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ORO O O LATTA: QUESTO È IL PROBLEMA
Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.

I TRIGOTTI

And the winner is …….

LAVÈRE J.-F. (2016) L’enigma Valtorta, volume secondo, Isola del Liri, Centro Editoriale Valtortiano (trad. d. francese)

Siccome non siamo del tutto convinti, per ragioni che illustriamo qui di seguito, si tratta di un’Aquila dimezzata.

 Jean-Franois Lavre-2 copia

Segue una critica dell’opera a firma di Emilio Biagini:

    Questo secondo volume del Lavère sulla Valtorta, ricalcando la traccia dell’Aulagnier (Avec Jèsus au jour le jour, 1994). ricostruisce la cronologia dell’intera vita di Gesù sulla base dei dati implicitamente introdotti dalla veggente descrivendo le condizioni astronomiche e climatiche.

Il Lavère afferma di aver verificato l’esattezza di più di 5.000 indizi cronologici nell’Evangelo, per lo più indipendenti l’uno dall’altro. La probabilità che si tratti di un caso sarebbe di 1/1084. Si tratta di un deprecabile errore di stampa (p. 101 nota). Avrebbe dovuto essere 1084 (dieci elevato alla ottantaquattresima, ossia 1 seguìto da 84 zeri). Per comprendere che significhi una cifra del genere, si tenga presente che 1070 (1 seguìto da 70 zeri) corrisponde al numero degli atomi che formano l’universo, mentre 1020 (1 seguìto da 20 zeri) è già superiore al numero di secondi intercorsi dal big bang in poi. Altissime probabilità contrarie ad un determinato evento (in questo caso il verificarsi casuale di un immenso numero di improbabili coincidenze) hanno dato luogo al concetto di inflazione statistica, che il Lavère però non cita.

Inoltre l’intero discorso dell’autore viene inficiato dal fatto che egli si basa, ai fini dell’analisi cronologico-astronomica, sul calendario gregoriano piuttosto che su quello giuliano in vigore all’epoca di Gesù, mentre la ricostruzione del De Caro, fondata sul calendario giuliano, ottiene risultati in miglior accordo con le date liturgiche basate sulla millenaria tradizione della Chiesa, ciò che è sicuramente miglior garanzia della stessa inflazione statistica.

Il Lavére sorprendentemente dà credito alla spiegazione laicista della traslazione della Santa Casa (p. 79), che sarebbe stata trasportata dalla Palestina dalla potente famiglia De Angeli, contraddetta dal fatto che la casa ha ancora le pietre unite da una malta particolare mescolata a cenere, del tipo usato in Palestina e mai in Italia. Un trasporto previo smontaggio avrebbe richiesto una ricostruzione una volta arrivate le pietre a destinazione, e naturalmente sarebbe stata impiegata malta locale. Il fatto che il Chartulariun culisanense, datato 1294, figuri la menzione di “Sanctas petras ex Domo Dominae Nostrae Deiparae Virginis ablatas” (foglio 181), che Niceforo De Angeli lasciò in eredità alla figlia, non significa affatto che si trattasse di tutte le pietre; è anzi piuttosto problematico immaginare che un pellegrino in Terrasanta andasse in giro con un simile carico; più probabilmente si trattava di qualche sassetto prelevato come reliquia.

Come quasi tutti gli studiosi della Valtorta, il Lavère si ferma all’analisi dell’Opera maggiore e non considera le opere minori che illuminano l’opposizione clericale alla Valtorta in modo assai più esauriente. In particolare andrebbero meditati a fondo l’epistolario (con Madre Teresa Maria, con Monsignor Carinci e con Padre Migliorini), il Libro di Azaria, i Quaderni e i Quadernetti, che raccolgono appunti e fogli sparsi della veggente. Preziose sono pure le testimonianze indipendenti della compagna della Valtorta Marta Diciotti e di altre donne che la conobbero, le cui testimonianze sono state raccolte dal Prof. Albo Centoni. Un’antologia dei principali testi in cui il Divino Maestro rivolge aspri rimproveri alla gerarchia, sia per il suo comportamento in generale sia per come veniva trattata la veggente, malata e bisognosa di assistenza materiale e morale, si trova nell’antologia curata dal CEV Santi e non santi. In essa si nota che i “santi” erano un astratto ideale, mentre “non santi” erano proprio i preti, in special modo quelli che erano a contatto con la Valtorta. Nonostante l’indegno comportamento clericale, la veggente non diede mai segno di ribellione e non cessò mai di essere una fedele obbediente e rispettosa. Solo, piangeva supplicando Gesù di attenuare i dettati di condanna ai chierici per evitare che la perseguitassero anche più.

Gli scritti citati documentano il trattamento privo di carità riservato a Maria Valtorta dalla gerarchia: un trattamento che è del resto perfettamente in linea con altri episodi di persecuzione contro chi riceveva rivelazione private. Basti come esempio quello della piccola veggente Adelaide Roncalli, di sette anni: la bambina, alla quale la Madonna era apparsa più volte, alle Ghiaie di Bonate, nel 1944, intimidita, terrorizzata, derisa e sballottata qua e là da Don Cortesi all’insaputa dei genitori, fu costretta a ritrattare e cacciata dalle Sacramentine, dove avrebbe dovuto entrare per ordine della Vergine. Dopo che la piccola fu moralmente seviziata a sufficienza e costretta a ritrattare la verità, il 30 aprile 1948, il vescovo di Bergamo monsignor Bernareggi emise il solito decreto di “non constat de supernaturalitate”. Solo grazie ai decreti sulla libertà d’informazione del Concilio Vaticano II, Adelaide Roncalli ha potuto riaffermare l’autenticità delle apparizioni.

Va riconosciuto senz’altro al Lavère il merito di essere stato il pioniere degli studi scientifici sistematici sulla Valtorta. Grazie alle sue ricerche è stato possibile dimostrare l’impossibilità che l’Opera valtortiana possa considerarsi un semplice romanzo. Studi specialistici più approfonditi, come quelli del De Caro e di altri valenti studiosi, potranno senza dubbio permettere una sempre migliore comprensione dell’“enigma Valtorta”.

Sotto il profilo strettamente editoriale va notato che, contro le buone norme, questo secondo volume è di formato del tutto difforme dal primo.

EMILIO BIAGINI


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