assassinando quelli coi quali aveva concluso la pace.]
Fan più attivo Claudio Carpentieri – Giuliano Lemmy Vergnasco: esatto.
Furono peraltro dei moti popolari di patriottismo repubblicano e mazziniano, repressi – va detto – con la forza dall’esercito regolare, perché gli insorti volevano continuare quella guerra antiaustriaca che i suddetti regolari avevano appena perduto a Novara, pochi giorni prima, mentre i regolari, obbedendo al governo, dovevano imporre il rispetto dell’armistizio di Vignale.
[La frottola che l’insurrezione genovese fosse suscitata dal desiderio di continuare la guerra antiaustriaca fu inventata lì per lì a causa del terrore suscitato dall’avvicinarsi dei carnefici di La Marmora, tanto bestiali che nel ritirarsi dopo la batosta si erano accaniti a saccheggiare Novara, una loro città. La propaganda massonica si è subito impadronita della grossa panzana, che comunque non è servita a frenare le bestie di La Marmora. Il reuccio piemontese, nell’ordinare l’aggressione, definì i genovesi “vile e infetta razza di canaglie”. Considerando i genovesi inaffidabili, il regime sabaudo-massonico utilizzava solo carne da cannone sarda e piemontese. Vedi BAMPI F. & ONETO G. 2010, L’insurrezione genovese del 1849. Il generale La Marmora bombarda e saccheggia la città, Novara, Il Cerchio.]
Giuliano Lemmy Vergnasco – Comunque visto che fai il fenomeno riempiendoti la bocca di cose che non conosci, i fatti di genova [sic] c’entrano poco con il risorgimento sono più ascrivibili ai moti repubblicani che percorsero la penisolo [sic!], e non solo, nel periodo post napoleonico. e vennero risolti come sovente si faceva all’epoca a qualunque latitudine.
[Accidenti se i “fatti di Genova” c’entrano col risorgimento! Si trattava di una sollevazione popolare CONTRO il cosiddetto risorgimento, ossia contro l’aggressione sabaudo-massonica. Esattamente come le insorgenze contro l’aggressione giacobina al tempo della rivoluzione francese, altro bel lavoretto massonico.]
Giuliano Lemmy Vergnasco – Il bestiario neoborbonico – per altro il nostro dimostra di conoscere poco o nulla della massoneria e delle ragioni della sua esistenza.
Emilio Biagini – Gentile Signor Vergnasco, Mi illumini lei sulla massoneria, dato che evidentemente la conosce così bene, forse perché c’è dentro.
Giuliano Lemmy Vergnasco – Emilio Biagini anche fossi massone? Le ricordo che aderire alla massoneria è perfettamente legale e lei taglia [sic!] di cose che né conosce né capisce.
Giuliano Lemmy Vergnasco – Ovviamente non cambierebbe nulla, e del resto a nessuno di noi deve interessare, però secondo questo ‘signor’ Biagini essere un massone è disdicevole mentre essere un seguace del papa re, di quel papa re che teneva rinchiusi gli ebrei nei ghetti, è onorevole.
Una ‘logica’, questa del signor Biagini, che si commenta da sé.
Fan più attivo Claudio Carpentieri – Biagini, le chiacchiere di voi neoborbonici evidentemente non provano alcunché…se non la vostra becera ignoranza, eh.
Emilio Biagini – Claudio Carpentieri, dato che lei qualifica come chiacchiere e becera ignoranza quello che non le fa comodo, risponda un po’ a questo: visto che le ingenti somme largite dalle massonerie straniere non erano regali ma prestiti che il nuovo regime sabaudo-massonico ha dovuto restituire, come mai subito dopo l’unità le tasse sono schizzate alle stelle, perfino con l’imposta sul macinato e sulle finestre, che così venivano fatte piccolissime e dalle quali entrava poco sole e tanta tubercolosi?
[Naturalmente a questa piccola domanda si sono ben guardati dal rispondere. Hanno solo cincischiato sul fatto che la tassa sul macinato sarebbe arrivata solo 10 anni dopo [dopo che cosa?]. Le date esatte sono comunque: 13 dicembre 1865 per la tassa sulle finestre e 7 luglio 1868 per quella sul macinato. Bisognava ripagare i finanziatori stranieri dei “prestiti” per l’eroica impresa dei “mille”.]
