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In verità già vi sono nuovi evangelizzatori, anche se il mondo in parte li ignora e in parte li osteggia, e primi ad combatterli sono e saranno i nuovi farisei e dottori della Legge, gelosi del loro prestigio di unici interpreti autorizzati della Rivelazione, come dimostra l’indegno trattamento inflitto a Maria Valtorta. Ma i nuovi evangelizzatori saranno sempre più numerosi, e il mondo, dopo averli ignorati, scherniti, osteggiati, quando il terrore prenderà gli stolti che ora li deridono, si volgerà a loro, perché siano forza, speranza, luce nelle tenebre, nell’orrore, nella tempesta della persecuzione degli anticristi. Se è vero che alla fine dei tempi sorgeranno sempre più falsi profeti servi dell’anticristo, altrettanto vero è che il Cristo Signore opporrà ad essi sempre più numerosi suoi servi, suscitando nuovi apostoli dove meno lo si crede.

L’infinita Misericordia, per pietà dei miseri uomini travolti dalla bufera di sangue, di fuoco, di persecuzione, di morte, farà risplendere la pura Stella del Mare, Maria, troppo lasciata in ombra dagli Evangelisti e dagli Apostoli e discepoli tutti, mentre una più vasta conoscenza di Lei avrebbe ammaestrato tanti, impedendone tante cadute. Ella sarà precorritrice del Cristo nella sua ultima venuta, poiché Ella è Corredentrice e Maestra di vita pure, umile, fedele, prudente, pietosa, pia nella casa e nel suo tempo, Maestra sempre, nei secoli, degna d’esser tanto più conosciuta più il mondo scende verso il fango e la tenebra, per esser tanto più imitata onde riportare il mondo verso la salvezza.

I tempi che avanzano saranno tempi di guerra non solo materiale, ma soprattutto di guerra tra materialità e spirito. L’anticristo cercherà di trascinare le creature razionali verso il pantano di una vita bestiale. Il Cristo cercherà di impedire questo rinnegamento, non solo della religione, ma persino della ragione, aprendo orizzonti nuovi e vie illuminate di luci spirituali, suscitando, in chiunque apertamente non lo respinga, un risveglio potente dello spirito, risveglio aiutato da questi nuovi evangelizzatori non soltanto del Cristo ma della Madre di Dio. Alzeranno lo stendardo di Maria. Porteranno a Maria. E Maria, che già una volta fu causa e fonte, indiretta ma sempre potente, della redenzione dell’uomo, lo sarà ancora. Perché Ella è la Santa Avversaria del perfido avversario, e il suo calcagno è destinato a schiacciare in perpetuo l’infernale dragone, come la Sapienza, che ha fatto di Lei sede, è destinata a vincere le eresie che corrompono anime ed intelletti.

In quel tempo, che è inevitabile che venga, in cui le tenebre lotteranno con la luce, la bestialità con lo spirito, la satanicità con i superstiti figli di Dio, Babilonia con la Gerusalemme celeste, e le lussurie di Babilonia, le triplici lussurie, strariperanno come acque fetide e incontenibili, infiltrandosi per ogni dove, sin nella Casa di Dio, come già fu e come è detto che dovrà di nuovo essere, in quel tempo di separazione aperta tra i figli di Dio e di satana, in cui i figli di Dio avranno raggiunto una potenza di spirito sinora mai raggiunta, e quelli di satana una potenza di male talmente vasta che nessuna mente può immaginarla quale sarà realmente, verrà la nuova evangelizzazione, che per ora ha i primi avversati risvegli. Ed essa opererà grandi miracoli di conversione e di perfezione. E grandi conati d’odio satanico, contro Cristo e la Donna. L’anticristo, figlio spirituale di satana, bandisce una nuova religione, un nuovo vangelo, una nuova chiesa, una nuova croce, parodie sacrileghe della Chiesa. Addita il proprio sacrificio di uomo e si propone all’adorazione.

