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LA GRAMAGLIADE

ovvero

EPOPEA DI UNO SPIRITISTA NEMICO DI MARIA VALTORTA

 

CAPITOLO TERZO

L’INFATUAZIONE DELLO SPIRITISMO

Sesta puntata

 

Il mio barbiere mi fa osservare che, troppo sicuro di sé per soffermarsi a considerare simili quisquilie, l’illuminato PAG si lancia in una livida descrizione farneticante della Valtorta (pp. 88-89): “Evidentemente era convinta di essere un genio senza pari sulla terra! Dopo aver conversato con persone colte, restava oppressa da invidia (sic!) e da senso di frustrazione e subito Gesù le dettava o insulti contro chi era vittima del razionalismo e non aveva amore oppure qualche brano scientifico di ripicca, assicurandola che lei conosceva benissimo i segreti dell’universo. Il caso più esemplare è quello segnalato il 18-19 ottobre 1944. Adirata contro un tale che le aveva sciorinato la sua cultura, si fa subito dettare da Gesù un lungo brano sulla composizione delle stelle, delle nebulose e delle galassie, estremamente retorico e ingenuo (la competenza dell’illuminato PAG in fatto di fisica la vedremo nell’ultimo capitolo, per il momento basti dire Gnurant!), ma sufficiente a soddisfare il suo orgoglio ferito e per di più con l’approvazione del caro Gesù, che torna ad assicurarla di essere il meglio dell’umanità, anzi il genio dell’amore.” Non si sa chi sia l’individuo che visitò Maria Valtorta per sciorinarle la sua misera cultura umana, perché la caritatevole veggente si astenne dallo scriverne il nome.

Il brano su cui il PAG sfoga il suo livido veleno dice naturalmente tutt’altro. Quando Gesù appare alla veggente le mostra anzitutto un angelo, uno dei minimi del Cielo, per farle comprendere come la sua luce sia di gran lunga più splendida di quella di tutte le stelle, poi le spiega la dinamica dell’universo, in modo semplice perché il Signore non sta parlando con una scienziata, ma comunque non certo tale da giustificare gli epiteti “retorico e ingenuo” applicati dall’illuminato nonché Gnurant! PAG. Di fronte a tanto splendore, Maria Valtorta non riesce a renderne che un’immagine fioca, ed esclama: “Oh! Perché non so meglio dire queste congiunzioni, queste formazioni, queste disgregazioni, questo fermentare inesausto di vite, questa ubbidienza, bellezza, maestà del mondo stellare?” (Quaderni del 1944, p. 692). Poi il Divino Maestro le illustra la miseria dell’uomo, “l’animale più superbo, più vuoto, più crudele, più leggero, più contrario a Dio” (ibid.), e la esorta a seguire il Bene. Tutto questo per il dotto PAG sarebbe risultato di “invidia”?

Il figaro commenta: “Incredulo, bestemmiatore, incapace di capire, il PAG è totalmente schierato con la scienza umana e contro la Divina Sapienza, e non sa neppure cosa sia l’Amore che si compiace di nascondere la Verità ai grandi e intelligenti e la rivela ai piccoli.”

Ed ecco il grande, intelligente, sapiente PAG rivolgere i suoi cachinni contro il commento di Gesù al “Fedone… di Socrate (!) che normalmente, per chi non gode di apparizioni, è attribuito a Platone”. Ecco l’ennesimo motteggio fuori posto: se Platone si limitava a scrivere pensieri di Socrate, suo maestro, si può anche dire che è Socrate quello che parla. “Al filosofo greco Gesù contestò la teoria della reincarnazione e della memoria” (8 settembre 1945), dice il PAG.

“L’ha detto Socrate (o Platone), certo un dotto che ha più autorità di qualunque Gesù le cui parole siano state registrate dalla Valtorta” ho commentato io, profondamente colpito. “A dottò,” mi ha redarguito il barbitonsore “ma non lo vede che la confutazione divina del concetto pagano della reincarnazione è perfettamente in linea con Magistero della Chiesa, cosa che ad un prete (se quello è davvero prete, ma non si direbbe) dovrebbe stare a cuore più di qualunque altra cosa?” Ho dovuto riconoscere che aveva ragione. Mettendo insieme le “perle” del “pensiero” (si fa per dire) gramagliesco, abbiamo dunque:

1) l’apparizione di Cristo è “macabra”,

2) la scienza umana non ha bisogno di Dio,

3) guai a contestare idee pagane come quella della reincarnazione.

