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 Medaglia Gramaglia

Dopo attenta valutazione, la commissione composta 1) dal mio barbiere, 2) dall’aiuto barbiere esperto in psicopatologia, e 3) dallo yeti, ha unanimemente ritenuto degno della Medaglia Gramaglia

 Monsignor Brunero Gherardini

 con la seguente motivazione:

 Richiesto di un suo illuminato parere su Maria Valtorta, non esitava a chiamare a raccolta le confuse rimembranze per uscirsene con questa mirabile esternazione [nella quale la commissione si è limitata ad inserire alcuni inevitabili commenti]:

“Il caso della Valtorta a quanto pare non cessa di far rumore. [Dunque il Divino Maestro della veggente non avrebbe fatto che provocare rumore? Ebbene, a riprova che ciò che viene da Dio dura nel tempo nonostante le persecuzioni, gli Scritti di Maria Valtorta sono stati tradotti in più di trenta lingue e venduti a milioni e milioni di copie, e la diffusione degli Scritti continua senza sosta. Bel rumore, vero, esimio Gherardini?]

Ricordo che tanti e tanti anni fa mi venne rivolta la domanda che ora ricevo da voi. [“Voi” sarebbero certi (ir)responsabili della grandiosa rivista online che mi pare si chiami “Riscossa…” e qualcosa che non ricordo.]

Non ne sapevo nulla. [Confessa candidamente il Gherardini. Non lo mettiamo minimamente in dubbio, del resto non è che adesso ne sappia gran che di più.]

Per rispondere dovetti chiedere ad una Suora i volumi (dieci? dodici? non ricordo) del caso. [Se invece di andare a rompere le scatole alla Suora se li comprava era meglio. E poi, dieci o dodici che importa? Non stiamo a perderci in simili quisquilie.]

Detti uno sguardo a tutti. [Studiosi seri hanno dedicato la vita a studiare gli Scritti di Maria Valtorta, facendovi scoperte straordinarie, come descrizioni del cielo notturno le quali, ricostruite al computer, hanno permesso di datare tutti gli avvenimenti della vita pubblica di Gesù, trovando perfetta concordanza con le date liturgiche tradizionali; nonché descrizioni di città sepolte che sono state scoperte decenni dopo la morte della veggente; ma a LUI bastava “dare uno sguardo”.]

Ripetitivi fino alla stanchezza e pervasi di soprannaturalismo a buon mercato. [sic!]

Ovviamente non mi pronunciai sulla santità o meno dell’interessata; la presupposi, anzi. [Ammirevole degnazione e grande profondità di pensiero. Non sono certo propensi a trattare simili questioni con una simile devastante superficialità seri studiosi dei fenomeni mistici come San Tommaso D’Aquino, Gerson e Tanqueray, i quali sono ben consci dello stretto legame fra la santità del veggente e l’attendibilità della rivelazione.]

Avvertendo, però, che la santità di lei, così come di chiunque altro, può basarsi soltanto sull’esercizio eroico delle virtù cristiane, non su vere o presunte rivelazioni. [Come se non lo sapessimo. Se si fosse degnato di dare qualcosa di più che “uno sguardo”, avrebbe incontrato quel passo in cui il Divino Maestro dice proprio questo alla veggente: “Non sarai grande per le contemplazioni e i dettati. Questi sono miei. Ma per il tuo amore. E l’amore più alto è nella compartecipazione al dolore.” E infatti Maria Valtorta fu un’anima vittima, offertasi in espiazione vicaria per i peccati del mondo, fra i quali i più gravi sono proprio quelli che scaturiscono dai cuori di pietra dei nuovi farisei.]

La Rivelazione con la “R” maiuscola terminò con la morte dell’ultimo apostolo; quelle che in seguito ogni tanto si verificano, se vere, riguardano soltanto la persona interessata [sic!], non la Chiesa, depositaria custode e maestra dell’unica Rivelazione. [Soltanto la persona interessata?!? Ma siamo seri!]

