Maria Valtorta ha subito ignobili persecuzioni da parte di una gerarchia insensibile e avida, che pretendeva di spacciare la rivelazione da lei avuta come opera semplicemente umana, in modo da poterla sfruttare commercialmente. I capi Serviti di allora progettavano persino di trarne dei film. La grande veggente fu denunciata al Sant’Uffizio, che non si è mai mosso senza una denuncia, da un Servita d’alto rango, il cui nome è ignoto. Maria Valtorta lo conosceva, perché dal suo letto di paralitica tutto sapeva grazie al Divino Maestro, ma, caritatevolmente, lo tacque nel suo epistolario con Madre Teresa Maria, che rappresenta una delle più importanti raccolte di documenti di quanto la Valtorta ebbe a soffrire proprio a causa del clero. L’alto gerarca era stufo di essere supplicato da un giovane confratello che cercava di intercedere per la veggente, paralizzata, malata, perseguitata e in ristrettezze finanziarie. Tentata dal diavolo di pubblicare a proprio nome, ciò che avrebbe risolto i problemi economici di lei, e avrebbe acquietato i farisei che la perseguitavano, Maria Valtorta, eroicamente, resistette. La conseguenza della vile denuncia fu la vergognosa messa dell’Opera valtortiana all’Indice. Si sa per certo che i prelati del Sant’Uffizio si pentirono della messa all’Indice subito dopo, e l’Indice stesso venne immediatamente abolito, sia pure con una curiale piroetta salvafaccia che pretendeva che conservasse ugualmente un qualche valore. Ma se valeva ancora, perché abolirlo? Dov’è finito il sì-sì-no-no, al di fuori del quale vi è solo opera del demonio?
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IL VERO MOTIVO DELLA RIVELAZIONE PRIVATA A MARIA VALTORTA
Nel 1947, in una pagina (riportata nella corrispondenza tra Maria Valtorta e Mons. Carinci), e destinata al Santo Padre, il quale probabilmente non l’ebbe mai, Cristo esortava il Papa ad usare l'”Evangelo come mi è stato rivelato” per controbattere le ideologie atee dilaganti: l’Opera, “resa completa e gradevole, era pensata in modo da raggiungere quelle anime che non avrebbero in alcun altro modo letto i Vangeli”. In altre parole, si trattava di un prezioso strumento per avvicinare alla Verità evangelica coloro che ne sarebbero altrimenti rimasti per sempre lontani.
Chi non sa fare un aforisma farebbe bene a rinunciare a scrivere.
Il libro più bello è quello che non si ha il coraggio di scrivere perché rivelerebbe troppo di noi stessi.
Si deve scrivere anzitutto per il proprio piacere. Se poi si vendono tanti libri e arride il successo da parte di pubblico e critica, bene. Se no, tanto peggio per il pubblico e la critica.
PADRE LANZETTA, I DUBBI, L’IGNORANZA E LA VALTORTA
Subito dopo la pubblicazione di un mio articolo sulla Valtorta su “Riscossa Cristiana” (“Mistica e misconosciuta: il caso di Maria Valtorta”, in pratica lo stesso articolo che si può leggere su questo sito), un esimio rappresentante del clero, Padre Serafino M. Lanzetta dei Francescani dell’Immacolata, con un articolo del 29 novembre 2012 (Il “caso Valtorta” tra consensi e condanne: come orientarsi?), si è evidentemente sentito in dovere di precisare, sulla medesima rivista online, che la Chiesa non riconosce affatto come soprannaturale la rivelazione privata a Maria Valtorta, e che non si può considerare l’opera maggiore di lei (L’Evangelo come mi è stato rivelato) un “quinto vangelo”.
IL CRIMINE COVID DEGLI
USURAI SADICI ASSASSINI
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CONCLUSIONE
Quanto detto finora a proposito del crimine Covid manca ancora di una parola chiave che rende più comprensibile il tutto, ma che non viene affatto considerata nella nostra epoca scientista, nel nostro tempo così impregnato di una assurda fede cieca nella scienza, una fede che bandisce seri ragionamenti sulle cose dello spirito. Questa parola chiave è: Satana.
Il diavolo opera meglio se non si crede alla sua esistenza, e tanto più per questo è indispensabile smascherare la sua incessante opera che mira solo alla nostra distruzione spirituale, e anche fisica. Se si considera attentamente tutta la vicenda Covid, vi si scopre un piano satanico reso possibile da una neochiesa deragliata ed eretica, infiltrata ai più alti livelli da giuda massonici intenti a distruggerla dall’interno; una simile pseudo-chiesa non guida il gregge e non dà alcun conforto; i suoi abusivi dignitari osano venerare pubblicamente demoni amazzonici, osano pronunciare eresie e sconcezze d’ogni genere, osano affermare che il principale problema dell’umanità sarebbe quello “ambientale”, non il peccato, non l’inferno, non il rischio di dannazione.
La nuova patologia si chiama PISANIFOBIA.
No, non è la nota antipatia dei livornesi verso i pisani: quella è una storia vecchia.
