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Il celebre Arcibaldo Elefante, il cugino intrattabile del Professor Tommaso Indelicato, dovette un giorno recarsi a Ficospinoso per testimoniare al processo contro un preside politicamente corretto, abituato ad insultare e a maltrattare segretarie e colleghi, finché venne cacciato a pedate.

Arcibaldo abita in via delle Cristallerie Oscure 17, 00187 Roma. Tuttavia in quel periodo si trovava, ospite del cugino e amico Tommaso Indelicato, a Mezastrassa, l’amena città rivierasca fino a poco tempo fa malamministrata dalla sinistra e celebre per l’angelica “decrescita felice” proclamata dall’aristocratico ex-sindaco, per i suoi ben tenuti marciapiedi e per la sua vigile cura per la solidità dei ponti.

Quando Arcibaldo si recò al garage, di proprietà del cugino, a prendere la propria auto per recarsi a Ficospinoso ebbe, però, una brutta sorpresa. Il comune sinistroide, meritoriamente pensieroso del verde pubblico e dell’ecologia, aveva impiantato sul garage, alcuni mesi avanti, un giardino pensile dal sapore vagamente babilonese. Le ecologiche piante non avevano tardato a devastare il tetto dell’edificio, provocando un robusto allagamento. Il tetto rischiava addirittura di crollare. La macchina di Arcibaldo era coperta di scaglie d’intonaco caduto dal soffitto e il parabrezza era tutto striato di calcare depositato dalla pioggia che filtrava dal tetto. Si poteva star certi che il politicamente corretto municipio mai e poi mai avrebbe risarcito i danni che aveva provocato.

Non era evidentemente il caso di usare l’auto e, dopo aver recitato le prescritte giaculatorie beneauguranti per la salute di quelli che erano allora i sinistroidi amministratori di Mezastrassa, felicemente eletti dal popolo bue, Arcibaldo Elefante si recò in tassì alla stazione e prese il primo treno in partenza per Ficospinoso. Il caso volle che vicino a lui sedesse un baldo giovane intento nell’ascolto di musica moderna da un I-pod. Nonostante il ragazzo educatamente usasse gli auricolari, il volume era talmente alto che la cosiddetta “musica” si udiva in tutto lo scompartimento.

I gravi impegni della magistratura rendono alquanto improbabile che il processo contro il preside giunga mai a conclusione prima del prossimo (quarto) millennio, ma possiamo senz’altro riferire l’esito del viaggio in treno di Arcibaldo Elefante. Questi, infatti, vi trovò l’ispirazione per arricchire la letteratura del pregnante inno che abbiamo l’onore di riportare, nel quale “tutun tum tump” — così ci ha assicurato l’autore — non riproduce affatto il monotono rumore del treno — peraltro, in questo caso, silenziosissimo — ma proprio la musica, sempre uguale, dei diversi brani che Arcibaldo Elefante fu costretto a godersi nel viaggio da Mezastrassa a Ficospinoso.

 

INNO IN ONORE DELLA MUSICA MODERNA

Tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump

Orecchi sfondati, cervelli sballati.

Tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump

Orecchi distrutti, cervelli prosciutti.

Tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump

Orecchi disfatti, cervel putrefatti.

Tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump

Occhiacci sbarrati, cervelli bacati.

Tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump

Occhiacci straniti, cervelli appassiti.

Tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump

Occhiacci svuotati, cervelli azzerati.

Tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump

Di buio una cappa, nel cerebro in pappa.

Tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump, tutun tum tump

 


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