CHE NE DICE LA CHIESA?
Il buon cristiano, di fronte a qualsiasi manifestazione che potrebbe essere soprannaturale si chiede, con commovente ansia: che ne dice la Chiesa?
In sintesi cercherò di tratteggiare cosa ha detto la Chiesa riguardo al Tesoro valtortiano.
Non starò a ricapitolare la vicenda della grande veggente e della sua Opera: cose notissime, e per le quali rimando a MARIA VALTORTA: LA TESTIMONE DELLA VITA DI CRISTO, di un certo Emilio Biagini (Ed. CEV).
Dunque, cosa ha detto la Chiesa in proposito?
Nel dopoguerra l’Opera valtortiana era in attesa di approvazione ecclesiastica per essere pubblicata con tutti i crismi. Ma la Chiesa, per bocca di importanti monsignori da cui dipendeva la decisione, disse: “Datemi 250.000 lire, e io approvo”, e poi: “Datemi 300.000 lire, e io approvo”. Passano anni senza che nulla si muova, viene la mirabolante epoca dell’“andare incontro al mondo”, dell’“usare la medicina della misericordia invece di imbracciare l’arma della severità”, il tempo della brillante diagnosi “la Chiesa non ha più nemici”; l’epoca dei microfoni collocati nel confessionale di Padre Pio, l’epoca in cui la stessa Valtorta viene perseguitata dal clero che le nega la Comunione frequente, ed ecco che qualcosa finalmente si muove. L’Opera valtortiana, che stava per ricevere l’imprimatur, viene messa all’Indice, non per alcun errore dottrinale che nessuno è stato mai capace di trovare, ma perché pubblicata senza approvazione. Ossia, prima la Curia romana ha negato l’approvazione, poi ha punito la mancata approvazione.
Visto che non era possibile schiodare gli autorevoli monsignori dal loro immobilismo, dopo oltre dieci anni di snervante attesa, l’Opera era stata finalmente pubblicata, dietro suggerimento dello stesso Divino Maestro, da un editore laico, e l’imprimatur stava per arrivare dal vescovo della competente diocesi in cui operava l’editore stesso, quando colpì la mazzata della Curia. Mazzata peraltro senza effetto, perché l’Opera ebbe immediatamente un successo inaspettato e strepitoso, con milioni su milioni di copie vendute e traduzioni in più di trenta lingue. Il tutto senza alcuna promozione o pubblicità. L’unica volta che l’editore azzardò un’iniziativa promozionale, le vendite crollarono, come se Qualcuno da lassù avvertisse: “Lascia fare a Me”.
Finalmente il clero si sveglia. Come data di svolta indica enfaticamente il 2012, l’anno di “straordinarie conferme scientifiche” dell’autenticità della rivelazione valtortiana; ed ecco il discorso capzioso: prima era legittimo dubitare (e anche perseguitare? anche mettere all’Indice?) perché mancavano le prove, ma ora, confortato dalle prove “scientifiche”, il clero è spinto a cambiare idea. Ma è pura falsità: varie conferme scientifiche di autenticità esistevano già molto prima del 2012. Ma ciò che conta soprattutto è che ora ci sono in ballo soldi a palate. Bisogna riprendersi la Valtorta, ma l’editore ha non solo il copyright, ma tutti i manoscritti valtortiani originari. Ed ecco allora lo scatenarsi di innumerevoli impotenti accuse e insinuazioni clericali contro l’editore, colpevole di aver pubblicato il Tesoro valtortiano che sarebbe altrimenti rimasto a marcire in un sottoscala.
Ecco, caro buon cristiano che ti interroghi sul parere della Chiesa, questo è quello che dice la Chiesa riguardo alla grande veggente che fu testimone della vita di Cristo: “Dammi… dammi… dammi…”.
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