Luca Mancini – Emilio Biagini, ma Mola (massone anche lui, tra l’altro) evidenzia solo che la massoneria, grazie al clima culturale che la contraddistinse (quantomeno nella sua parte speculativa), si oppose ai governi autocrati e reazionari (che Lei invece sembra gradire), non vuole certo fare come voi “papalini” la reductio ad massorum…
Giuliano Lemmy Vergnasco – Emilio Biagini, chiedere notizie del tuo ritmo circadiano è un insulto?
Emilio Biagini – Non commento sulla volgarità. Dico solo che i fatti di Genova hanno moltissimo a che fare con il risorgimento. Genova è stata la prima preda del regime sabaudo-massonico, letteralmente regalata al Piemonte dal governo di Londra nel 1815 senza neppure uno straccio di plebiscito (come quello ben descritto nel “Gattopardo”). Doveva essere la base per le successive conquiste di Casa Savoia che ha rovinato l’Italia. Il fascismo, che adottò in piano la retorica risorgimentale, continuò la rovina, che è tutt’altro che finita, come ben si vede.
Fan più attivo – Claudio Carpentieri – Biagini, dove hai studiato la storia? :LOL: [sic?!]
Emilio Biagini – Accidenti che vespaio appena si tocca il tasto della massoneria! Vuol dire che si è veramente centrato il problema. E ci sarebbe ben altro. Legga, ad esempio, François Fejtõ, Requiem per un impero defunto, dove viene provata, documenti alla mano, la catastrofe massonica dei trattati di pace della prima guerra mondiale. Ma poverini, loro non sanno niente, non hanno fatto niente, erano innocui filantropi.
Fan più attivo – Claudio Carpentieri – Emilio Biagini, no, guarda è l’effetto contrario: a me fanno crepare dalle risate i tuoi spudorati deliri da papista. [sic!]
Fan più attivo – Claudio Carpentieri – Difensore dei ghetti [sic!].
Emilio Biagini – Claudio Carpentieri – Il callo dolente dei massoni non sopporta il più lieve urto con la realtà. Si spacca subito e ne escono insulti e digrignare di denti.
Fan più attivo – Claudio Carpentieri – Emilio Biagini. povero cialtrone papista e antisemita che disperatamente cerchi di buttarla in caciara…
Emilio Biagini – Claudio Carpentieri, tu e i tuoi amici siete solo capaci di insultare (antisemita poi, che c’entra? e anche papista, del resto!). Siete ossessivi e monotoni. La caciara ce l’hai tu nel sangue.
Autore Il bestiario neo borbonico – Emilio Biagini – il Risorgimento non ha niente a che vedere con il Risorgimento [sic!]. E [sic!] una vicenda che riguarda i Savoia. Come l’adesione al fascismo. Non ci prenda per imbecilli e sprovveduti.
Emilio Biagini, rispondendo al bestiario – Certo è una rinfrescante novità sapere che il risorgimento non ha niente a che vedere col risorgimento.
Autore Il bestiario neo borbonico – Emilio Biagini, apprendo con sorpresa che la Pellicciari e’ una storica . Credevo fosse un membro della Santa Inquisizione.
Emilio Biagini – Vi ho dato dei riferimenti precisi, fra cui (ve lo metto per esteso) A.A. MOLA, La liberazione dell’Italia ad opera della massoneria, atti del convegno di Torino, Foggia, Bastogi. Vi si parla esplicitamente dell’opera di corruzione delle alte gerarchie militari del Regno delle Due Sicilie. Non direte che il vostro confratello Mola sia un membro della Santa Inquisizione. Per tutta risposta non avete fatto altro che insultare ed espettorare veleno cristofobico. Statevi bene, mangiate, bevete, e, per non guastarvi la digestione, cercate di non pensare al giorno in cui dovrete presentarvi a un Giudice che non sarà sicuramente il grande architetto.
Tanio Lagrandebugiaborbonica – Vero. Anche le scie chimiche e i rettiliani uno schifo. Senza dimenticare il fatto che l’11 settembre se lo sono fatti da soli gli americani con la lobby ebraica!
[Ci mancavano proprio le scie chimiche e i rettiliani. D’altronde, se uno crede al grande architetto perché no anche i rettiliani?]
