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LA GRAMAGLIADE

ovvero

EPOPEA DI UNO SPIRITISTA NEMICO DI MARIA VALTORTA

 

CAPITOLO TERZO

L’INFATUAZIONE DELLO SPIRITISMO

Terza puntata

 

A guisa di rullo compressore, il PAG continua a “spiegare” quello che non c’è (pp. 79-80): “A partire dal 15 gennaio 1946 l’interno ammonitore si personalizza e si identifica con Azaria, l’angelo custode della Valtorta (…). Il processo corrisponde ad un dinamismo psichico abbastanza frequente nella Valtorta, che proietta prima il suo subconscio in una voce di tipo interiore, passa poi ad una rielaborazione medianica con la voce che proviene dall’esterno e raggiunge la figura allucinatoria personificata con cui identifica i propri desideri, proteggendoli ovviamente con la garanzia soprannaturale. Nell’ultimo stadio l’interno ammonitore diventa un bel giovanotto, coi capelli castano scuri, il viso rotondetto, perfetto nelle linee e nel colore e con una splendida tunica ricamata.” A parere del mio barbiere, il PAG, schiavo della sua infatuazione spiritistica, non fa che circondare la veggente di presunte fantasie erotiche, alle quali si aggiunge nientemeno che un “Gesù nella solita veste di lana bianca, con le sue belle mani lunghe e affusolate di un bianco tendente all’avorio vecchio, col suo bel volto lungo e pallido ove splendono gli occhi dominatori e dolci di zaffiro scuro fra le folte ciglia di un castano scintillante di biondo-rosso (…). È una classica apparizione spiritistica e medianica.”

Frugando in uno dei miei pochi neuroni superstiti mi pare di ricordare che Maria Valtorta odiasse a morte lo spiritismo, che ne avvertisse immediatamente la presenza diabolica se qualcuno faceva spiritismo in una casa vicina e che si mettesse subito a praticare l’esorcismo breve, costringendo gli spiritisti e i loro diavoli alla fuga. Se il tuttologo Gramaglia avesse praticato spiritismo nelle vicinanze di lei, sarebbe stato prontamente messo in fuga con tutti i suoi cornuti amici. Ed è impossibile che costui siano diventato “esperto” di spiritismo senza averlo praticato lui stesso.

Il mio barbiere si è detto pienamente d’accordo, con l’aggiunta di alcune osservazioni non proprio lusinghiere sul PAG: “Nella sua fissazione spiritistica, quello lì si crede pure intelligente”, ha concluso.

Le visioni più frequenti, che il PAG, nella sua infatuazione spiritistica si ostina ad attribuire ad autoipnosi che condurrebbe ad una trance leggera, “hanno come oggetto Gesù sofferente. A parte le stranezze del Gesù risorto che appare invece alla Valtorta come una persona realmente e attualmente sofferente (…), in genere si tratta di proiezioni allucinatorie del proprio stato di malattia o di angoscia. (…) Il subconscio dell’ammalata ha elaborato una particolare figura di Gesù, nel quale potersi identificare e da lasciare emergere poi in modo allucinatorio e personificato per sentire una presenza affettuosa che potesse consolare nei momenti di crisi e di dolore nella solitudine; guardando al soffrire di Gesù, Maria Valtorta poteva rincuorarsi nel proprio soffrire.” (p. 81 corsivo nel testo).

Manovrando destramente il falciaerba automatico che ha preso ormai il posto delle forbici per sistemare la mia barba, il figaro ha fatto alcuni commenti estemporanei che peraltro io condivido solo in parte: “Tutto si riduce dunque a un effetto medianico di un povero cervello malato e angosciato. Imperterrito e mai sfiorato dal dubbio di stare collezionando un monte di sciocchezzuole (veramente era un’altra parola, anch’essa cominciante per “s” e terminante in “e”). La veggente si sarebbe consolata delle proprie sofferenze vedendo soffrire Gesù. Sembra un modo alquanto sadico di consolarsi: ‘Bene, soffri un po’ anche tu, Gesù, così soffro meno io.’ Discorso tragicamente demenziale, che non ha niente a che fare con la vera Valtorta.”

 (continua)


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