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Il padrone consegnò ai suoi tre servitori delle somme di denaro. Al primo, Asdrubale, diede cinque milioni di euro, al secondo, che si chiamava Bernabeo, ne diede due, al terzo, Cornelio, solo uno.
Dopo un anno, chiese conto del suo denaro.
Asdrubale riferì:
— Padrone, i soldi che mi hai dato li ho investiti, su consiglio della banca, in bond argentini. Mi hanno fatto firmare che non si assumevano nessuna responsabilità per eventuali rischi, e ho perso quasi tutto. Qui c’è la misera somma che resta. —
Bernabeo disse:
— Padrone, io ho chiesto consiglio alla banca e mi hanno tanto, ma tanto raccomandato azioni Cirio e Parmalat, a garanzia delle quali mi hanno fatto il nome di un grosso e prode uomo politico. Anche loro mi hanno fatto firmare che erano manlevati da qualsiasi eventuale rischio, e ho perso fino all’ultimo centesimo. —
Cornelio fece il suo resoconto:
— Padrone, poiché i banchieri sono una banda di ladri, che, loro sì, mietono dove non hanno seminato e raccolgono dove non hanno sparso, non mi sono fidato e ho nascosto il tuo denaro sotto il materasso. Eccolo. —
Il padrone sentenziò:
— Bravo servo fedele, entra nella gioia del tuo padrone, caro Cornelio. Quanto a voi due, tre secoli di purgatorio non ve li leva nessuno. —

ORAZIA


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