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PADRE CANDIDO RACCONTA…

AVIGNONE, 1964

In rue Paul Saïn, un giovane frate osservava preoccupato la grossa crepa che attraversava la facciata della chiesa di Nôtre Dame de la Conversion, sede della missione che assiste gli immigrati italiani in Francia.

Due distinti signori lo avvicinarono e incuriositi gli domandarono:

“Cosa osserva con tanta attenzione?”

“Guardo quella crepa sulla facciata della Chiesa”, rispose il frate.

Uno dei due domandò:

“Ma lei chi è, e cosa fa qui?”

Il frate indicò il saio:

“Sono un frate cappuccino ed assisto chi è nel bisogno.”

A quel punto lo sconosciuto disse:

“Io sono ateo, ma lei crede in Dio.”

“Certo”, rispose il frate.

“E come manifesta questa fede in Dio?”, domandò quel signore.

“Aiutando tutti i fratelli senza alcuna distinzione.”

Quel signore restò un attimo pensieroso, poi disse:

“Non ho mai trovato nessuno che dicesse una cosa simile. Gli uomini sono tutti egoisti e malvagi. Ma venga, voglio offrirle da bere.”

A fianco della chiesa vi era una bettola malfamata, e i due signori si diressero a quel locale, seguiti dal frate titubante. L’ostessa li accolse complimentosa: era la prima volta che vedeva un frate entrare nel suo locale.

“Tre birre”, ordinò il signore.

Il frate strabuzzò gli occhi. La birra non gli piaceva neppure, cercò di rifiutare, ma quel signore insistette. Il frate pregava dentro di sé: “Signore, assistimi.” Finita la prima birra, quel signore ne ordinò un’altra anche per il frate che continuava la sua silenziosa preghiera. Intanto quel signore continuava a parlare:

“È la prima volta in vita mia che incontro una persona che dice di amare tutti senza distinzione. Lei mi ha ascoltato, è entrato in questo locale con me, ha bevuto in mia compagnia la birra che pure non le piace. Grazie. Io ero disperato e volevo suicidarmi, ma aver incontrato lei ha cambiato tutto.”

Quando furono fuori, mise una mano in tasca ed estrasse qualcosa:

“Tenga,” disse al frate “a me non serve più.”

Il frate, stupito, si trovò in mano una grossa pistola. Dopo un attimo di smarrimento, corse al Rodano e la scagliò dov’era più profondo.

 MARIA ANTONIETTA NOVARA BIAGINI


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