Non è un caso che gli slogan rivoluzionari, nella loro brutale semplificazione, facciano presa sulla gente poco abituata alla riflessione. Ma si rivelano pieni di inganno satanico non appena si cerchi di riflettere su di essi.
La prima rivoluzione è stata la falsa Riforma protestante, basata sul principio della Sacra Scrittura come unica fonte del Cristianesimo. Una forzatura insostenibile che urta contro il fatto che la Tradizione orale precede di anni, spesso di decenni, la stesura dei Vangeli, l’ultimo dei quali, quello di San Giovanni, sembra risalire all’anno 100. Sicuramente gli Apostoli e i discepoli che si spargevano per il mondo a predicare il Vangelo non aspettarono di avere a disposizione i testi scritti. Ma “sola Scriptura” è un principio molto comodo per chi vuol crogiolarsi in una religione fai-da-te. Fu pure molto utile ai monarchi e agli aristocratici del Nord Europa per allungare le mani sui beni della Chiesa, fingendo al tempo stesso di volerla “riformare”.
Quanto alla “liberté” in sé non significa nulla: non è che la ricetta per il predominio degli “illuminati”, ossia i membri dei club e delle logge, pronti a scatenare stragi per conquistare e conservare il potere. E questo vale anche per la fumosa idee di “egalité”, per non parlare della barzelletta della “fraternité”.
“Proletari di tutto il mondo, unitevi”? Sì, a fare cosa? A consegnare il potere ai professionisti della rivoluzione, belve assetate di potere che per prima cosa imporranno il loro giogo sui proletari, come hanno sempre fatto.
“Vietato vietare”, passaporto all’irresponsabilità e all’anarchia morale, non merita neppure commenti.
Tutti e quattro gli slogan sono brutalmente e ipocritamente razzisti. Servono infatti gli interessi di gente senza scrupoli che mira al potere, così da umiliare e schiacciare gli altri.
Ne L’antico regime e la rivoluzione, il grande politologo Alexis De Tocqueville indica chiaramente nello zelo sovversivo protestante la radice di quella che sarà la rivoluzione francese, anticipando in parte l’analisi di Corrêa de Oliveira, che collega strettamente fra loro i due gravi episodi storici.
L’aggressione protestante colpì il Papato e spezzò la cristianità. I rivoluzionari francesi e i loro continuatori dei variopinti “risorgimenti” ottocenteschi vollero distruggere la monarchia e le aristocrazie tradizionali, mentre covavano nel loro seno i germi avvelenati del comunismo. Questo, che doveva trovare la sua delirante formulazione “scientifica” nell’opera di Karl Marx, mirava a distruggere la proprietà e le classi imprenditoriali e medie, rendendo tutti “uguali”, eccetto naturalmente i “migliori” destinati al comando; non erano stati però ancora attaccati in modo massiccio la famiglia e l’uomo in quanto tale, sebbene non mancassero certo né divorzio né contraccezione, né effimeri tentativi sovietici di introdurre il “libero amore”. Allo scardinamento della famiglia e della stessa natura umana provvide il Sessantotto e la conseguente “rivoluzione sessuale” che condusse direttamente alla teoria dei generi e all’omocrazia. La concatenazione delle varie fasi denuncia una chiara regìa e un assoluto odio che ne rivelano la natura come non puramente umana, ma piuttosto diabolica: un processo storico che Corrêa de Oliveira illustra con felice analisi controcorrente e perfettamente conforme ai fatti.
Il crescendo anticristico che va dall’ateismo, all’umanità corrotta, alla rivoluzione, fino al manifestarsi del figlio della perdizione, ossia l’anticristo stesso, viene molto ben illustrato negli scritti della mistica Maria Valtorta. Nei Quaderni del 1944, ad esempio, vi sono illuminanti dettati del Divino Maestro a commento di Daniele, Capp. 12 (23 gennaio) e 7 (25 gennaio) (pp. 97-102, corsivo aggiunto):
“I sapienti comprenderanno il tranello di Satana, mentre gli empi seguiranno il male non potendo comprendere il bene, avendo colmato il loro cuore di Male. Allora verrà il tempo in cui la Chiesa sarà conculcata al punto da non poter più celebrare la Messa e l’abominazione della desolazione sarà innalzata sui luoghi santi. Se Isaia è il pre-evangelista, Daniele è il pre-apostolo, il pre-Giovanni. Nelle quattro bestie descritte da Daniele sono anticipati i segni dei ministri diabolici dell’Apocalisse. Le quattro bestie sono i quattro errori ed orrori che precederanno la fine: primo, l’ateismo che fece dell’uomo un animale camminante nel fango, da aquila e semidio per la carità a orso divoratore feroce dei suoi simili; secondo, da orso al nuovo mostro feroce e falso come il leopardo, con ali di vampiro che con fame diabolica divora se stesso e si svena e si mutila per poi generare nuove parti mentre divora le già formate, e quel mostro è l’umanità corrotta, potenza umana venduta a Satana, che genera il terzo mostro, la rivoluzione che sbrana e distrugge, preparando l’avvento del quarto mostro, l’anticristo figlio della lussuria, nato dal connubio della stessa con la Bestia, perfezione di orrore e persecutore dei santi, che vorrà farsi adorare come dio. I santi dell’ultimo tempo dovranno essere infinitamente più eroici dei perseguitati dal paganesimo.”
In un altro dettato del Divino Maestro, registrato dall’obbediente penna della grande mistica e veggente, si parla della catastrofe finale, alla quale si arriverà per le colpe degli alti dignitari ecclesiastici (Quaderni dal 1945 al 1950, pp. 649-650, corsivo nel testo):
“Quando la Chiesa e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire. Allora necessariamente la luce si oscurò in crepuscoli più o meno fondi, o per difetto proprio dei Capi assurti per arti umane a quel trono, o per debolezza degli stessi contro le pressioni umane. Sono questi i tempi in cui vi sono i ‘pastori idoli’ di cui già ho parlato, conseguenza, in fondo, degli errori di tutti. Perché se i cristiani fossero quali dovrebbero essere, potenti ed umili che siano, non avverrebbero abusi e intromissioni, e non verrebbe provocato il castigo di Dio che ritira la sua luce a coloro che l’hanno respinta. Nei secoli passati, da quegli errori sono venuti gli antipapi e gli scismi, i quali, tanto gli uni che gli altri, hanno diviso le coscienze in due campi opposti provocando rovine incalcolabili d’anime. Nei secoli futuri, quegli stessi errori sapranno provocare l’Errore, ossia l’Abominio nella casa di Dio, segno precursore della fine del mondo. In che consisterà? Quando avverrà? Ciò non vi necessita di saperlo. Vi dico solo che da un clero troppo cultore di razionalismo e troppo al servizio del potere politico, non può che fatalmente venire un periodo molto oscuro per la Chiesa.”
EMILIO BIAGINI
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