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ORO O O LATTA: QUESTO È IL PROBLEMA

 Abbiamo deciso di premiare con opportuni segni del nostro apprezzamento le opere letterarie e cinematografiche che hanno attratto il nostro interesse. Questa rubrica viene aggiornata quando ci pare e il nostro giudizio è inappellabile.

I TRIGOTTI

-Figura_aquila

 And the winner is …….

Ecco il vincitore della prossima Aquila d’oro:

Segue una recensione di Emilio Biagini:

FRANCO FORTE, Carthago. Annibale contro Scipione l’Africano, Edizioni Mondadori, Milano, 2009/2016

Il volume si apre con una vibrante presentazione di Valerio Massimo Manfredi che sottolinea un punto essenziale. Non potendo rivivere la vita del passato, di cui ci restano solo testi scritti, non resta che un modo per accostarsi all’irraggiungibile ideale di una simile esperienza completa: il romanzo storico. Un illustre precedente a questo proposito sono le Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.

E infatti Franco Forte fa proprio questo, riuscendo a darci un vivida ricostruzione dell’epoca. Di particolare interesse la Roma povera delle insulae che all’epoca di Nerone, oggetto di un altro magnifico romanzo storico dell’autore, erano una realtà consolidata, mentre alla fine del sec. III a.C. avevano solo da poco iniziato a diffondersi.

Molto interessante è il parallelismo tra Scipione e Annibale. L’autore ce li mostra impegnati in un vero e proprio duello personale, come dev’essere stato in realtà. Un efficiente meccanismo narrativo è quello in cui l’eroe protagonista ha un antagonista-amico che discute con lui, spesso lo contraddice e gli permette di mettere a fuoco i suoi piani. Come Cesare, nella saga ucronica della ricerca dell’immortalità del medesimo autore, ha lunghi dialoghi con Cicerone, così, in Carthago, Scipione l’Africano si confida e trae ispirazione dal suo dotto schiavo siracusano Versilio, mentre Annibale dibatte con la moglie Himilce.

Una piccola osservazione etnica. I liguri costituivano un’importante componente del popolamento nel nordovest italiano; arrivavano dalla costa fino alla Valle d’Aosta (tribù dei Salassi). Nella suddivisione regionale augustea, alla regione Liguria apparteneva ancora il territorio fino alla destra del Po. Molte delle tribù incontrate da Annibale nel Nord Italia erano certamente liguri o celtoliguri, non puramente celtiche.

Scipione sbarcò a Genova, alleata di Roma, nel 218 a.C. (vedi Treccani) e di lì partì nella sua campagna per la conquista dell’Iberia. L’autore ricorda che Magone vi si diresse nel 205 a.C., ma tace il fatto che il generale cartaginese la conquistò. L’importanza che la città già allora aveva si deduce dall’ingente bottino che fu portato dai punici nella rivale Savona. I liguri erano unanimemente schierati con Annibale, e Genova sola faceva eccezione, sia perché era di fondazione etrusca, e quindi con popolazione mista, sia perché, come città commerciale già di una certa importanza, aveva più interesse ai rapporti con Roma, mentre nel resto della Liguria si viveva più rozzamente, solo di pesca e di pastorizia.

A Rapallo esiste un antico ponte in pietra di datazione incerta: è infatti difficilissimo datare strutture utilitaristiche come ponti o fortezze, poiché l’utile soverchia lo stile di qualsiasi epoca. Tale ponte scavalcava il torrente Boate (deviato nel 1823, così che adesso scavalca la strada per Santa Margherita): ed è chiamato Ponte di Annibale, probabilmente a ricordo del transito, se non del condottiero stesso, del suo fratello minore Magone.

Un cenno, sia pure sintetico, a questi fatti riguardanti i liguri e la Liguria avrebbe completato il quadro, dato che vi era coinvolta quella che è tuttora una delle maggiori città d’Italia, e data l’estensione del popolamento ligure antico nel nordovest. Si tratta tuttavia di un aspetto secondario, che non inficia certo il valore storico, e tanto meno quello letterario, di quest’opera, che conferma Franco Forte come scrittore di indiscussa grandezza.

EMILIO BIAGINI


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