Tanio La grandebugia borbonica – Romano, Grazie per l’assist. In la grande bugia borbonica ho smontato anche questa bufala presente nel libro di mola [sic] di cui è però solo curatore. Sono 2, 3 pagine che ho ridicolizzato come meritavano. Una delle bufale piu’ grossolane. Una delle cose che mi fa piu’ scompisciare a parte la documentazione mai vista, mai verificata, e’ che li’ si scrive che e’ un complotto segreto e poi dice che ne scrivevano i giornali. Non meno degno delle scenette di pappagone il fatto che si parli di contributi inglesi da edimburgo spostando con una sola parola edimburgo in inghilterra:-):-):-) non ce la posso fare..:-):-):-). Non sono in studio e non ho qui il mio libro qui ma se il bestiario ha quel mio paragrafo sottomano lo pubblichi. Ci facciamo 4 risate.
N.B. Ma che bisogno c’era che la raccolta dei fondi fosse segreta? Anzi, ecco una prova di fraterna generosità blablabla. Ci stava benissimo sulle riviste che Di Vita ha compulsato. Era sull’uso del denaro che doveva stendersi il segreto, quello che Ippolito Nievo si è portato nella sua tomba liquida: la contabilità dei fondi neri: “Tot al generale Pinco Pallo perché non dia l’ordine di attacco, tot al colonnello Tizio perché si ritiri al momento giusto, tot all’ammiraglio Sempronio perché consegni le navi al nemico.” E allora Pinco Pallo, Tizio e Caio, militari esperti di esplosivi, intascati i soldi e consumato il tradimento, fanno un lavoretto alla nave perché spariscano le prove del loro tradimento e la possibilità di ricattarli.
Notevole è pure la profonda somiglianza tra l’operazione dei cosiddetti Mille (prontamente rafforzati dalla mafia e da militari sabaudi mandati “in licenza”) e le operazioni delle massoneria. Anche nella massoneria il primo gradino è presentato come una cosa zuccherata, tutta amore per l’umanità, come nella massonica ode di Schiller “An die Freude”. È soltanto alla sommità, alla quale arrivano solo quelli di provata fede anticristica, che si svela tutta la carica di odio diabolico, di cui parlava san Massimiliano Kolbe (vedi art. relativo, SAN MASSIMILIANO KOLBE E LA MASSONERIA, in questo stesso sito).
Invito i lettori a leggere l’articolo originale del Di Vita che ha provocato un enorme imbarazzo negli ambienti massonici, che poi si sono arrampicati sugli specchi per demonizzarlo. Purtroppo l’articolo di Di Vita non è facile da trovare perché hanno fato sparire anche il volume di Aldo Mola che lo conteneva.
Dal 7 gennaio 2020 in poi questi suscettibili gentiluomini, evidentemente a corto di argomenti, hanno fatto sparire i miei messaggi, proclamando a lettere maiuscole a vivaci colori: “TROPPI ECCESSI VERBALI, DOPO IL CARTELLINO GIALLO ARRIVA QUELLO ROSSO.”
Quali eccessi verbali? I loro naturalmente. A meno che ricordare loro i disastri satanici che hanno provocato e provocano non sia un “eccesso verbale”.
Così hanno voluto togliermi la possibilità di rispondere alle loro amenità. O meglio: hanno voluto togliersi dall’imbarazzo di una discussione nella quale, come si può vedere da quanto precede, non avevano argomenti, cercavano di farmi dire quel che non avevo detto, si rispondevano da soli, e non avevano altre armi che gli insulti. Col cuore esulcerato, devo quindi rinunciare alla raffinata discussione con gente tanto illuminata, di così elevato sentire e di abissale cultura.
Il cartellino rosso continuava: “PER CORTESIA RICORDIAMOCI CHE NON SIAMO BRIGANTI”.
Non ne dubito. Infatti i briganti erano persone rispettabili che combattevano gli invasori sabaudo-massonici della loro patria.
Ed escludendomi dal loro eletto conversare, pensavano forse che non mi restasse niente in mano, se non il rimpianto di non poter più leggere le loro elette, edificanti parole. Invece ho regolarmente scaricato le loro raffinate perle oratorie, e posso così offrirle alla reverente ammirazione dei miei ventitré lettori e mezzo. Ne ho tagliato solo qualcuna (che ho comunque conservato in memoria) per non tediare troppo il lettore.
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