•  
  •  
  •  

LA GRAMAGLIADE

ovvero

EPOPEA DI UNO SPIRITISTA NEMICO DI MARIA VALTORTA

 

CAPITOLO SESTO

MA I LETTORI SARANNO PROPRIO TUTTI FESSI?

Terza puntata

 

Ma torniamo alla Valtorta, che nella sua esaltazione, a parere dell’illuminato illuminista PAG, pretendeva (p. 223) “un trionfo ecclesiastico con tutte le dovute approvazioni. Le sue reazioni da questo punto di vista erano estremamente ambigue (sic!). Lasciò per testamento di venir sepolta al mattino presto, onde rimanere ignorata, e combatté anni e anni per essere ufficialmente riconosciuta come carismatica straordinaria. Diffondeva i suoi scritti (sic!) e nello stesso tempo diceva al suo Gesù di voler restare nascosta e anonima.”

Che pena leggere tante fregnacce, frutto di ignoranza o di malafede. Era Gesù che la proclamava carismatica, non lei stessa. Gli Scritti vennero diffusi assolutamente non da lei, ma dal Padre Migliorini, suo maldestro e inadeguato padre spirituale, il quale contravvenne vergognosamente agli ordini espressi del Divino Maestro. Padre Migliorini, per giunta, con ulteriore disobbedienza, lasciò intendere l’identità del Portavoce. E – terza disobbedienza – ignorando gli avvertimenti per lume divino trasmessi dalla Valtorta, assisté l’impostora Dora Barsottelli che si fingeva carismatica, così che il discredito ricadde su di lui e sulla stessa Valtorta. Ma per carità, si tratta di infinitesime inesattezze, che un così dotto esegeta e biblista può tranquillamente permettersi e autoperdonarsi.

In una ennesima fluviale nota (pp. 223-225) il PAG ci informa che “il 4 febbraio 1944, quando il Padre Migliorini le fece notare che era difficile pubblicare i suoi scritti [per forza, erano gli stessi Serviti che si opponevano, per abietti motivi di lucro, come abbiamo visto], rispose con furberia (sic!) che, purtroppo, era Gesù stesso a volere la diffusione dei suoi capolavori (…). Creatasi l’occasione favorevole, il suo subconscio provoca allucinazioni a catena (…). A sera la Valtorta si fa immediatamente apparire la Madonna vestita come i Servi di Maria (…). È la documentazione più squallida e più spietata (sic!) di come visioni e dettati fossero spesso solo la legittimazione sublimata dei desideri rimossi e sedimentati nel subconscio; servivano ad affermare se stessa e ad attirare su di sé l’attenzione degli altri. L’arroganza con cui si fa dire da Gesù tutto ciò che il suo orgoglio desidera è spettacolare (sic!) (…). Per accelerare il lavoro di Padre Migliorini, ridotto a segretaria dattilografa, minaccia, naturalmente sempre a nome di Gesù, che se copiatura e correzione non procederanno secondo i suoi voleri, non ci saranno più visioni né dettati. Pensate un po’ quale irreparabile perdita per l’umanità! (…) Il 21 novembre 1949 Gesù dichiara che chi rifiuta la soprannaturalità del gran Poema rimane avvolto nella sua concupiscenza perché Maria Valtorta è tra le ‘poche anime veramente grandi’ della storia che spaziano da sole nell’alto dei cieli: ‘Tu, Maria, tu spegni la concupiscenza in chi ti ama, essendo tu, mio fiore, effluvio di Me, ed il mio odore spegne le febbri!’ E tu, gentile lettore, avrai senza dubbio immaginato in quale vampe febbrili giace il malvagio autore di questo libro!”

Difficilmente, a questo punto, il lettore riuscirà ad essere gentile, combattuto fra l’impulso di gettare il libro nel cesso e la paura di otturare il medesimo. Quanto alle vampe tra le quali giace il malvagio autore, non occorre proprio fare molto sforzo per immaginarle.

“Come te non c’è nessuno…” canta una vecchia canzone, e in effetti si adatta magnificamente al PAG. Lui sì che sa, e si permette di rimproverare tutti (pp. 224-225): “Desta davvero stupore come il Padre Corrado M. Berti sia stato impigliato in questo gioco, senza troppo spirito critico, e come con altrettanto scarso buon senso Pio XII nel 1948 abbia raccomandato la pubblicazione dell’Opera valtortiana.” Ma certo: tutti cretini, solo il PAG ha capito tutto. Peccato che il grande erudito psicanalista e valtortofobo non abbia potuto essere consultato da quei due sprovveduti, Padre Berti e soprattutto quel Papa, notoriamente così sventato e poco istruito.

Ma lo stesso PAG si pone il serio problema (p. 226) di come arrestare un’esaltata, animata dal “proprio invincibile desiderio di affermazione”, che “esplode in una esaltazione incredibilmente vanitosa”, che “usa i suoi meccanismi di difesa e di compensazione. Il 25 settembre 1946 ad esempio Gesù le ordina ‘di non scrivere più le sue direzioni intime alla sua anima per castigo a quelli che non sanno riconoscere che è Lui che parla a lei, o che mentono dicendo di non riconoscerlo per avvilire l’anima sua mancando alla carità e alla sincerità’. È una delle tante risposte irrazionali e infantili alle critiche (…)” commenta l’illuminato valtortofobo, il quale, col fine senso della misura che lo distingue, aggiunge: “Il 13 ottobre 1946, alle ore 16, la compensazione alle critiche assume le dimensioni di un vero e proprio orgasmo erotico con Dio”.

