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Ecco, in un’immagine così forte e simbolica, c’è già il migliore riassunto del libro. Il racconto del “tradimento dei chierici”, inteso nel senso più onnicomprensivo che la parola sa avere. E quindi nei gironi dell’inferno di Maria Antonietta ed Emilio ci sono “i tiepidi, i vigliacchi, quelli che contraddicono il Vicario di Cristo” e lavorano sottotraccia per ribaltare la verità. Una categoria che – secondo gli autori, che non fanno sconti a nessuno – non solo può essere denunciata. Ma va denunciata.

Eppure, nonostante un punto di vista che è chiarissimo, e non deflette di un centimetro dai propri principi, i Biagini non sono classici esponenti del cattolicesimo più tradizionalista, ma sono pronti a prendere posizione anche contro alcuni dei loro potenziali compagni di strada: “E poi – si legge nella presentazione del libro in quarta di copertina – vi sono quelli che credono di difendere la Tradizione combattendo e minimizzando le rivelazioni private, imponendo silenzio allo stesso Dio: che diamine, ha parlato una volta per tutte e loro sono gli unici custodi autorizzati della Parola. Atteggiamento pericolosissimo, perché facendo di ogni erba un fascio si toglie credibilità ai messaggi autentici e non si colpiscono abbastanza quelli falsi.” Però – e qui sta il vero valore aggiunto del libro – tutti questi temi che sono pesanti e pesantissimi per definizione, sono raccontati con tocco leggero e con lo stile appunto della “satira”, del castigat ridendo mores. E anche la scelta dei passaggi biblici che aprono i capitoli, da Geremia all’Apocalisse, va in questa direzione. Senza sconti.

 


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