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ORO O LATTA: QUESTO È IL PROBLEMA

Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.

I TRIGOTTI

And the winner is …….

Ecco il vincitore della prossima Aquila d’oro:

MICHAEL D. AESCHLIMAN, The restoration of Man: C.S. Lewis and the continuing case against scientism, Seattle, Discovery Institute Press, 2019

Segue una recensione di Emilio Biagini

Nel 1983 il Professor Michael D. Aeschliman, professore emerito all’Università di Boston e attualmente professore di Cultura anglofona all’Università della Svizzera Italiana, aveva pubblicato un libro dal titolo The restoration of Man, con il sottotitolo C.S. Lewis and the case against scientism. Aveva usato il termine man per ricollegarsi al famoso saggio di Lewis The abolition of Man. Il libro attuale ne è una riedizione, preceduta dalle prefazioni alle diverse edizioni del libro scritte da James Le Fanu per l’attuale edizione, e di George Gilder (1998) e Malcolm Muggeridge (1983) per quelle precedenti.

Si tratta di insigni studiosi, ai quali è bene dedicare qualche riga. James Le Fanu (1950-) è un medico britannico in pensione, scrittore e giornalista del Daily Telegraph e del Sunday Telegraph. George Gilder (1939-) è un economista e tecnoutopista, cofondatore del Discovery Institute, cui appartiene la casa editrice che ha pubblicato il libro. Malcolm Muggeridge (1903-1990) era un giornalista inglese convertito al Cristianesimo, scrittore e satirista, e contribuì a far conoscere Madre Teresa di Calcutta.

I fatti presentati da Aeschliman danno un quadro tutt’altro che favorevole alla credibilità delle smanie ateistiche e scientiste. Infatti lo scientismo è insostenibile di fronte all’evidenza di un universo non eterno e alla complessità ordinata della vita, né esiste una concezione realistica di cosa possa essere il principio dell’ereditarietà genetica. C.S. Lewis si rese conto che la sovversione del punto di vista filosofico da parte della scienza materialista comportava la negazione dell’eccezionalità dell’essere umano. Mentre il male trionfa ovunque, nei media, con la pornografia, l’occultismo, ecc. rampanti, l’arte di descrivere in modo convincente la semplice virtù è andata perduta. Lo scherno del diavolo è ovunque, anche nell’arte. Ricordiamo la lezione di Karl Schefold: il centro dell’uomo è Dio, perduto il centro, l’arte (e tutto il resto) gira su se stessa a vuoto, producendo mostri, come ben si vede in tutto il diabolico XX secolo (e nel suo infelice seguito).

Ma se relativizziamo l’assoluto non facciamo che assolutizzare il relativo. Tutto perde significato, non solo la bontà e la bellezza, ma la stessa scienza. Il sesso senza generazione di nuova vita diventa il nuovo “bene” imperiosamente imposto, tutti i valori sono invertiti. In questa fede dell’ateismo e della (mala)scienza, le vittime dell’Aids raggiungono la santità sacrificando le loro vite sull’altare del piacere sensuale. Ed è il caso di aggiungere che troppo spesso, per non dire quasi sempre, dalle cattedre universitarie e scolastiche si sentono giustificare e promuovere questi orrori. L’esaltazione della scienza che giunge a farne una religione sovverte sia la scienza che la religione. Si assiste all’insensato spettacolo di scienziati impegnati a dimostrare di essere senza scopo. Negando che la mente trascende la materia essi riducono la loro stessa mente ad una semplice sede di processi biochimici.

La scientismo, al contrario della sapientia, comincia con lo spazzare via la superstizione e finisce con l’abbracciare le superstizione materialista, una credenza insostenibile persino nella fisica moderna, la quale dimostra che non è vero che esista solo la materia. Al contrario, ogni teoria che neghi la trascendenza del teorizzatore stesso è contraddittoria in termini. La scienza è cominciata col riconoscimento che il mondo è razionale e che la nostra mente razionale è in grado di comprenderlo: questo risultato venne conseguito soltanto dal Cristianesimo già nel Medio Evo. Dio è l’unico ponte capace di collegare la mente e la materia. Lo scientismo dissolve l’assoluta distinzione qualitativa tra le persone e le cose, eliminata la quale il trionfo dell’umanità si trasforma in un trionfo sull’umanità.