Per questo con mezzi nuovi sarà al giusto modo e momento operata l’estrema evangelizzazione, e coloro che sono ansiosi di Luce e di Vita le avranno piene, perfette, date con un mezzo noto solo ai due Donatori, Gesù e Maria. Soltanto chi avrà eletto per sé tenebre e fango, eresia e odio a Dio e a Maria, ossia i già morti prima d’essere morti, gli spiriti putridi, gli spiriti venduti a satana e ai suoi servi, ossia ai precursori dell’anticristo e ad esso stesso, avranno tenebre e fango e tormento e odio eterno, com’è giusto che sia, quando Colui che deve venire verrà.

Occorre ben comprendere la natura della profezia. Dio prende un uomo e agli occhi e alle orecchie spirituali di lui illumina o dice eventi passati di cui si è alterata la verità, o per scorrere di secoli o per alterazione volontaria causata da scismi religiosi, da eresia, da indagine scientifica disgiunta da sapienza religiosa. Oppure illumina e rivela fatti futuri che nel suo eterno Presente solo Egli conosce. Ed essi vedono, ed essi sentono, come se un film sonoro venisse girato per loro. E Dio li incarica di manifestare quanto Egli rivela loro. Quando l’ispirato o il veggente non dica cose inammissibili con la Fede e la Grande Rivelazione, occorre credere ad essi.

Diciannove secoli sono passati dalla stesura dell’Apocalisse di S. Giovanni, il cui tempo di compimento poteva dirsi “vicino” solo se misurato rispetto all’eternità. Ma per quanto si riferisce alle sette chiese, l’Apocalisse è di un’attualità assoluta per il tempo presente. Giovanni ha visto le altre chiese che si sarebbero formate, molte delle quali avvelenate dal fumo satanico dell’anticristo. Secoli e secoli dovevano passare prima che tutto fosse compiuto, e da allora molto si è compiuto e altro ancora deve compiersi.

L’uomo è sempre lo stesso e ricade sempre negli stessi peccati, viene attirato dalle cose esterne e materiali, da speranze e promesse umane, più che dalle cose interne, soprannaturali ed eterne. Giuda è il prototipo perfetto di quanti vengono sedotti dai prodigi materiali e dalla speranza di onori umani, atti a saziare la cupidigia intellettuale e gli occhi. Anche gli altri Apostoli e discepoli furono soggetti a questa debolezza umana, ma se ne spogliarono e si spogliarono della loro stessa vita per ottenere la Vita eterna e, confermati dai doni dello Spirito Santo, divennero altrettanto “maestri” e “fondatori” non di una nuova dottrina e di nuove chiese, perché una è la dottrina ed una è la Chiesa, entrambe perfette, ma “della dottrina della Chiesa” tra nuove genti e in nuove regioni.

Apostoli nuovi si sono succeduti ai primi, nuove chiese in sempre nuove plaghe della Terra. Il lavoro apostolico non ha interruzioni né soste. Pur progredendo, regredisce in vastità di dominio e non solo in questo. Ora è il tempo della Negazione. Man mano che il Cristo estendeva il suo Regno sulla Terra, l’anticristo si sforzava e si sforza di corrompere e distruggere le fortezze spirituali del Regno di Dio. Creare discordie, insinuare sottili eresie, suscitare stolte superbie, consigliare vili compromessi e restrizioni mentali odiose a Dio, il cui linguaggio è “sì, sì; no, no”, e tale vuole sia il linguaggio dei suoi fedeli, raffreddare la carità, aumentare l’amore all’esistenza terrena, alle ricchezze e agli onori. Ecco l’opera dell’anticristo, destinato tuttavia alla finale sconfitta.

La Chiesa è stata fondata dalla carità, ma guai se la carità si affievolisce, guai se l’insegnamento della carità si limita alla lettera, invece di essere praticato nel suo spirito. Il dovere dei pastori è vivere nella carità per far vivere nella carità gli agnelli. Ma se i pastori negano la carità agli agnelli, le anime si volgono altrove, dove trovano aiuti materiali ma levano religione e giustizia dal cuore. Nel secolare sviluppo della mistica Vite si sono prodotte separazioni anche di tralci principali. Le cause sono molte e non tutte venute da spontanea ribellione delle membra, ma anche da un rigore senza carità e senza giustizia, che impone agli altri di portare i pesi che essi, i preti, non portano. Per questo Israele conobbe guerre intestine e scismi. Per questo il popolo minuto seguì Cristo ma ancor oggi delle membra della Chiesa si separano, o quanto meno restano perplesse, o cadono in scandalo.