Qui il PAG ha veramente superato se stesso. Davanti a una simile esternazione, non si sa davvero se ridere, piangere o chiamare d’urgenza la neurodeliri.

La sinfonia gramagliesca passa ora al tempo “Grave. Marcia funebre”. Infatti il PAG procede a rullo compressore (p. 228): “Gesù inizia il suo corteggiamento (…), minaccia e insulta coloro che osteggiano la sua diletta (…), Gesù si fa svenevole.” E dall’immancabile schizzo diarroico mentale travestito da nota a pie’ di pagina, olezzano queste parole: “Non c’è dubbio [e quando mai la defecazione può essere colta dal dubbio?] che molte pagine della Valtorta confermano un certo dinamismo del narcisismo e degli elementi strutturali dell’Ideale dell’Io [doppio hurrà per l’eleganza dello stile], nel senso che il narcisismo funge da agente essenziale dell’autosuggestione; pare essere proprio lo stato di autoipnosi a favorire la regressione a uno stato autoerotico.”

Ma perché costui ha sottratto le sue forti braccia alla nobile agricoltura della Provincia Granda?

Con supremo sprezzo della pazienza dei lettori il PAG insiste sul caso dell’impostora Dora Barsottelli (p. 230). Non è naturalmente il Divino Maestro a mettere in guardia, attraverso la veggente, lo sventato Padre Migliorini contro la simulatrice, oh no, quando mai? È solo un trucco della Valtorta, intima l’illuminato valtortofobo: lei voleva solo “screditare una possibile rivale in orgasmi erotici con Dio. “Era rimasta solo lei, Maria Valtorta, sulla piazza della fiera a vendere dettati e visioni!”, commenta il PAG col solito umorismo da saltimbanco.

Le carte imbrattate di questo penoso libro si avviano finalmente, a tempo “Allegro molto”, alla defecazione finale, e siccome non fanno che ripetere fino alla nausea sempre le medesime strepitose baggianate, mi limiterò a riportare solo qualche olezzante espressione colta qua e là, a dimostrazione della brillante originalità del dotto valtortofobo (pp. 231-241): “valanga di insulti contro i nemici”; “brutalità dei suoi impulsi aggressivi”; “fiera carismatica da circo equestre”; “aggressività repressa”; “la stessa preghiera è un pretesto per asserire la malvagità degli avversari”; “per poter insultare la Valtorta ha bisogno di sentirsi protetta; a ciò servono appunto le allucinazioni”; “commento idiota”; “estrema arroganza”. “Il 26 dicembre Gesù passa agli insulti con rara volgarità”, “più di uno di quelli che la giudicarono, sbagliando il giudizio, muterà colore davanti alla verità (è quindi probabile che il sottoscritto diventi perlomeno un negro)” [questo sottofondo razzista mancava ancora alla gigantesca raccolta di sconcezze accumulate dall’illuminato valtortofobo]. Nel cercare prove per la propria santità [sic, non si dice “della”?] e per l’autenticità dei presunti carismi [“dell’autenticità”, prego] la Valtorta è stata di una scaltrezza estremamente fredda e calcolatrice”; “lotta contro l’ateismo condotta con armi estremamente arcaiche e di pessimo gusto sadico” [chissà che armi culturali raffinate saprebbe mettere in campo contro l’ateismo uno che considera “macabra” la figura di Gesù e ammette un’ermeneutica negatrice della Sua Divinità?]; “infantile autogiustificazione”; “Gesù ha raggiunto punte di rara arroganza”. La Valtorta “tenta di elaborare (…) la più idiota dimostrazione della superiorità (sic!) dei suoi scritti nei confronti dei Vangeli”.

Quest’ultima è pura farneticazione diarroica, ma il PAG, partito alla tangente, non è più in grado di distinguere i fatti dalle sue fantasie, se mai lo è stato.

Ormai in orbita, in tempo “Allegro focoso”, il PAG pianta un’ennesima grana (p. 242): le correzioni apportate agli Scritti proverebbero che si tratta di parti della “fabulazione” valtortiana. Incalza il dotto valtortofobo: “E le correzioni? Sono anch’esse soprannaturali, perbacco!” Ma un così dotto biblista non sa che gli stessi Evangelisti non erano esenti da errori umani? E la Valtorta, che era un essere umano e per di più semiparalitica, colpita da malattie gravissime, trafitta da lancinanti dolori, non avrà corso anche lei il rischio di commettere qualche errore? E il Divino Maestro, non avrà vigilato affinché gli errori fossero corretti, a scanso di danni alla retta dottrina?

Ed eccoci alla fanfara finale. L’indecente blaterazione valtortofoba, con più farneticazioni, insulti e bestemmie che righe, giunge alla fine, vomitando le degne conclusioni (p. 242): “L’8 settembre 1949 la Valtorta si dichiara santa, destinata in paradiso alla schiera degli evangelizzatori con la palma del martirio, più crudele e multiforme di quello che i pagani davano a molti confessori di Cristo! E mentre lei è nella gloria del Paradiso a noi qui in terra non resta che una sola conclusione: il Poema dell’Uomo-Dio è il più clamoroso falso evangelico del XX secolo!”

Finalmente tace. Laus Deo.

Un brevissimo commento: “noi” chi?

L’unica conclusione che resta è invece che le bestemmie dell’esagitato esperto di parapsicologia, spiritismo e diavolerie assortite nasconde malamente, sotto un cumulo di malascienza da strapazzo, una furiosa e malata avversione verso Cristo e la Madonna, di cui satanasso esulta sghignazzando con la bocca spalancata e gli artigli protesi a ferire.

(continua)


  •  
  •  
  •