Il geniale metodo proposto dal professor Serafini per il conseguimento di questo desiderabile fine era che tutti gli scrittori, scrivani, scribacchini e pennivendoli aderenti al progetto scegliessero una parola, impegnandosi ad usarla il più possibile in frasi opportunamente mirate.
Astenio Conformini, prestigioso esponente della corporazione accademica italianistica, decise di partecipare al brillante, utile ed intelligente progetto, e cominciò a riflettere sulla parola da scegliere. Cercò su internet qualche altro partecipante all’iniziativa e inorridì quando vi trovò la notizia che un certo Arcibaldo Rinoceronte, cugino di Tommaso Indelicato e del terribile Arcibaldo Elefante, e ancor più coriaceo e politicamente scorretto di loro, aveva scelto la parola “frocio”, dichiarando che essa era gravemente minacciata di demolizione dall’avanzata dei ciechi bulldozer del politicamente corretto.
Alle assordanti urla levatesi dalla Società Squadra, Compasso e Grembiulino per la Promozione dell’Italico Sermone, come pure dalle politicamente correttissime redazioni del Repubblicao meravigliao e dell’Espressao Caffesiñao, l’inossidabile Arcibaldo Rinoceronte aveva risposto che in tal modo si affondava la naturale e ruspante spontaneità della lingua italiana. Ma, per far contenti lorsignori, era disposto a ritirare con molte scuse la sua proposta, e proponeva di sostituire la parola incriminata con altri italianissimi vocaboli, pur’essi minacciati di estinzione dal bulldozer politicamente corretto, come “finocchio”, “buliccio”, “checca”, “ricchione” o “culattone”, a scelta di lorsignori.
Pareva che la moderata e ragionevole proposta non avesse incontrato il favore dei custodi della correttezza politica, le cui urla erano divenute assordanti. Il reprobo Rinoceronte era stato denunciato alla Corte europea dei diritti dell’Uovo. Una volta quella Corte si era chiamata “dei diritti dell’Uomo”, ma le femministe avevano preteso un nome neutrale che non offendesse i vari e variopinti “generi”. L’accusa contro Arcibaldo era naturalmente quella, tremenda, di lesa sodomia e pederastia.
Aveva pure avuto l’onore, il Rinoceronte, di un’intervista telefonica trasmessa in diretta nella rubrica “Il Tafano”, della “Luna a ventitré ore e tre quarti”, in cui l’intervistatore, certo Cruscani, aveva cercato di tartassarlo con una serie di domande che i suoi padroni gli avevano suggerito. Domande che volevano essere imbarazzanti e di implicita condanna, e promanavano dall’alto delle cattedre di NPC (Nulla Politicamente Corretto). Domande alle quali Arcibaldo Rinoceronte aveva risposto con nutrite salve di pernacchie.
No, Astenio Conformini non era proprio il tipo da correre rischi del genere anche perché il suo raffinato bon ton radical chic gli aveva sempre impedito di imparare a tirare pernacchie. Dopo profondi ponzamenti, scelse la parola “fellone” e si impegnò, con la conformistica serietà che lo distingueva, a formulare acconce frasi contenenti la prefata parola, giusta le auree prescrizioni dell’illustre nonché angelico collega Supremo Serafini, che, assiso sul suo alto scranno alla SSCG per la PIS, attendeva con ansia i risultati della sua mirifica iniziativa.
Così, dopo essersi ben spremute le esangui meningi, l’Astenio si premurò di mettere in internet e inviare per posta elettronica alla Società Squadra, Compasso e Grembiulino per la Promozione dell’Italico Sermone i risultati della sua singolare creatività. Ecco la cogente ed illuminata raccolta di frasi, in forma di apodittiche dichiarazioni politicamente corrette.
“Fellone è colui che pretende di conoscere la verità, abbarbicandosi a ciò che resta degli insegnamenti di antichi maestri che con la Scienza e la Formazione Pubblica nulla hanno a che fare.”
“Il fellone è un razzista omofobo e bacchettone.”
“Il fellone dev’essere distrutto.”
“Il fellone va distrutto scatenandogli contro giornali, radio e televisioni, che, debitamente in-cul-cate, sono divenute custodi del sacro relativismo.”
“Quando il fellone sarà scomparso dalla terra, regneranno la libertà e la scienza.”
“Quando il fellone non ci sarà più, si realizzerà la libertà assoluta e ognuno potrà fare ciò che più gli aggrada senza remore di vecchie proibizioni e paure medievali.”
“La vittoria sul fellone sarà la vittoria della vita libera, e l’ortica crescerà finalmente dentro le chiese.”
“L’ortica dei nostri amici preti politicamente corretti è garanzia della futura sconfitta del fellone e del sacrosanto annientamento di ciò che resta degli insegnamenti di antichi maestri che con la Scienza e la Formazione Pubblica nulla hanno a che fare.” (Quest’ultima frase era un po’ ripetitiva, ma Astenio Conformini fantasia ne aveva poca.)
“Il fellone è nemico dell’Alta Scienza e della Formazione Pubblica, perché dedito alla bassa ignoranza e alla formazione privata.”
“Credeva il fellone di poter impunemente insegnare che una cosa chiamata vizio esiste, ma un sacrosanto fulmine lanciato dall’Arcigay lo incenerì.”
Gli venne elargita solennemente, per mano dell’angelico Serafini, la laurea honoris causa in Etica trascendentale dell’università di Pratodifogna e — alto e ambitissimo premio — una vasetto di pomata antinfiammatoria, di cui Conformini aveva urgente bisogno, essendosi scrupolosamente impegnato, col fondoschiena, per distinguersi, fino in fondo, da biechi reazionari come il famigerato Arcibaldo Rinoceronte.
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