Nelle sette chiese che Giovanni vide e sentì giudicare dal Giudice eterno vediamo in azione quanto poi, in forma sempre più vasta, fu ed è in azione nelle chiese “cristiane” di nome ma non cattoliche, le chiese separate. Si sono date una costituzione umana, conservando della vera Chiesa solo quello che a loro piaceva conservare per dirsi “cristiane”. Ma essere cristiani non vuol dire soltanto pregare il Cristo, predicarlo in qual che sia maniera, non vuol dire essere ancor più rigoristi, in certe cose, dei veri cattolici. Questo la facevano i sacerdoti, i farisei, gli scribi del tempo di Gesù, eppure ciò non li fece “cristiani”, salvo rare eccezioni, anzi li fece anticristiani. Essere cristiani vuol dire far parte del Corpo Mistico della Chiesa di Roma come cattolici, appartenendo al Cristo con il vivere veramente come egli ha insegnato e comandato di vivere. Altrimenti non si è cristiani. Anche se non si è caduti e rimasti in colpa grave, anche se non si è giunti a rinnegare la Fede, a far parte di sètte condannate dalla Chiesa, o a far parte di movimenti politici condannati dalla Chiesa, non si è veri cattolici quando non si vive la vita cristiana, quando non si onora Dio con culto interno vivo, sempre. Non si è cattolici veri e cristiani di fatto quando si pratica solo un culto esterno e formale per essere lodati o solo un culto interno per non essere derisi come bigotti o averne magari un danno materiale. La non appartenenza al Corpo mistico produce anche decadimento della giustizia. La separazione si approfondisce. Alcune chiese separate non solo non danno ossequio e obbedienza al Supremo Pastore, non solo protestano quando il Pontefice parla per lume divino definendo nuove verità, non solo strappano o tentano di strappare a Cristo creature che gli appartengono ma, ciò che è mostruoso, si pongono a celebrare la Bestia e l’anticristo, e ad approvare le sue ideologie. E ciò ben lo vediamo oggi, nei paesi del nord, d’Europa e d’America, infetti di eresie e ideologie disgregatrici della famiglia e della natura umana.

La Bestia è il mostro che fa guerra ai santi e, solo materialmente, li vince. I santi sono gli adoratori del vero Dio, che gli rimangono fedeli, amando con tutto se stessi il Figlio dell’Uomo e della Donna, e amando la Donna che fu tabernacolo a Dio a sua lode sempiterna: Maria, la creatura divinizzata, il capolavoro di Dio Creatore, il segno di ciò che da sempre è stato destinato da Dio agli uomini che vivono da figli di Dio. Gesù è colui che ci rivela il Padre Dio, Maria è colei che ci rivela la beata sorte dei figli di Dio e ci ha praticamente mostrato come si vive per essere figli di Dio. Maria, come Gesù, non peccò mai, neppure con la logica, giusta reazione di una madre che si vede torturare e uccidere il figlio. Certo Dio operò in maniera misteriosa in Lei, ma Ella assecondò con tutte le sue facoltà e volontà la Volontà che Dio aveva per Lei. Dio non ha fatto di Lei una schiava, ma la Sua Regina, alla quale si manda per ambasciatore un arcangelo che le dica il disegno di Dio, e il disegno si compie solo dopo che Maria ha dato spontaneamente il Suo assenso.

La Terra, ossia l’umanità terrena, seguirà la Bestia e metterà a morte i santi che non adorano la Bestia, e questa è la prima manifestazione dell’anticristo: nega Dio e ciò che è da Dio, cade in idolatria verso ciò che Dio non è, ma anzi è contro Dio e sopprime la legge divina e la sostituisce la sua e tenta persino di cancellarne il ricordo.

