A soccorso delle traballanti tesi ambientaliste viene usata la matematica, naturalmente non nel modo rigoroso di Bjørn Lomborg (2001), il quale ne dimostra la fallacia e la malafede, ma secondo procedimenti che mirano più ad impressionare per via di metafore che ad ottenere affidabili risultati scientifici. Tale è il caso, ad esempio, del volume Strumenti per la valutazione ambientale della città e del territorio, curato dal Ferlaino (2010c). Le tecniche ecologistiche presentate nel cit. volume (valutazione di impatto ambientale, valutazione ambientale strategica, analisi costi-benefici modificata in senso ambientalista, matrice dei conti nazionali includente i conti ambientali, contabilità dei flussi di materia, analisi “eMergetica” [sic!?!], biocapacità, analisi dell’impronta ecologica, curva di Kuznets ambientale, equazione I-PAT) richiedono dati talmente aleatori ed esposti a pesanti forzature soggettive quando si cerca di quantificare le variabili, da privare questi metodi pseudoscientifici di qualsiasi valore.