I Trigotti

Necessaria precisazione: e sia ben chiaro noi non siamo bigotti.

Anno: 2013 (Pagina 3 di 4)

MATRIGNA NATURA

MATRIGNA NATURA

Il piagnisteo ambientalista politicamente corretto cerca di persuaderci che “madre Natura” è fragile, che siamo troppi, che ne siamo gli ingrati e scriteriati padroni, che la stiamo distruggendo, e via piagnucolando e accusando, sempre col dito puntato. La realtà è ben diversa. La natura potrebbe spazzarci via come un nonnulla, e di certo prima o poi lo farà, se prima non ci massacreremo fra noi da soli. Gli ambientalisti la presentano col mite volto un po’ assonnato del povero panda minacciato di estinzione, dimenticando che la natura spietata ha distrutto milioni di specie. La natura inquina (basti pensare alle gigantesche emissioni di gas velenosi dai vulcani), la natura è pericolosa, la natura minaccia l’uomo molto più di quanto l’uomo minacci la natura. Forse, più che “madre”, sarebbe il caso di chiamarla “matrigna”. Tanto per farla finita con le chiacchiere e ragionare con un po’ di realismo, vogliamo passare in rassegna alcuni dei possibili rischi che la matrigna ci prepara? Sono rischi che scaturiscono dall’autodistruttività della natura stessa.

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LA SANTITA’ DI MARIA VALTORTA

LA GLORIA DI MARIA VALTORTA

Al termine di una rilettura del sublime commento teologico alle Messe festive, noto come di Libro di Azaria, dal nome dell’angelo custode che ne dettò le lezioni a Maria Valtorta, ritengo utile qualche riflessione non sul testo (ciò che sarà fatto più avanti), ma sulla santità della veggente.

 

Un mese e mezzo dopo l’ultima lezione, che è del 2 febbraio 1947, la Valtorta, il 16 marzo, descrive le dolcezze e promesse ricevute da Gesù. Il Divino Maestro le appare col S.S. Cuore scoperto, tutto circondato di fiamme, più luminoso dell’oro, le fa bere il Suo Sangue che è come miele, più inebriante di un balsamo, mentre le fiamme le carezzano i capelli, dolci e fresche come vento d’aprile. Mentre gusta queste sensazioni soavi, conserva tutte le sue facoltà, può riflettere, analizzare e ricordare. E Gesù le dice: “Ecco: in questo differisce ogni fuoco, anche quello purgativo, dal mio fuoco. Perché questo mio è di carità perfettissima e non fa male neppure per fare del bene. E questo è il fuoco che io serbo per te. Questo solo. Ecco ciò che è parte del mio amore. Fuoco che conforta e non brucia, luce, armonia, carezza soave. Ecco ciò che per te è il mio sangue: dolcezza e forza. Ed ecco ciò che io faccio per te, a compensarti degli uomini. Ti spremo il mio sangue come una madre fa col latte al suo nato, tu, figlia mia! Così Io ti amo.”

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ORO O LATTA? (UNA VITA CON MARIA VALTORTA)

L’opera risulta inevitabilmente farraginosa e pesante. Vi si avverte lo sforzo del curatore di seguire i pensieri disordinati dettati al registratore da Marta Diciotti, con frequentissime ripetizioni, anche multiple, e costanti espressioni di dubbi della donna sulla propria capacità di giudizio, segno certo di umiltà, ma ripetute con le stesse parole o quasi, ad ogni pie’ sospinto, fino alla noia. A differenza di tutte le altre opere della Valtorta e sulla Valtorta, che sono spesso affascinanti, di grandissimo interesse, di altissimo profitto spirituale e culturale, opere che danno vero piacere al lettore ed elevano l’anima, questa è noiosissima e veramente proibitiva. È pure estremamente difficile da recensire in un qualche modo organico, tanto è il disordine e l’eterogeneità della materia. Non si tratta certo di un libro da mettere in mano al lettore medio. Per lo studioso valtortiano, tuttavia, è un documento che occorre assolutamente leggere e meditare: un’autentica miniera di fatti, molti dei quali inediti, e una formidabile testimonianza della sublime santità di Maria Valtorta e della genuinità delle rivelazioni da lei ricevute.

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ORO O LATTA? (FRANCESCO MAJ, IL CANTO DI MOSE’)

Opera difficile è scrivere quando la trama del racconto è già determinata e notissima. L’autore, tuttavia, è riuscito egregiamente ad animare lo svolgersi della storia, pur mantenendosi rigorosamente aderente al testo dell’Esodo. La forza del poema consiste nell’esplorazione del tormento di Mosè, dei suoi dubbi, delle sue umane paure di fronte al comando divino e alle opposizioni che incontra. Facile e insidiosa è la tentazione della vita comoda, ma Dio sospinge costantemente il Suo profeta che risponde con sofferta obbedienza.