Ecco che questo tempo vede l’orrore di ministri di chiese separate dare adesione e ossequio a ideologie anticristiane (prima naziste, poi comuniste, evoluzionistiche, mondialiste dei grandi banchieri usurai, e come quell’idolatria della natura che è l’ambientalismo estremo e terroristico). Qui vi è operosità e pazienza ma si è abbandonata la carità. Là vi è invece amore per le ricchezze. In altri luoghi vi è chi è debole verso i colpevoli di eresia o di dottrina e vita imperfette. Altrove vi è chi presta orecchio ai falsi profeti, voci sataniche parlanti in sedute spiritiche per ingannare, sedurre, traviare, staccare dalla Chiesa. Solo gli spiriti di luce sono veritieri e guide buone, ma essi non vengono mai per imposizione umana. Dio li manda quando vuole e a chi vuole. E sono gli unici che dicono la verità. Gli altri, in tutte le loro manifestazioni, sono menzogna. Queste voci, anche se apparentemente dicono cose buone, sono sempre sottilmente inquinate di errore. Tentano di staccare dalla Chiesa dicendo che non è necessaria a comunicare con Dio. Insinuano false teorie sulla reincarnazione, su un sistema di evoluzione delle anime per successive vite che è assolutamente falso. Parlano suggerendo soluzioni scientifiche alle più luminose manifestazioni dell’Onnipotente che tutto creò dal nulla.

Povera scienza che vuol essere solo “scienza” e respinge la Sapienza. La scienza può confermare la Sapienza ma non può abolirla. Ove l’abolisse spegnerebbe un oceano di luce confortevole per le anime e gli intelletti umani. Scardinato l’edificio della pura e semplice fede restano rovine ornate di povere luci umane che coi loro fumi offuscano i lumi celesti e creano nelle anime sbalordite interrogativi che la scienza non soddisfa. Dice la Sapienza (1, 5) che “lo Spirito Santo educatore fugge la finzione, si tien lungi dai pensieri insensati e si ritira al sopravvenire dell’iniquità”. E quale maggior iniquità che pretendere che l’Onnipotente abbia dovuto attendere spontanee evoluzioni per creare il suo capolavoro che è l’uomo? Quale pensiero più insensato che credere che l’Onnipotente sia stato impotente a creare direttamente l’opera più bella della sua creazione? Anche la scienza può essere buona e utile. Dio ha dato l’intelletto con fine buono e perché lo usi. Ma il 90% degli uomini non lo usano sempre a fine buono. Per seguire chimere umane perdono di vista Dio e la sua Legge. Il più grande delitto è distruggere la semplice fede dei “piccoli” e distruggere nelle masse la persuasione che Dio è quel Padre amoroso che ha cura persino degli uccelli e dei fiori del campo, e ascolta e esaudisce le richieste che i suoi figli gli fanno con preghiera piena di fede. Non tutta la scienza è colpevole. Vi sono scienziati che usano il loro sapere a opere di bene. Altri che, pervenuti a scoperte di mezzi omicidi, le distruggono, preferendo rinunciare alla gloria umana per risparmiare nuovi flagelli all’umanità. Altri ai quali, perché sono veramente cristiani, lo studio scientifico aumenta la religione, aumenta le virtù soprannaturali e morali. Costoro sono benedetti da Dio e benefattori dell’umanità. Andrebbero imitati da tutti gli altri, ma gli altri tutto vedono solo con occhio materiale.

Altrove ancora vi è tiepidezza nel servizio di Dio e orgoglio di sé. Chi è tiepido non può scaldare chi è freddo. Chi è senza luce non la può comunicare. Chi è avaro dei grandi doni che Dio gli ha dato non può fare ricchi i suoi agnelli. Non basta essere individualmente santi, non peccare per se stessi, per essere buoni pastori. Occorre santificare, occorre vegliare che altri non pecchino e se si sa che qualche agnello ha peccato e si è ferito mortalmente nello spirito, non attendere che venga a chiedere guarigione ma andare da lui, curarlo e guarirlo. L’apostolato del sacerdote non si limita alla Messa quotidiana, alla Confessione, alla spiegazione evangelica e dottrinale in chiesa. Vi è molto più da fare fuori della chiesa. “Che se poi alla perdita della luce che viene da incendio di carità (…) causata da orgoglio di sé si unisce l’egoismo (…) allora il pastore è un morto.” (p. 602).