L’autore si sforza di recuperare, ripristinare e difendere il valore della persona umana: essenza, anima, valore, e non semplicemente esistente, corpo, fatto. L’idea deleteria di un progresso umano cumulativo, collettivo, irreversibile è dura a morire nonostante gli orrori del comunismo, del nazismo e della bomba atomica. C.S. Lewis voleva impedire l’“abolizione dell’uomo” ponendo in evidenza e criticando le eresie immanenti come progressivismo, scientismo, utilitarianesimo, materialismo, difendendo il “semplice essere umano”, la “res sacra homo”. Come scrittore era immensamente popolare, con una forte fede che il bene è qualcosa di obiettivo e la ragione l’organo mediante la quale è possibile conoscerlo. Disprezzava lo scrivere specializzato e la sua vasta cultura si rivestiva di un linguaggio semplice per non perder contatto col senso comune dell’umanità. Egli scrisse: “Il vernacolo è la vera prova. Se non sapete esprimere la vostra fede con esso, o non la capite o non ci credete.” [C.S. Lewis, in una lettera a The Christian Century, December 31, 1958, ristampata in God in the Dock: Essays in Theology and Ethics, ed. Walter Hooper (Grand Rapids, MI, Eerdmans, 1970, p. 338)].

Lewis era ostile all’implicita pretesa di scienziati e “umanisti” di essere moralmente superiori all’uomo comune. Con il declino della religione nell’intelligentsia, crescono le pretese d’importanza morale dell’arte e della scienza; ma, egli scrisse, “la cortesia verso i nostri contemporanei non deve impedirci di osservare che un poeta, un poeta riconosciuto e senza dubbio celebre, è talora (e, in certi periodi, spesso) un uomo inferiore alla maggioranza in fatto di ‘tenerezza’, ‘entusiasmo’ e ‘conoscenza della natura umana’ – per non parlare di informazione, senso comune, fortezza e cortesia” [C.S. Lewis, in The Personal Heresy: A Controversy by Lewis and E.M.W. Tillyard (London, Oxford University Press, 1939, p. 107)].

Al debilitante modernismo, che non riconosce niente di sacro, Lewis contrappose la vitalità della tradizione. Era convinto che l’esperienza del Dio comprensibile non è solo possibile ma obbligatoria per ogni persona ad un certo livello e in taluni ambienti. Storicamente la lotta fra sapientia (saggezza metafisica) e scientismo venne combattuta tra filosofi e poeti piuttosto che tra scienziati: Donne, Milton, i platonisti di Cambridge contro Bacon e la Royal Society. Ritengo opportuno ricordare che la Royal Society e il Consiglio Segreto, formato da dodici “saggi”, che vi stava dietro non erano altro che un tentativo di costruire una base “scientifica” per la conquista inglese del mondo, con i felici risultati che oggi ci allietano. Lo scientismo in se stesso è contraddittorio e autodistruttivo. La sua proposizione fondante, “solo i dati di fatto sono validi”, non è un dato di fatto, non può essere dimostrata.

Il materialismo scientifico riduzionista ha fatto il suo ingresso in politica in modo massiccio al seguito della rivoluzione francese. Generò una fascinazione per il potere materiale, con una crescente perfezione dei mezzi materiali non governati da alcuna sicura conoscenza dei fini a cui dovrebbero essere indirizzati. L’adorazione fanatica della potenza umana collettiva ha condotto a crimini di massa di crescente ampiezza e atrocità, a causa della concentrazione storica di conoscenze amorali. Lewis chiamò tutto questo “the hideous strength” (la forza orribile). La scienza non è affatto fine a se stessa, ma un semplice strumento. Da notare che, in modo del tutto analogo, l’economia, che non è una scienza, ma piuttosto una tecnica, è cresciuta senza alcuna guida morale non è fine a se stessa, ed è capace di disastri senza fine. Non siamo qui per investigare ma per operare il bene ed evitare il male. La Sapientia è “la conoscenza dei legami di unità fra la divinità e l’uomo e le relazioni tra gli uomini”, come sentenziò Cicerone.

Quelli che mostrano interesse esclusivamente per ciò che è empiricamente verificabile abdicano la loro responsabilità di uomini. Disastrosi sono stati gli effetti del darwinismo nel diffondere il materialismo scientifico, conducendo al tradimento dei chierici, divenuti pronti a giustificare la distruzione della libertà e della vita (nazismo, comunismo). Nell’Unione Sovietica le scienze fisiche prosperavano, mentre la letteratura creativa sopravviveva solo nelle catacombe del samizdat e l’arte si riduceva alla più sfacciata propaganda.

