L’OSCURO MONACHELLO
Racconto d’ottocentesca fattura dedicato a nonna Speranza
In un caldo pomeriggio di tarda estate alcuni anni orsono, chi si fosse affacciato al verone dell’avita residenza prospiciente l’affollata arteria centrale della pulsante metropoli, avrebbe potuto discernere la tremolante figura di un esile monachello alto neppure un metro e mezzo, che avanzava a fatica tra la folla cercando di non pestarsi la lunghissima barba. Tutto il suo portamento periclitante denunciava l’età ormai prossima al compimento del secolo e le maceranti notti trascorse in preghiera.