Queste manchevolezze delle Chiese separate non sono assenti nella Chiesa vera, il cui Corpo è santo, santissimo il suo Capo e la sua Anima, ma non tutte sante le membra. Più le membra si sforzano di essere sante, più la Chiesa trionfa. L’apostolato sacerdotale, se è quale Gesù lo volle e lo vuole, suscita la grande forza dell’apostolato laico. Ma se si rilassa lo spirito nelle membra superiori, se l’apostolato laico non è coadiuvato da quello sacerdotale in misura piena, è inevitabile che succeda quanto successe in Israele, quando, Tempi e Sinagoga essendo decaduti dalla giustizia, anche le classi elette, umanamente, poterono essere cagione di scandalo, di oppressione, di rovina per il popolo fino a diventare dei ciechi. E questo va avanti anche oggi. Ovunque si perseguitano e uccidono dei cristiani è deicidio perché si perseguita Dio che è in loro. Quando Saulo incontrò Cristo sulla via di Damasco non si sentì dire: “perché perseguiti i miei seguaci?”, ma “perché mi perseguiti?”.

Molte volte la persecuzione viene da quelli che dovrebbero aiutare i cristiani, dai loro stessi sacerdoti che per orgoglio non accettano che i “minimi” si elevino dove essi stessi non sono stati elevati. Viene dai tiepidi che non possono capire come altri siano fiamma fusa con Fiamma. Viene da chi non ricorda bene e ancor peggio comprende uno degli inni più belli che abbia il Vangelo: “Sia gloria a Te, Padre, Signore del Cielo e della Terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli.” (Matteo 11, 25; Luca 10, 21). Sono errori congiunti alla debolezza dell’uomo, che resta uomo anche se ha assunto vesti sacre. È detto (Ezechiele 8, 1-17) che “grandi abominazioni quale la gelosia, e orribili abominazioni quale l’adorazione di idoli umani è perversione con l’adorazione di ciò che non è da venerarsi” verranno nel Tempio e che (Daniele 9, 36-27) “dopo che sarà ucciso il Cristo e non sarà più suo il popolo che lo rinnegherà, la città e il santuario saranno distrutti da un popolo che verrà, il cui scopo sarà la devastazione, e finita essa verrà la desolazione decretata… e verranno meno le ostie e i sacrifici, e nel tempio sarà l’abominazione della desolazione… allora la desolazione sarà grande quale non fu dal principio dei secoli… e dopo la tribolazione… vedranno il Figlio dell’Uomo.” E la carità che si raffredderà in troppi cuori sarà uno dei segni precursori della fine (Matteo 24, 12).

Per Colui che è eterno un secolo è meno di un minuto. Quindi non è detto che sia domani. Ma se ancor lungo sarà il cammino finché tutto sia compiuto, le cose che già avvengono ci dicono che si è già iniziato il processo finale. L’eccesso di amore alla scienza umana, il Cristo ucciso in troppe anime, troppo suo popolo divenuto rinnegatore del suo Salvatore: queste le cose preparatorie. Poi “il popolo che verrà” con lo scopo di devastare. Un altro profeta (Geremia 6, 22; 10, 22; 50,41) disse: “Quando il popolo del settentrione… Un gran tumulto dalle terre del settentrione… Ecco venire dal settentrione…”. L’una e l’altra predizione sono tanto chiare che basta alzar gli occhi e saper vedere, e voler vedere, per capire. La devastazione recata dal popolo anticristico del nord non colpirà solo edifici e paesi, ma soprattutto la fede, la morale, le anime. I sacrifici e le ostie verranno meno perché non ci sarà più libertà di culto, la carità si raffredderà e verranno i falsi profeti che precorrono l’anticristo. Gli uomini sostituiranno la carità con l’amor proprio e la Sapienza con la scienza umana che non trasforma l’uomo e non lo rende migliore. In ossequio al razionalismo si negano e si negheranno i miracoli.

