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ORO O LATTA: QUESTO È IL PROBLEMA

Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.

I TRIGOTTI

And the winner is …….

Ecco il vincitore della prossima Aquila d’oro:

ARNALDO XAVIER DA SILVEIRA, Ipotesi teologica di un papa eretico, Presentazione di Roberto De Mattei, Chieti. Solfanelli, 2016

Segue una recensione di Emilio Biagini:

Questo libro, originariamente pubblicato da un giovane studioso della scuola di Plinio Corrêa de Oliveira nel 1970, non fu gradito dall’alto clero, così che la sua diffusione fu proibita da Paolo VI.

Il problema affrontato in quest’opera è, in effetti, estremamente serio, per cui appare particolarmente opportuna questa riedizione da parte dell’editore Solfanelli. In epoche più felici per la storia della Chiesa, questo problema venne intensamente dibattuto. L’ipotesi del papa eretico è ammessa dalla stragrande maggioranza dei teologi. Il concilio Vaticano I del 1870 affermò che il papa è infallibile solo quando parla ex-cathedra definendo una dottrina in fatto di fede e di morale che dev’essere sostenuta da tutta la Chiesa. Per ogni altro caso, quel concilio adottò la posizione di san Roberto Bellarmino (1542-1621), il quale, nelle sue Controversie, ammette la possibilità di un papa eretico.

Nel De Romano Pontifice, Bellarmino elenca cinque opinioni in materia degne di studio:

  • il papa non può essere eretico;
  • cadendo in eresia, anche non palesata esteriormente, perde ipso facto il pontificato;
  • anche se cade in eresia non perde il suo ufficio;
  • il papa eretico che dichiara apertamente la sua eresia dev’essere dichiarato deposto dalla Chiesa;
  • è deposto ipso facto quando la sua eresia diventa di dominio pubblico.

Che il papa non possa cadere in eresia è stato sostenuto da molti, ma generalmente con dubbio, per cui non stupisce che gli stessi sostenitori di questa ipotesi ne abbiano abbracciate anche altre.

La seconda opinione è incompatibile con il carattere visibile della Chiesa, per cui la giurisdizione non può perdersi per un motivo ignoto ai fedeli.

La terza opinione, secondo cui anche se cade pubblicamente in eresia il papa non perde il pontificato, è molto improbabile, perché contrasta con la Tradizione e con molti testi della Scrittura, oltre a non valutare il male estremo che un papa eretico potrebbe arrecare alla Chiesa.

La quarta opinione, sulla necessità, da parte della Chiesa, di deporre il papa apertamente eretico, non è accettabile, secondo Bellarmino, perché l’eretico non è cristiano e quindi non può essere papa non essendo neppure membro della Chiesa.

La quinta opinione, secondo la quale, cadendo in eresia manifesta, il papa perde ipso facto il pontificato è, a parere del Bellarmino, quella corretta. Infatti l’eretico manifesto, essendo spiritualmente e corporalmente separato dalla Chiesa, non può ricoprirvi alcuna funzione o carica.

Se  quest’ultima opinione appare certa, resta comunque il problema di chi possa dichiarare questa perdita di funzione e carica, dal momento che il papa non ha alcuno al di sopra di sé.

Inoltre, altre opinioni restano estrinsecamente probabili, per cui, secondo Xavier da Silveira, si richiedono, da parte dei teologi, ulteriori studi.

Vi sono inoltre svariate ipotesi di casi straordinari, in cui il papa potrebbe essere scismatico, oppure dubbio, o dimissionario, o incompetente, o scandaloso, o demente, o troppo vecchio ma ancora padrone di sé, o persona giuridicamente inabile al pontificato. In alcuni di questi cassi sussiste per il papa l’obbligo di coscienza di dimettersi, ma se non volesse farlo non perderebbe il pontificato.

L’idea di un papa scismatico sembra una contraddizione in termini, ma è un’ipotesi possibile nel caso in cui il pontefice non volesse mantenere unione e comunione con l’intera Chiesa, ad esempio se volesse sovvertire tutta la liturgia fondata sulla Tradizione apostolica. Come nel caso del papa eretico, perderebbe il pontificato, perché lo scismatico, pur non distaccandosi dalla retta dottrina, è separato dalla Chiesa.

Di particolare rilevanza è poi il caso del papa dubbio, quello cioè la cui elezione è stata dubbia. La conclusione generalmente ammessa, fra gli altri da san Alfonso de Liguori, è che anche in caso di elezione illegittima o di uso fraudolento del pontificato, è sufficiente che venga accettato da tutta la Chiesa, ma se per un certo tempo non vi fosse universale accettazione dalla Chiesa, allora in questo tempo la Sede sarebbe vacante.

L’autore si interroga se possa esservi errore nei documenti del magistero pontificio e conciliare. Le decisioni pontificie, anche quando non sono infallibili, richiedono l’assenso sia esterno sia interno dei fedeli. Tuttavia gli atti non infallibili del magistero pontificio non obbligano a credere, e se il fedele vi riscontra alcunché di contrario e incompatibile con la Tradizione, può lecitamente ricusare l’errore.

L’opposizione dei fedeli ai pastori che insegnano un errore è non solo lecita ma meritoria. Vi sono molte dimostrazioni di ciò nella storia della Chiesa, ad esempio la lodevole opposizione dei fedeli di Costantinopoli all’eresia del loro patriarca Nestorio. È pure meritorio opporsi al papa che rechi danno alla Chiesa, ammonendolo privatamente con correzione fraterna e perfino pubblicamente, sull’esempio di san Paolo che resistette in faccia a san Pietro. Su questo sono d’accordo tutti i teologi; ad esempio Francisco Suarez (1548-1617) scrisse che se il papa “emana un ordine contrario ai buoni costumi non gli si deve obbedire”.

Un’interessante appendice del libro passa in rassegna gli atti, gesti ed omissioni che possono caratterizzare l’eretico. Gli eretici che proclamano apertamente la propria opposizione alla Verità sono infatti meno pericolosi dei nemici che si occultano in seno alla Chiesa. Il fedele che non vigili in questo senso è sommamente censurabile. Non basta infatti che qualcuno si dica cattolico per diventare inattaccabile. Sarebbe come permettere ai lupi travestiti da agnelli di annidarsi nel gregge.

Quest’opera di Xavier da Silveira, sebbene risalga a quasi mezzo secolo fa, è estremamente attuale in quest’epoca in cui il modernismo, la più subdola forma di infiltrazione eretica nella Chiesa, è giunto ad intaccare non solo i fondamenti della dottrina, ma la stessa religione naturale e la morale naturale, con l’omoeresia che adotta l’immonda teoria del gender attaccando le fondamenta stesse della Creazione.

EMILIO BIAGINI


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