Non c’è male per un prete cattolico (cattolico?!) che occupa una cattedra in seminario per formare futuri “preti” (preti!?). C’è poco da stupirsi quindi, secondo il mio barbiere, se tanta parte della Chiesa è così vacillante e incapace di opporsi a Satana e al dilagare delle eresie e del malcostume, e anzi si precipita incontro al mondo ad abbracciarne il cadavere in putrefazione.

Il mio barbitonsore subito dopo ha cominciato tanto a ridere che credevo gli venisse un colpo. Poi mi ha spiegato che il PAG era sceso in campo in difesa della scienza, e c’era veramente da schiattare. Infatti mi ha mostrato che Ella scriveva (pp. 89-90): “Si piccava [la Valtorta] di essere persino una scienziata, e il 30 maggio 1944 confutò l’evoluzionismo con un argomento stupefacente: l’uomo non può essersi evoluto da un quadrumane, perché la scimmia è, secondo la Bibbia, un animale impuro! E si noti che è Gesù ad arrabbiarsi e a sviluppare tale formidabile argomentazione.” A rinforzo di tale esternazione trasudante presunzione gramagliesca, il PAG accumula insulti di grande interesse per chi voglia comprendere la sua contorta psiche.

L’interessante reperto psicopatologico è una delle solite fluviali note a pie’ di pagina (p. 90), che si può così riassumere: “Gesù propugna il fissismo biologico. Le idiozie più spettacolari sul problema dell’origine dell’uomo sono formulate da Gesù il 30 dicembre 1946 (…). I primi uomini non potevano essere più brutti degli attuali, perché erano più vicini all’esemplare bellissimo (…) creato direttamente da Dio (…). A questo punto si inserisce Gesù con un suo dettato che fa immediatamente crescere la quantità delle stupidaggini, accompagnate da insulti ai sapienti e agli scienziati. (…) Gesù assicura che i figli di Caino praticarono la bestialità, accoppiandosi con le fiere; i già bruttissimi Cainiti diedero origine ai mostri scimmieschi e belluini (…) che vennero distrutti dal Diluvio. Dopo tale prodezza scientifica, Gesù, a quanto pare ancora digiuno sul fenomeno dell’ibridazione, assicura che non è mai esistita una evoluzione bensì una continua degradazione fino al cuore e all’anima scimmiesca di chi ha voluto assumere il volto di Satana. (…).” Lo sproloquio del PAG continua, ma il mio barbiere dice che questo basta a capirne l’essenza.

Secondo il figaro vanno fatte alcune precisazioni, che io mi limito a riferire. Dunque, la sequenza delle cosiddette “specie umanoidi” che si presumono derivate l’una dall’altra, con mirabile sequenza evolutiva costruita a tavolino, è basata su ritrovamenti frammentari, è tutt’altro che accertata, e le differenze tra le varie “specie” sono scarse. Ma ciò che più conta, a detta del mio sveglio barbitonsore, è che sono stati rinvenuti fossili praticamente identici all’Homo sapiens attuale ben più antichi dei presunti antenati, fino a tre milioni di anni fa, che naturalmente non possono inserirsi nella presunta sequenza “ufficiale”. Che fanno allora i talebani dell’evoluzionismo? Ignorano tutto ciò che contraddice l’ideologia: i fossili “scomodi” non vengono etichettati sapiens: si danno loro altri nomi e li si colloca su rami laterali del fantasioso diagramma ad albero che pretenderebbe di raffigurare la nostra genealogia. A forza di aggiustamenti, questo albero è diventato un inestricabile groviglio. Ma fossili più antichi già perfettamente umani ed altri più recenti con qualche carattere scimmiesco formano uno scenario perfettamente compatibile con ciò che il Divino Maestro insegnò alla Valtorta.

(continua)


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