•  
  •  
  •  

ORO O LATTA: QUESTO È IL PROBLEMA

Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.

I TRIGOTTI

-Figura_aquila

Abbiamo il piacere di conferire l’aquila d’oro a questa fondamentale opera di storia della scienza di Francesco Agnoli, del quale abbiamo già avuto occasione di apprezzare altre due sue importanti opere:

IL MISTICISMO DEI MATEMATICI

 

Recens.Francesco Agnoli-Il misticismo dei matematicijpg copia

 

AGNOLI F. (2012) Il misticismo dei matematici. Da Pitagora al computer, Siena, Cantagalli

Questa nuova opera di Francesco Agnoli si collega idealmente alle precedenti Scienziati dunque credenti e Le preghiere degli scienziati, nel dimostrare, prove storiche alla mano, che la scienza non solo è compatibile con la Fede, ma la conferma e la rafforza. I veri scienziati sono credenti, l’ateismo appartiene ai palloni gonfiati che dalle mal acquistate cattedre, nelle università normalizzate e inquadrate nei deliri del relativismo e del mefitico “gender”, esalano le loro malsane flatulenze nelle teste dei poveri studenti.

Di tutte le scienze la matematica sembra essere quella che più avvicina a Dio, quella che vivifica le altre scienze, e al tempo stesso quella che fa intendere la propria incapacità a spiegare tutto. Se da una parte, infatti, fa intuire l’infinito e l’ordine soggiacente al reale, dall’altra sembra dire: “Fin qui e non oltre”, lasciando intuire un mondo mistico, al di là del misurabile e del meccanizzabile. È metafora di un ordine superiore che fa intravedere il disegno di Dio e al tempo stesso fa capire che molto di più è quello che ci sfugge.

 

La matematica non è una creazione umana, ma qualcosa che veniamo scoprendo, qualcosa di reale che esiste indipendentemente da noi e al tempo stesso non è materiale. I maggiori geni matematici, che l’autore passa brillantemente in rassegna, se ne sono tutti resi conto. Da Pitagora a Sant’Agostino, ai matematici medievali (Gerberto d’Aurillac divenuto papa col nome di Silvestro II, il monaco bizantino Massimo Planude, il vescovo Roberto Grossatesta, il vescovo Thomas Bradwardine, il monaco benedettino Riccardo di Wallingford, il frate francescano Luca Pacioli), per giungere all’età moderna con i gesuiti Cristoforo Clavio e Paolo Guldino, padre Marin Mersenne, il padre gesuato Bonaventura Cavalieri, padre Gerolamo Saccheri, don Bernhard Bolzano, per giungere a Gregor Mendel fondatore della genetica e a padre George Lemaître fondatore della teoria del Big Bang; tutti questi, che sono fra i maggiori geni matematici, erano credenti.

Né la lista è completa, in quanto l’autore presenta una galleria di brevi biografie di altri grandi matematici: Keplero, Cartesio, Pascal. Leibniz, Eulero, Ruffini, Gauss, Cauchy, Boole, Cantor, fino ai contemporanei, tutti immersi nel misticismo, giungendo alla fede nei miracoli. Coltivando le apparenti astrazioni della matematica, è stato possibile schiudere prospettive d’importanza fondamentale in tutte le altre discipline scientifiche. Senza la matematica nessun progresso sarebbe stato possibile nell’astronomia, nella fisica e nell’informatica, e ben poco nelle altre scienze, dalla chimica alla geologia e alla biologia, che sarebbero rimaste piattamente descrittive. Mentre le scienze così progredivano, la cultura si imbestiava: le cosiddette scienze umane e filosofiche (appunto quelle dei philosophes dell’Aufklärung) decretavano, senza alcuna base scientifica, che Dio non c’è. Dixit stultus in corde suo: Deus non est.

Un punto interessante viene sottolineato nella postfazione del matematico Claudio Fontanari: il Seicento è il secolo d’oro dell’agostinismo, in cui l’unione tra la matematica e il misticismo raggiunge l’apice: è il tempo della Controriforma che si erge senza paura contro il mondo. Nel Settecento invece il mondo prevale, nasce il mito della religione “retriva e ostile” al cosiddetto “progresso”, i philosophes illuministi inventano una “scienza” che avanzerebbe dissipando le tenebre dell’“oscurantismo” cristiano. La ricerca la si pretende monopolio della massoneria: “Sehen, wie dem starren Forscherauge die Natur ihr Anlitz nach und nach enthüllet…” (Vedete, come agli occhi sbarrati del ricercatore la natura rivela sempre più il suo volto…), come blatera il poetastro Petran nell’ode massonica “Die Maurerfreude” (La gioia massonica), resa purtroppo accattivante dalla musica di Mozart.

Se nel Seicento i francesi pensavano come Bossuet, nel Settecento si diedero a pensare come Voltaire. Niente di strano: oltre alla subdola penetrazione massonica, giocava anche la deriva anticristiana della politica francese. Già nel Cinquecento la Francia trescava coi turchi, riforniva nella propria base di Tolone le loro navi corsare turche intente a massacrare le coste italiane, aggrediva alle spalle il Sacro Romano Impero impegnato a difendere l’Europa dalle orde turche. In Francia nacque, in funzione antiromana, il gallicanesimo. Nel 1689 il Re Sole rifiutò di consacrare la Francia al Sacro Cuore, come Cristo aveva chiesto attraverso la grande veggente Marguerite Marie Alacoque. Tout se tient: politica anticristiana, massoneria, illuminismo, degrado della morale, menzogne deformatrici della scienza, per giungere al delirio odierno, alle farneticazioni del “filosofo” francese Michel Foucault che impestano la cultura e le università dell’intero Occidente.

Non resta che associarsi all’augurio di Claudio Fontanari: che queste pagine di Francesco Agnoli offrano al lettore “lo stimolo per riannodare nella propria vita spirituale un filo che nella mentalità corrente è stato spezzato trecento anni fa”.

EMILIO BIAGINI


  •  
  •  
  •