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ORO O LATTA? (RIZZI, IL MISTERO DI MARIA)

 

In Dante troviamo ovviamente poesia altissima, come si conviene a temi tanto elevati, ma anche ardua, non certo adatta ai semplici, anche per la lingua ormai tanto cambiata. San Tommaso inclina a intrattenersi maggiormente sugli angeli e a non credere all’Immacolata Concezione: la sua “Summa Theologica” è un testo difficile, animato da stretta logica, grandioso, ma incapace di scaldare il cuore, e neppure aspira a farlo, trattandosi di un testo altamente scientifico. Del resto lo stesso san Tommaso a un certo punto cessò di scrivere teologia, quando le sue visioni soprannaturali gli diedero la misura dell’abisso che separa il ragionamento umano dai misteri divini. “Mi hanno detto che quanto ho scritto è giusto, ma è paglia rispetto a quello che ho visto”, disse il santo dottore ai confratelli riferendo una di tali visioni soprannaturali, dopo che ebbe posto i suoi scritti sull’altare per cercare l’approvazione da “colà dove si puote”.

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ORO O LATTA? (LAURENTIN & DEBROISE, INDAGINE SU MARIA)

 

Le quattro rivelazioni principali sono contenute nelle opere: La mistica città di Dio di María di Ágreda, La vita della Vergine Maria; le Visioni di Anna Katharina Emmerick, La dolorosa passione di Gesù Cristo di Anna Katharina Emmerick; L’Evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta; e Maria, porta del cielo di Consuelo (pseudonimo di una madre di famiglia spagnola che ha voluto restare rigorosamente anonima). I quattro racconti frammentari sono quelli della tedesca Therese Neumann, di “Domenico” (mistico italiano che ha voluto celare il proprio cognome), della spagnola Luz Amparo Cuevas e di “Rosa” (pseudonimo di una mistica italo-francese la cui identità è ignota).

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ORO O LATTA? (LAVÈRE, L’ENIGMA VALTORTA)

Il volume del Lavère, infatti, non si perde in frascherie stilistiche, ma conduce una serrata analisi scientifica, in base allo studio di oltre 5000 dettagli dell’Opera. I risultati preliminari (infatti c’è ancora molto da scoprire, come dice lo stesso autore) sono stupefacenti. È la matematica, infatti, a dirci senza mezzi termini che le probabilità a favore di un’origine puramente umana de “L’Evangelo come mi è stato rivelato” sono talmente infinitesimali da invocare il principio di inflazione statistica.

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IL MICIO CHE SAPEVA TROPPO

INVITO AL GIALLO

 

IL ROMANZO COMPLETO

“IL MICIO CHE SAPEVA TROPPO”

E’ SCARICABILE DA SMASHWORDS

 

(COME PURE DIVERSE ALTRE OPERE DELLA DINAMICA COPPIA)

 

 

Il micio che sape troppo. Copertina 

 

……

 

2

“Andiamo in macchina o col treno?” disse lui.

“Tu cosa preferisci?” rispose lei.

“Quello che preferisci tu.”

Era il solito dialogo. Ognuno dei due voleva fare solo quello che compiaceva l’altro.

Infine, visto che non avevano in programma visite a campi di battaglia in Scozia o ad altre destinazioni campestri, ma solo di passare alquanto tempo a Edimburgo, scavando negli archivi, decisero per il treno, più rilassante e, fatta buona provvista di acqua, gallette e omogeneizzati per Wat, partirono.

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PARLIAMO UN PO’ DI… SCIENTISMO

PARLIAMO UN PO’ DI…

SCIENTISMO

 

Il grande filosofo Karl Popper (autore di The logic of scientific discovery, London, Oxford University Press, 1968), emigrato in Gran Bretagna, per sottrarsi alla dittatura nazista, e divenuto professore all’università di Oxford, era il maggior specialista di epistemologia (filosofia della scienza) vissuto nel Novecento. A lui dobbiamo la demolizione più efficace e incontrovertibile dello scientismo, la cui proposizione basilare stessa è miseramente contraddittoria: infatti non è possibile dimostrare scientificamente che la scienza sia l’unica fonte di conoscenza, per cui tale proposizione non è scientifica.

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PARLIAMO UN PO’ DI… CONSERVAZIONE DELLA MASSA

 

I centri di potere massonico, economico e culturale, le sontuose logge inglesi e americane, Wall Street e la Royal Society sono per la Fede una minaccia assai più grave di quanto il Cremlino sia mai stato. Molti prelati e chierici cattolici sono stati ottimi allievi e propagandisti del Cremlino, moltissimi altri del laicismo massonico.

Nascostamente già prima del Concilio Vaticano II e in modo sempre più svergognato nel postconcilio, si è assistito alla svalutazione dei miracoli, all’eretico disconoscimento dell’onnipotenza divina. Oscurati i miracoli, non resterebbe che un insegnamento privo di autorità soprannaturale, che imporrebbe sacrifici senza alcuna contropartita, sofferenze inutili sulla terra senza speranza di premio. Oggi gran parte dell’insegnamento nei seminari, grazie alla frenesia di andar d’accordo col mondo a tutti i costi, tende a mettere in sordina i miracoli, attaccandosi agli specchi pur di escogitare una qualche “spiegazione” naturale.

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