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IL SEDERE (PARDON, IL PARERE) DEL SENATO

Atto unico

Personaggi:

il MAGNIFICO REATTORE dell’ateneo di Pratomelmoso;

Max BLATERONTE, preside della facoltà di D.P.A. (E.P.A.) [Disoccupazione Permanente Assicurata (Eccetto Per Ammanigliati); la dicitura è stata spiegata per esteso onde ottemperare al codice etilico, o e(me)tico, che prescrive la trasparenza];

ORKETTO FALCE E KULETTO, principale rappresentante degli studenti, in odore di rapida carriera per meriti speciali.

Lo sala delle turbine del Magnifico Reattore nel prestigioso ateneo di Pratomelmoso.

BLATERONTE — (entrando di corsa con la pelata al vento, con Orketto Falce e Kuletto fedelmente piazzato in posizione di retroguardia parando il fondoschiena, tende un foglio al Magnifico Reattore) Magnifico Reattore, Magnifico Reattore…

MAGNIFICO REATTORE — (sorpreso) Che c’è? Oh, il nostro caro preside della facoltà di D.P.A. (E.P.A.).

BLATERONTE — (tendendo un foglio) Guardi un po’ cosa ho trovato affisso alla porta del mio presidenziale studio questa mattina…

MAGNIFICO REATTORE (legge) —    “Il senato l’ha deciso, questo libro così inviso sarà presto cancellato; nell’arena sia bruciato. Io che posso e che comando il suo autore metto al bando, non si faccia più vedere qui, nel tempio del sapere, e l’odiosa sua presenza si trasformi in un’assenza che dia luogo a un gran piacere nella testa e nel sedere.” Ma il parer, come ognun sa, dura un attimo e poi va. Ciò che conta invece è l’Ente, che sarà sempre presente, ed un giorno arriverà, e giustizia ben farà. E se a questo tu non credi perché adesso non lo vedi, non per questo la realtà del Giudizio sparirà. Quando addosso ti verrà tardi, ahimé, per te sarà.”

BLATERONTE — Ma guardi un po’ se dobbiamo sopportare questi sberleffi alla sacra Istituzione, scritti per giunta in questi versi infantili, invece che nel linguaggio dei giovani che si aggirano nella sapientizia nube di cocaina della capitale che tremare il mondo fa, linguaggio del quale mi glorio, modestamente, d’essere il più autorevole studioso.

ORKETTO FALCE E KULETTO — (stando sempre dietro al maestro in atto di profonda venerazione, parando il fondoschiena) Sono io la fonte preferita di cotanto maestro, che meco si abbevera ai piaceri della lingua giovanile.

BLATERONTE — E tutto per colpa di quell’indegno Indelicato e del suo testo ch’io aborro e mi tormenta più di un porro, come il qui presente mio dilettissimo allievo può testimoniare.

ORKETTO FALCE E KULETTO — (stando sempre dietro al maestro in atteggiamento come sopra) Verissimo, verissimo, Magnifico Reattore, anch’io ho un porro nel medesimo posto. Ahi, ahi, che male. Tutta colpa di quel malefico individuo pieno di mania di persecuzione, che osa perfino invitarci alla presentazione dei suoi libri, che saranno chissà che schifezza trigotta.

BLATERONTE — Sospetto che dietro costui ci sia la moglie, che dev’essere ancor più velenosa di lui, ed è tutto dire.

MAGNIFICO REATTORE — Il nostro codice e(me)tico, testé approvato, che prevede la “valorizzazione dei generi”, afferma, sottolinea e ribadisce che non vediamo di buon occhio questi matrimoni tradizionali e reazionari, tra due individui di opposto genere, e che non finiscono mai nel sacrosanto divorzio laicista e politicamente corretto.

BLATERONTE — (ispirato) Come dice l’aulico Euripide, gli uomini non dovrebbero sposarsi, ma avere figli solo portando ai templi offerte destinate agli dei. In termini moderni, portando offerte alle cliniche destinate alla sacra provetta, se proprio vogliono ingombrarsi l’esistenza con un marmocchio, cosa che a me, per esempio, non piacerebbe affatto.

MAGNIFICO REATTORE — Ma adesso, cosa volete che faccia?

BLATERONTE e ORKETTO FALCE E KULETTO (in duetto) — Qui ci vuole un intervento con sever provvedimento, affinché si dia l’esempio, castigando questo empio. Noi vogliam la libertà, e per questo non ci va che ci sia contraddizione al prescritto minestrone.

MAGNIFICO REATTORE — Avete tutta la mia comprensione e tutto il mio appoggio: la libertà democratica è proprio quando nessuno osa contraddirci. Non dubitate, compagni: mi farò parte attiva presso il C.U.N., affinché si giunga ad un parere, che purtroppo può essere solo consultivo, ma tutto fa. E poi escogiteremo qualcos’altro, finché, a forza di fargli “buh”, può darsi che il reprobo si spaventi. Coraggio, compagni, il Muro è crollato, ma noi, grazie all’inerzia di quegli imbecilli di nostri avversari, ricostruiremo tanti altri bei muretti, dietro i quali continueremo a fare i nostri comodi, e quando non basteranno più i muretti ci daremo ai ponti. Tutto serve per distruggere quelli che usano il cervello.

La tela cala, scarlatta per la vergogna

 


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