Questa nuova fobia colpisce i chierici, che prima rifiutano per anni di pubblicare un’Opera che potrebbe far bene alle anime (anche perché non vengono offerte loro adeguate mazzette per approvarne la pubblicazione), mentre perseguitano in ogni modo la veggente, fino a negarle la Comunione (era anche l’epoca delle infami persecuzioni a Padre Pio).
Poi l’Opera viene pubblicata da un animoso editore laico di nome PISANI e, senza alcuna promozione o pubblicità, vende milioni di copie e viene tradotta in una trentina di lingue. Allora ecco che l’Opera diventa appetitosa, ecco spuntare la brama clericale di riappropriarsene ma, non potendo ormai rimetterci le mani. il tutto sbocca nella PISANIFOBIA.
Ma guarda un po’ che cattivo! L’editore laico si è appropriato dell’Opera, che andrebbe invece “restituita” al clero che saprebbe certamente farla “fruttare nel migliore dei modi” (per la salvezza delle anime, s’intende).
Stiamo parlando, naturalmente, dell’Opera dettata dal Divino Maestro a Maria Valtorta. Altri personaggi della saga sono la Fondazione Eredi di Maria Valtorta, del Dott. Emilio Pisani, che meritoriamente cura in modo egregio la pubblicazione degli Scritti valtortiani, e Don Zucchini che non è evidentemente soddisfatto, perché lui sì saprebbe gestire meglio la faccenda.
Segue, per chi fosse interessato, una recensione dell’ultima eruzione pisanifobica.
ZUCCHINI E. (2021) La cattedrale di Maria Valtorta, Verona, Fede & Cultura
Il libro offre un’analisi erudita che mira a ricostruire la vita di Maria Valtorta anche oltre l’anno 1943, nel quale si conclude l’Autobiografia, e ad analizzare gli Scritti stessi. L’opera avrebbe un certo pregio se non fosse guastata da continue ed ossessive espressioni di livore contro la benemerita famiglia Pisani che ha salvato gli Scritti dall’oblio a cui li condannava il clero. Per l’intero libro non una sola occasione viene trascurata per mostrare il prezioso lavoro dei Pisani nella peggior luce possibile. Ne consegue che il dito costantemente puntato contro il Dott. Emilio Pisani e lo scomparso suo padre Michele, può vantare l’indubbio merito di avere permesso la scoperta di una nuova malattia finora sconosciuta alla scienza psichiatrica: la pisanifobia.
UBIQUITÀ DELLA PERSECUZIONE
“Il discepolo non è da più del maestro, né il servo da più del suo padrone”. Queste parole di Cristo, riportate dal Vangelo di San Matteo (10, 24) ammoniscono il cristiano a non aspettarsi di essere ben accetto al mondo: come il mondo ha crocifisso il Maestro così farà di tutto per offendere, calunniare, ferire e uccidere i discepoli. La persecuzione è connaturata al Cristianesimo e indica che siamo nel giusto, perché la verità suscita fastidio e opposizione.
AFORISMI LETTERARI
Chi non sa fare un aforisma farebbe bene a rinunciare a scrivere.
Il libro più bello è quello che non si ha il coraggio di scrivere perché rivelerebbe troppo di noi stessi.
Il segreto per vincere un grande premio letterario? Loggia-letto. Ossia: appartenere alla stessa loggia massonica del grande editore e andare a letto col presidente della giuria. Ecco perché è meglio non vincere.
Si deve scrivere anzitutto per il proprio piacere. Se poi si vendono tanti libri e arride il successo da parte di pubblico e critica, bene. Se no, tanto peggio per il pubblico e la critica.
PADRE LANZETTA, I DUBBI E LA VALTORTA
Subito dopo la pubblicazione di un mio articolo sulla Valtorta su “Riscossa Cristiana” (“Mistica e misconosciuta: il caso di Maria Valtorta”, in pratica lo stesso articolo che si può leggere su questo sito), un esimio rappresentante del clero, Padre Serafino M. Lanzetta dei Francescani dell’Immacolata, con un articolo del 29 novembre 2012 (Il “caso Valtorta” tra consensi e condanne: come orientarsi?), si è evidentemente sentito in dovere di precisare, sulla medesima rivista online, che la Chiesa non riconosce affatto come soprannaturale la rivelazione privata a Maria Valtorta, e che non si può considerare l’opera maggiore di lei (L’Evangelo come mi è stato rivelato) un “quinto vangelo”.
Emilio Biagini
A PROPOSITO DI PROVE SCIENTIFICHE
DELLE VISIONI DI MARIA VALTORTA
Le prove scientifiche, nel caso di Maria Valtorta, sono ormai talmente schiaccianti che nuove prove non aggiungerebbero nulla alla credibilità dell’Opera. Inoltre, l’esattezza delle descrizioni non dimostra affatto che l’origine sia divina; potrebbe infatti trattarsi di opera diabolica. Il diavolo, astutissimo nell’ingannare e nel portare fuori strada i laici e specialmente i consacrati troppo infatuati della scienza, potrebbe aver dato visioni esatte, aggiungendovi naturalmente qualche piccola eresia nascosta, come veleno in un bicchiere di vino.