Altrove vi è chi sembra vivo ed è morto. I pastori della vocazione sbagliata, bocche che parlano perché non possono tacere, ma non convincono perché non sono convinti essi stessi. Entusiasti da principio, poi il loro entusiasmo si spegne lentamente ma non hanno il coraggio di ritirarsi. Meglio sarebbe un pastore in meno che un pastore morto, che pare vivo ed è morto nello spirito. Il più falso dei rispetti umani li trattiene dal confessare: “Non sono più capace e mi ritiro”. Ci sono sempre stati. Giuda di Keriot ne è il prototipo.

Altrove ancora vi è poca virtù ma fedeltà alla parola: anime che sono nelle tenebre ma che tendono istintivamente alla Luce, anime che sono nell’errore di un culto idolatra o separato ma che tende istintivamente alla verità, anime che per loro natura tendono al bene e appartengono così anche senza saperlo all’anima della Chiesa.

Come già ricordato, troppo poco gli Evangelisti hanno parlato di Maria, con la felice eccezione di S. Luca. Cristo ha preso tutto dalla Madre, eccetto la sua Natura divina di Primogenito del Padre e suo Unigenito. “Sia fatta la volontà di Dio”, dice Maria (Luca 1, 38). “Si faccia la tua volontà”, dice Gesù (Luca 22, 42). “Beata te che hai creduto”, dice Elisabetta a Maria (Luca 1, 45). E Gesù molte e molte volte, durante il suo evangelizzare, dà lode a coloro che sanno credere. “Hai abbattuto i potenti ed esaltato gli umili”, professa Maria nel suo Magnificat (Luca 1, 52); e Gesù: “Ti ringrazio, Padre, perché hai celato le cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.” (Matteo, 11, 25).

Ognuno dei quattro Evangelisti servì a comporre il mosaico che ci dà il vero Gesù Cristo, Uomo-Dio, Salvatore, Maestro, Redentore, Vincitore della morte e del demonio, Giudice eterno e Re dei re in eterno. Per questo nella teofania descritta dall’apostolo Giovanni nell’Apocalisse i quattro, con i loro diversi aspetti, fanno da base e corona al Trono dove è assiso Colui che è, che era, che ha da venire e che è l’Alfa e l’Omega, principio e fine di tutto quanto era, è e sarà.

Matteo è l’uomo, umile confessore della vera natura del Cristo. Marco è il leone, l’impulsivo che vuole imporre Cristo alle folle pagane mostrando la potenza dei miracoli di Gesù. Luca è il bove che rumina i misteri dopo averli diligentemente indagati. Giovanni è l’aquila che più di tutti ha amato e compreso Gesù, che non ha avuto remore nel dire ogni cosa, superando le costrizioni mentali ebraiche: ha parlato della samaritana, dell’ufficiale regio, dello scandalo e della fuga dei discepoli dopo il discorso del Pane del Cielo, le aperte dispute con giudei, farisei, scribi e dottori, il suo rifugiarsi in Samaria ad Efraim, i suoi contatti con i Gentili, e la verità su Giuda che era ladro. Tutti i quattro che stavano intorno al trono erano coperti d’occhi: infatti erano i contemplatori, coloro che avevano ben contemplato, per poterlo confessare. Vi sono poi, intorno al Trono, i dodici santi patriarchi e i dodici profeti maggiori, e questi ventiquattro intonano con gli Evangelisti l’inno in onore di Gesù Cristo Vincitore.