In epoca recente la critica allo scientismo proviene sempre più spesso dagli scienziati stessi. La prova che l’universo ha davvero avuto un inizio in condizioni nelle quali non valgono le leggi note della fisica è in forte contraddizione con lo scientismo. Vale la pena di aggiungere che l’universo non solo ha avuto un inizio, ma sembra che avrà anche una fine. per morte termica e crescente appiattimento della geometria, ciò che rappresenta una contraddizione con lo scientismo ancora più drastica. Lo scientismo attrae non gli scienziati ma piuttosto coloro che non praticano la vera scienza ma sono intossicati dal trionfo dei successi scientifici e tecnologici. Nonostante la critica sia da parte di scienziati che di non-scienziati, lo scientismo è ancora la grande religione moderna, con enormi mezzi pubblicitari e di propaganda. Se gli si permette di crescere senza ostacoli in un numero sufficiente di menti umane, otterrà l’abolizione dell’uomo, ridotto ad un semplice oggetto della natura.

Intorno al 1960si sviluppò la controversia letteraria delle “due culture” tra Lewis e C.P. Snow. Quest’ultimo accusava insegnanti e studenti del campo umanistico di essere dei “ludditi” per la loro sfiducia e critica della scienza e della tecnologia. Ma a che serve ottenere potere sulle cose inanimate se si perde ogni fede sul fatto di realmente possedere un’anima?

Il linguaggio stesso è veicolo di saggezza collettiva e assunti di base, è un tesoro di criteri e valutazioni, implica accettare la partecipazione alla cultura di cui è la presenza attiva e vivente. E, giova sottolineare, questo è il motivo per cui il diavolo è tanto desideroso di corromperlo, con distorsioni e divieti di chiamare le cose col loro nome, in modo da ottundere la percezione del peccato. La grande letteratura è la più alta fonte di educazione, mentre niente del genere si può ottenere dallo scientismo o dall’umanesimo liberale che stacca l’uomo da Dio.

Lo scientismo ha prodotto un’impotente specializzazione, grazie alla quale la gente sa sempre di più su sempre di meno, finché, con tendenza asintotica, arriva a sapere tutto su niente. Un altro male dello scientismo è la resa al nominalismo spesso di profondità spuria e ridotto a gergo. Significativo lo strazio che il nominalismo ha fatto della geografia, a cominciare da quella, un tempo avanzatissima, del mondo anglosassone. Vedi a questo proposito la grave e inascoltata denuncia di Mark Billinge (1983): “The Mandarin Dialect: an essay on style in contemporary geographical thought”, Transactions of the Institute of British Geographers, 8, 4, pp. 400-420. L’articolo si trova riprodotto in lingua originale nel sito <www.itrigotti.it> (Sezione “Ridicularia”). I campioni anglosassoni di chiacchiere ermetiche non hanno mancato naturalmente di trovare scimmie tra i geografi italiani. L’opera di Lewis è un kit di sopravvivenza in questa età di idiozia e oscurantismo generata dall’ideologia e dalle sue alternative soggettivistiche offerte da personaggi come Sade, Max Steiner, Nietsche, Sartre e lo scrittore statunitense della “generazione Beat” Norman Mailer (1923-2007).

La dottrina scientifica moderna considera oggettivi tutti i fatti e tutti i valori soggettivi. L’assenza di una chiara idea di un Dio obiettivamente esistente e razionalmente spiegabile, lascia un enorme vuoto in ogni immaginabile concezione del mondo. Di conseguenza le basi obiettive capaci di guidare qualsiasi opera intellettuale sono interamente assenti. Non vi è più alcuna giustificazione per considerare buona o cattiva qualunque cosa. Non essendovi alcuna dottrina di validità oggettiva, non resta che l’impulso soggettivo del desiderio, ed è questo il grande alimento dell’edonismo e dell’ideologia omosessualista.

Mezzi di catastrofica disumanizzazione sono stati prodotti dalla rivoluzione industriale, o piuttosto dal cattivo uso di essa, e dall’arroganza che suscitò in molti. Tuttavia la sconfitta della fatica rappresentò un valore positivo, o almeno avrebbe potuto rappresentarlo se il tempo libero così guadagnato fosse meglio impiegato. Va aggiunto che una gran parte di ciò che passa per scienza non è che malascienza o – ciò che è lo stesso – distruttiva ideologia. Di tal genere sono il darwinismo, l’ambientalismo, l’omosessualismo. I sostenitori di tali barbarie, lemuri ciechi trincerati nelle loro gabbie, sono talmente spaventati dalla realtà che reagiscono con minacce legali e sui mass media contro chiunque minacci di portare un po’ di luce nelle loro tenebre.

Notevole nel libro il vasto apparato di note e la profonda conoscenza della letteratura e della diverse prospettive sull’argomento. Estese le citazioni dai vari protagonisti del dibattito. Nell’insieme un testo altamente raccomandabile agli studenti e alle persone colte, perché al tempo stesso molto informativo e soprattutto formativo.

EMILIO BIAGINI


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