Ricordo che, leggendo la Valtorta, avevo un moto di repulsione [sic!] sia per le integrazioni “storiche” e le presunte precisazioni relative al racconto evangelico [sic!], sia perché dando credito ad esse s’antepone [sic! Ma chi si sogna una cosa simile?] all’unica Rivelazione pubblica quella – supposto che sia autentica – puramente e solamente privata. [Ma forse che la Santa Vergine ha raccomandato a Bernadette di tacere? Forse che l’apparizione di Fatima e i relativi messaggi riguardavano solo i tre pastorelli? Forse che Cristo ha raccomandato a Santa Margherita Maria Alacoque di non parlare a nessuno del Suo Sacro Cuore? Ma che sta dicendo?]

La Chiesa non condanna le rivelazioni private in quanto tali [E ci mancherebbe altro.]; caso mai, e dopo seri esami, solamente quelle di dubbia consistenza soprannaturale; ma anche quando le approva, non le fa sue, ossia non le rende obbligatorie. [La Chiesa non ha mai fatto proprie rivelazioni “private”? Che poi del tutto private non possono essere, altrimenti non avrebbero senso. Un esempio fra i tanti: la festa del Corpus Domini, frutto della rivelazione alla già ricordata Santa Margherita Maria Alacoque, dove la mettiamo? Non è stata fatta propria dalla Chiesa? E la visione del 13 ottobre 1884 avuta da Papa Leone XIII mentre celebrava la Messa? Il Pontefice, descrivendo con orrore questa visione, disse che riguardava il futuro della Chiesa, un periodo di circa cento anni durante il quale il potere di Satana avrebbe raggiunto il suo culmine. In seguito a quella visione il Santo Padre ordinò che alla fine di ogni Santa Messa il sacerdote pronunciasse la preghiera a San Michele Arcangelo: una pratica che durò ottant’anni, fino all’improvvida abolizione in seguito al Concilio Vaticano II. E quella di Leone XIII non era forse una rivelazione privata? E la Chiesa non l’ha fatta propria? E non è forse vero che il suo abbandono ha lasciato via libera al maligno, e sarebbe estremamente opportuno reintrodurla?]

Dice soltanto che “consta – oppure non consta – della loro soprannaturalità”. Questo giudizio, peraltro, non è frequente, per la ragione che il soprannaturale non si ha ad ogni stormir di fronda [sic! una banalità retorica favorita del Gherardini, al quale evidentemente piacciono molto le fronde che stormiscono.]. Con i suoi interventi, positivi o negativi, la Chiesa lo cautela [sic! Chi cautela?! Sembra che l’italiano qui zoppichi un po’.] contro facili esaltazioni. [Questa digrignante prevenzione contro le rivelazioni “private” ha, secondo l’aiuto barbiere esperto in psicopatologia, un unico motivo: l’invidia. Perché Dio dovrebbe parlare a un essere insignificante come una contadinella dei Pirenei o dei pastorelli qualsiasi? Perché non a me? E infatti, prima che un po’ di lume entrasse nei crani “consacrati”, gli infelici furono ferocemente perseguitati proprio dagli ecclesiastici. “E – s’impenna l’esimio teologo – perché dovrebbe parlare a una povera semiparalitica e non a me, che sono laureato in Teologia all’Università pontificia di Vattelapesca? Sacra Scrittura e Sacra Tradizione non sono forse oggetto dei miei alti studi? dei miei libri? delle mie lezioni? delle mie conferenze? Mentre la rivelazione “privata” a quella insignificante creatura non è sotto il mio controllo, non rientrava nei miei piani di studio, dunque via dai piedi! Anche fosse autentica, via dai piedi! Perché? Ma perché oscura la mia autorità di legittimo interprete della Dottrina.” Un momento: i farisei non ragionavano proprio così? Anche i farisei erano legittimi interpreti di una Scrittura e di una Tradizione? Certo che lo erano; solo che non tolleravano interferenze. E i nuovi farisei non fanno esattamente lo stesso? Dio taccia, parlano loro. A DIO vogliono togliere la D, così che resti IO. Questo vale sia per gli sciagurati progressisti che vogliono sovvertire la Verità, sia per i non meno sciagurati tradizionalisti che dicono di difenderla.]