I numeri sacri di Israele: tre, sette, dodici, settanta. Ognuno col suo simbolismo, che è stato trasferito nella Chiesa. Dodici i patriarchi, i figli di Giacobbe, le tribù di Israele, e se i comandamenti sono dieci vi si devono aggiungere i due che li completano e li perfezionano nella Legge nuova. Dodici erano gli anni prescritti dalla Legge perché un ebreo diventasse figlio della Legge. Dodici erano gli Apostoli, e quando il ramo putrido cadde presto un nuovo ramo, santo, lo sostituì. Nei tempi futuri splenderà la verità sui numeri ancora oscuri contenuti nell’Apocalisse, numeri che stanno a indicare la Perfezione e Santità infinita, la Salvezza eterna, e l’empietà pure senza misura. Jehoshua, nome dalle otto lettere; Satana, nome dalle sei lettere. E poiché il primo è nome di Bene, moltiplicato per 3 (in realtà si intende 111), dà 888, mentre il secondo dà 666. E guai, quattro volte guai a quei giorni in cui l’infinito Bene e l’infinito Male si daranno l’ultima battaglia prima della definitiva vittoria del Bene e della definitiva sconfitta del Male e dei suoi servi. Quanto di sangue e di orrore vi fu sulla Terra da quando il Creatore la fece sarà un nulla rispetto all’orrore dell’ultima lotta. Per questo Gesù Maestro parlò così chiaro ai suoi quando predisse gli ultimi tempi. Per preparare gli uomini alle lotte ultime in cui solo coloro che avranno una fede intrepida, una carità ardente, una speranza incrollabile, potranno perseverare senza cadere in dannazione e meritare invece il Cielo.

Il mondo scende sempre più verso l’abisso, e per questo si dovrebbe, con ogni mezzo, far sì che Dio sia conosciuto, amato, seguito. Ciò che non può ottenere il Sacerdote, da troppi sfuggito e non ascoltato, può farlo la stampa, i libri in cui la Parola di Dio sia di nuovo presentata alle folle. Una parola talora basta a rialzare uno spirito caduto, a ricondurre sulla retta via uno smarrito, a impedire il suicidio definitivo di un’anima. Per questo Dio, che tutto vede e conosce degli uomini, con mezzi della sua infinita Carità, rivela il suo pensiero, il suo desiderio di anime da Lui scelte per tale missione e vuole che il suo aiuto non resti inerte, e soffre nel vedere che quanto sarebbe pane di salute per molti non venga dato ad essi. Sempre più cresce il bisogno di cibo spirituale alle anime languenti. Ma il grano eletto, dato da Dio, sta serrato e inutile, e il languore cresce e cresce sempre più il numero di coloro che periscono non tanto in questa ma nell’altra vita.

Con quali parole e quali sguardi il Giudice eterno parlerà e guarderà coloro che impedirono a molti di salvarsi? Come chiederà loro conto di chi non ebbe il Cielo perché essi, come gli antichi scribi e farisei, hanno serrato in faccia alla gente la via che poteva portarli al Regno dei Cieli (Matteo 23, 1) e accecandosi volontariamente gli occhi e indurendo il loro cuore (Isaia 6, 10) non vollero vedere né intendere? Troppo tardi allora si batteranno il petto e chiederanno perdono del modo come agirono. Ormai il giudizio sarà stato dato e irrevocabile, e dovranno espiare la loro colpa e pagare anche per coloro ai quali, col loro modo di agire, impedirono di ritrovare Dio e di salvarsi.

Altri scritti, dai Quaderni del 1943, si ricollegano a questo, nello spiegare i misteri degli ultimi tempi. Contengono infatti preziose indicazioni sul significato dei simboli. “Ma come non hanno mai pensato che la ‘gran Babilonia’ sia tutta la Terra?” “Quando la Chiesa e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire. Allora necessariamente la luce si oscurò in crepuscoli più o meno fondi, o per difetto proprio dei Capi assurti per arti umane a quel trono, o per debolezza degli stessi contro le pressioni umane.” “Sono questi i tempi in cui vi sono i “pastori idoli” di cui già ho parlato, conseguenza, in fondo, degli errori di tutti. Perché se i cristiani fossero quali dovrebbero essere, potenti ed umili che siano, non avverrebbero abusi e intromissioni, e non verrebbe provocato il castigo di Dio che ritira la sua luce a coloro che l’hanno respinta.” “Nei secoli passati, da quegli errori sono venuti gli antipapi e gli scismi, i quali, tanto gli uni che gli altri, hanno diviso le coscienze in due campi opposti provocando rovine incalcolabili d’anime. Nei secoli futuri, quegli stessi errori sapranno provocare l’Errore, ossia l’Abominio nella casa di Dio, segno precursore della fine del mondo.” “In che consisterà? Quando avverrà? Ciò non vi necessita di saperlo. Vi dico solo che da un clero troppo cultore di razionalismo e troppo al servizio del potere politico, non può che fatalmente venire un periodo molto oscuro per la Chiesa. (pp. 649-650, corsivi nel testo). “Scostatevi, staccatevi, finché lo potete, dalle leggi della bestia, allontanatevi da essa. Già il suo destino è segnato. Quando la scure di Dio reciderà le parti dell’orrida bestia che torturano la terra e che costituiscono i precursori dell’Unità di Male che sconvolgerà la terra, fate d’esser molto lontani da esse che precipitano nel forno dell’abisso come membra putride di questa manifestazione di orrore.” (p. 568).

