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Laurentin Debroise  Lavre copia

LAURENTIN R., DEBROISE F.-M. & LAVÈRE (2012) Dictionnaire des personnages de l’Évangile selon Maria Valtorta, Paris, Salvator

Questo è un corposo dizionario dei personaggi dell’Evangelo come mi è stato rivelato (pp. 448), opera congiunta del teologo Laurentin, dell’economista politico Debroise e dell’ingegner Lavère. Dopo una sintetica presentazione del personaggio Maria Valtorta, anima offertasi vittima per la salvezza delle anime, e della sua straordinaria Opera, gli autori notano come nei Vangeli canonici siano nominati solo una sessantina di personaggi, mentre quelli dell’Evangelo sono molte centinaia. Gli autori ne catalogano 736, cui dedicano erudite schede. Di questi ben 262, ossia circa uno su tre, risultano storicamente identificati. Alcuni di essi, come il Centurione Cecilio Massimo, del tutto ignoti al tempo della Valtorta, sono stati identificati dopo la morte della veggente. I ritratti dei personaggi delineati nel testo valtortiano appaiono di magistrale vivezza, plausibilità e coerenza con lo svolgersi dell’azione.

Inoltre l’Opera valtortiana descrive con esattezza 450 località, alcune delle quali ignote alla sua epoca e solo più tardi riscoperte dagli archeologi; dimostra una stupefacente conoscenza delle usanze e dei costumi vigenti in Palestina duemila anni fa, nonché della flora e della fauna; dà 5000 indicazioni cronologiche e 230 descrizioni delle fasi lunari di incredibile precisione ed esattezza, verificate in base ad effemeridi computerizzate. In complesso, sui 10.000 dati de L’Evangelo recensiti da Jean-François Lavère per anni, sui più disparati argomenti, il 99,6% sono convalidati a diversi gradi. Solo una minima percentuale, dello 0,4%, è dovuta a valutazioni umane della scrivente.

Nel dettato finale dell’Opera, Gesù precisa le sette ragioni per le quali l’ha donata: 1) procurare alla Chiesa risorse per combattere gli errori del nostro tempo, 2) risvegliare nei preti e nei laici un vivo amore per il Vangelo, 3) aiutare nel loro ministero i direttori di anime, 4) riportare alla sua verità la figura del Cristo vero figlio di Adamo ma dell’Adamo ancora innocente, 5) far conoscere la complessità e la durata della Sua terribile Passione, 6) mostrare la potenza della Sua Parola, 7) far conoscere il mistero di Giuda.

Indubbiamente le ricerche di questi tre valenti studiosi hanno apportato conoscenze fondamentali sull’Opera valtortiana ed hanno inferto un colpo mortale alla desolante superficialità di coloro che in passato pensavano di poterla giudicare solo in base alle proprie personali fisime in fatto di stile.

Purtroppo, in questo pur valido volume non mancano errori, anche di considerevole portata. Sistematicamente ricorre la citazione di “Jaques a Voragine” (sic) al posto di Jacopo da Varagine (Varazze), ma le voragini non c’entrano proprio. Per motivi non chiari, il nome del sinedrita Callascebona è diventato Collascebona, mentre Qumran è diventato Qumram (pp. 134, 405). Erronea pure l’affermazione sulla data della scoperta di Qumran, che richiese parecchi anni, dal 1947 al 1956, e non avvenne solo nel 1948 come affermano gli autori (p. 405). E ancora: Laurentin, Debroise & Lavère scrivono che Gesù raccomanda ai discepoli di amare Sabea (p. 330), sulla quale grava il triste destino di essere profetessa: ma la raccomandazione è rivolta in realtà ai genitori della profetessa, sconvolti perché gli scribi, mentendo, hanno detto loro che Sabea è indemoniata e che lo stesso Gesù l’avrebbe riconosciuta tale.

Un errore più grave è quello riguardo alla tomba di San Pietro. Infatti gli autori scrivono (p. 311): “Nel 1939, su iniziativa di Pio XII, furono compiuti scavi sotto la basilica di San Pietro per localizzare la Tomba di Pietro. Sfociarono il 26 giugno 1968 nel riconoscimento ufficiale di Paolo VI delle ossa che vi erano state rinvenute. Lo scheletro è senza testa poiché questa è venerata dal sec. IX a San Giovanni in Laterano”. Dimostrano perciò di ignorare quanto scritto sull’argomento proprio da Maria Valtorta nei Quadernetti, pubblicati nel 2006: il Divino Maestro di lei contraddice in modo assoluto l’opinione ufficiale abbracciata dagli autori. In realtà la scoperta della tomba di San Pietro, nel disegno provvidenziale di Gesù che presiedeva alle rivelazioni valtortiane, doveva suggellare le rivelazioni stesse, attestandone ulteriormente la veridicità ed elargendo un premio alla Chiesa se questa avesse accettato il grande dono che andrebbe letto in ginocchio.

Ma lo scandalo dato dal clero in quasi ogni occasione, ingannando e tormentando la veggente paralizzata e in ristrettezze finanziarie, la cui unica consolazione era il Corpo di Cristo, negandole la Santa Comunione, disprezzando le parole rivelate e le visioni, ostacolandone la pubblicazione e tentando la Valtorta a negare l’origine divina dell’Opera (come del resto la tentava a fare anche satana) per poterla sfruttare commercialmente, rese impossibile la realizzazione del piano divino. Per castigo verso i chierici superbi, avari e iper-razionalisti, Gesù vietò alla Valtorta di rivelare il luogo della tomba del primo Papa, e lei, obbediente, tacque per sempre.

Anche non essendo disposti ad accettare questa ben diversa versione, che sicuramente comporta il rischio di cadere in disgrazia di fronte a certa gerarchia, si sarebbe dovuto almeno ricordarne l’esistenza.

EMILIO BIAGINI

 


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