Per un buon cattolico, dunque, il giudizio della Chiesa dovrebbe chiudere definitivamente la questione. [Quale questione? Quale giudizio? Non sa l’esimio Gherardini che la proibizione a pubblicare gli Scritti valtortiani nel 1949 fu provocata da una denuncia al Sant’Uffizio di un pezzo grosso dei Serviti, di cui per carità si tace il nome, il quale era seccato dalle insistenze di Padre Corrado Berti? Chi era Padre Berti? Un giovane confratello che supplicava che l’Ordine servita venisse in soccorso della Valtorta (che era una terziaria servita e un’inferma, alla quale veniva perfino negata la Comunione frequente), in gravi difficoltà economiche e afflitta da sofferenze d’ogni genere, non ultime le tentazioni del diavolo che voleva spingere la veggente a negare la vera natura soprannaturale dell’Opera per poterla pubblicare senza ostacoli e trarne fama e denaro: tentazioni alle quali Maria Valtorta seppe resistere eroicamente. Non sa il Gherardini che i Serviti si opponevano al riconoscimento della soprannaturalità per poter liberamente sfruttare l’Opera valtortiana a fini di lucro, tanto che farneticavano perfino di trarne un film? Non sa Gherardini che i Serviti volevano che l’Opera valtortiana fosse considerata frutto di esperienze medianiche, e che costoro tenevano sedute medianiche, cioè sataniche per parlar chiaro, in convento? In convento! In convento, dove si dovrebbe solo pregare, facevano ballare i tavolini. E di sconcezza in sconcezza si giunse infine alla vergognosa messa all’Indice. Molto altro ci sarebbe da dire ma fermiamoci qui. E questo sarebbe il giudizio della Chiesa? Il giudizio di una Chiesa minacciata dall’esterno e dall’interno dai demoni, e che invece di combattere i veri nemici si preoccupa di tutelarsi contro la Valtorta e il suo Divino Maestro?]

E conclude trionfalmente (crede lui) il Gherardini: “Anche quella della Valtorta e perfino nel caso che sulla Valtorta la Chiesa non si fosse mai pronunciata.” [E certi “pronunciamenti” davvero non le fanno onore.] Se così fosse, si dovrebbero applicare alla Valtorta, “per analogia”, giudizi ufficialmente pronunciati per altri casi.” [Quali casi? Ad esempio quello delle Ghiaie di Bonate? La piccola veggente Adelaide Roncalli, di sette anni, alla quale la Madonna apparve più volte nel 1944, e che intimidita, terrorizzata, derisa e sballottata qua e là da Don Luigi Cortesi, che era amico delle SS occupanti, reclusa all’insaputa dei genitori, fu costretta a ritrattare e cacciata dalle Sacramentine, dove avrebbe dovuto entrare per ordine della Vergine. Dopo che la piccola fu moralmente seviziata a sufficienza e costretta a ritrattare la verità, il 30 aprile 1948, il vescovo di Bergamo monsignor Bernareggi emise trionfalmente il solito decreto di “non constat de supernaturalitate”. Solo grazie alla libertà di informazione riconosciuta dal Concilio Vaticano II, la veggente poté ribadire l’autenticità dell’apparizione.]

In conclusione, se in tutta l’Opera valtortiana ci fosse un solo punto in contraddizione con il Depositum Fidei, l’intera Opera sarebbe da gettare. Solo che un simile punto non è mai stato trovato e non esiste. Le manifestazioni mistiche sono evidentemente date da Dio per rafforzare la Fede, e Dio sa se, di questi tempi e con certi preti, ce n’è bisogno. Ma troppi preti e prelati, pieni di razionalismo e superbia, sembra stiano dentro la Chiesa per negare ogni manifestazione mistica, dalle Ghiaie di Bonate, alle Tre Fontane, a Medjugorje. E questa è la condanna che essi si autoinfliggono, come insegna il Libro di Azaria (dettato a Maria Valtorta dal suo angelo custode): “La Verità separerà per sempre i volontari ciechi dai volonterosi veggenti e la Sua Luce si stabilirà nella gloria dei suoi eletti, mentre le Tenebre ingoieranno le tenebre e nell’Abisso sarà l’urlo di angoscia di coloro che non hanno saputo riconoscere Dio nei suoi servi.”


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