Altre indicazioni si trovano nei Quaderni del 1944, come i commenti a Daniele, capp. 12 (23 gennaio) e 7 (25 gennaio). Importantissima, tra le profezie escatologiche, quella della conversione degli ebrei che porrà fine alla scissione tra i due rami del popolo di Dio che tanti mali ha causato. Satana, attraverso il suo figlio spirituale, l’anticristo, arso di supremo livore userà le sue più perfette ed ultime astuzie per nuocere, rovinare, uccidere Cristo nei cuori. “I sapienti comprenderanno il tranello di satana, mentre gli empi seguiranno il male non potendo comprendere il bene, avendo colmato il loro cuore di Male. Allora verrà il tempo in cui la Chiesa sarà conculcata al punto da non poter più celebrare la Messa e l’abominazione della desolazione sarà innalzata sui luoghi santi. Se Isaia è il pre-evangelista, Daniele è il pre-apostolo, il pre-Giovanni. Nelle quattro bestie descritte da Daniele sono anticipati i segni dei ministri diabolici dell’Apocalisse. Le quattro bestie sono i quattro errori ed orrori che precederanno la fine: primo, l’ateismo che fece dell’uomo un animale camminante nel fango, da aquila e semidio per la carità a orso divoratore feroce dei suoi simili; secondo, da orso al nuovo mostro feroce e falso come il leopardo, con ali di vampiro che con fame diabolica divora se stesso e si svena e si mutila per poi generare nuove parti mentre divora le già formate, e quel mostro è l’umanità corrotta, potenza umana venduta a satana, che genera il terzo mostro, la rivoluzione che sbrana e distrugge, preparando l’avvento del quarto mostro, l’anticristo figlio della lussuria, nato dal connubio della stessa con la Bestia, perfezione di orrore e persecutore dei santi, che vorrà farsi adorare come dio. I santi dell’ultimo tempo dovranno essere infinitamente più eroici dei perseguitati dal paganesimo. L’ultimo tempo di tre anni a sei mesi, tremendo come mai l’uomo conobbe, sarà quello in cui Satana, attraverso il suo figlio, arso da supremo livore perché anche la scissione fra i due rami del popolo di Dio sarà finita, e con essa la causa di tanti mali materiali, morali e spirituali userà le sue perfette ed ultime astuzie per nuocere, rovinare, uccidere il Cristo nei cuori e i cuori al Cristo. La Bestia regnerà per tre anni e mezzo, poi sarà uccisa e gettata nel pozzo d’abisso e seguiranno quarantacinque giorni per permettere ai fedeli di ascoltare l’ultima Parola che li invita al Cielo, mentre Michele coi suoi angeli vincerà satana.” (pp. 97-102).

Il moltiplicarsi di narrativa apocalittica di stampo cattolico indica un salutare risveglio delle coscienze, finalmente consapevoli dell’importanza dei Quattro Novissimi. Antesignano a questo proposito è stato il romanzo Il padrone del mondo, risalente al 1907 (autore Robert H. Benson, Verona, Fede & Cultura, 2011), cui ha fatto seguito nel 1996 Il nemico (autore Michael D. O’Brien, Torino, San Paolo, 2006). L’esegesi valtortiana delle profezie sugli ultimi tempi è stata di aiuto decisivo e illuminante per il romanzo La pioggia di fuoco (autori Emilio & Maria Antonietta Biagini, Verona, Fede & Cultura, 2012).

 EMILIO BIAGINI


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