I Trigotti

Necessaria precisazione: e sia ben chiaro noi non siamo bigotti.

Mese: Maggio 2020 (Pagina 2 di 3)

MEDDIOEVVO, AHIMÉ, È TORNATTO

MEDDIOEVVO, AHIMÉ, È TORNATTO,

MALLEDDETTO INDELLIKATTO

Realistica azione scenica in due quadri

Personaggi:

ORKETTO FALCE E KULETTO, studdente impegnatto e polittikkammente korretto;

PISELLO KULETTO E MARTELLO, studdente impegnattissimmo e polittikkammente korrettissimmo.

QUADRO PRIMO

Unna stanzetta riservatta agli studdenti nell’istituzionne kattedroppolitanna di Prattomelmosso. I due cappiscarricchi si consultanno sul moddo migliorre per romperre le scattolle al proffessor Indellikkatto, reo di pensarre con la propria testa. Parlanno con accento vaggammente prattommelmossicco.

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DAL MONDO DELLA MEDICINA. OTTAVA LEZIONE

LA SINDROME APF

Una spaventosa sindrome di massa dilaga tra i laici: la APL (Anti Prelati Luciferini).

Il sintomo principale è un profondo disgusto verso tutti i prelati luciferini che puniscono chi denuncia i preti invertiti invece di sospendere a divinis i preti invertiti stessi.

Il malato tende a perdere ogni fiducia nella Sacra Gerarchia e non va più a Messa, oppure cerca un prete sano e segue quello, anche se ha la chiesa a svariati chilometri di distanza.

La prognosi è generalmente infausta per l’otto per mille alle casse vaticane della neochiesa.

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DAL MONDO DELLA MEDICINA. SETTIMA LEZIONE

LA SINDROME AVT

Una nuova perniciosa sindrome di massa dilaga tra i laici: la AVT (Aspirazione a una Vita Normale).

Il sintomo principale è una perniciosa tendenza a credere che l’emergenza sanitaria possa essere superata, che il governo degli inchiavardati alle poltrone cada e che si possa tornare a una vita normale.

Il malato si illude che la Sacra Gerarchia possa aiutarlo, incoraggiandolo a sperare e ammonendo il governo degli inchiavardati alle poltrone a seguire l’esempio di quei paesi dove l’emergenza è stata da tempo superata con sacrifici di gran lunga minori.

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DAL MONDO DELLA MEDICINA. SESTA LEZIONE

LA SINDROME MVA

Le superiori autorità della Sacra Gerarchia sono in allarme per l’insorgere, di una rara ma estremamente fastidiosa malattia: la sindrome MVA (misticismo veggente adorante).

Il sintomo principale è una insidiosa tendenza di talune femmine a illudersi di avere rivelazioni.

L’inferma dichiara insistentemente di parlare col Salvatore, Sua Madre (che in verità farebbe bene a impicciarsi dei fatti suoi), e con altri presunti abitatori delle celesti sfere i quali, se esistenti e se avessero qualcosa da dire, dovrebbero, se mai, comunicare con la Sacra Gerarchia stessa, invece di occuparsi di esseri femminili spesso malaticci, inferiori e insignificanti.

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DAL MONDO DELLA MEDICINA. QUINTA LEZIONE

LA SINDROME CEE

Una nuova pericolosa sindrome si è insinuata nei laici: la CEE (Concordista Entusiasta Esagitato).

Il sintomo principale è un’esagerata tendenza di taluni laici a credere, senza previa autorizzazione superiore della Sacra Gerarchia, che la Sacra Scrittura abbia qualcosa a che fare con la realtà.

Il malato si addentra in ricerche che non gli competono e arriva perfino a rallegrarsi se paiono avere successo.

La prognosi è generalmente infausta, soprattutto per l’amor proprio dei chierici indebitamente scavalcati.

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DAL MONDO DELLA MEDICINA. QUARTA LEZIONE

LA SINDROME PAM

Altissimi Prelati della Sacra Gerarchia guardano con preoccupazione al persistere di una vecchia malattia preconciliare: la PAM (Preghiera a Mani Giunte).

Il sintomo principale è l’incollamento della mani.

La terapia consigliata è l’apertura forzata delle mani durante il rito.

La prognosi è tuttavia è solitamente infausta, per l’inveterata tendenza del paziente a riattaccare le mani. In casi estremi si ricorra al taglio delle mani medesime.

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DAL MONDO DELLA MEDICINA. TERZA LEZIONE

LA SINDROME PPC

Abati, Padri superiori e Padri provinciali sono preoccupati dinanzi all’insorgere, nei più popolari fra i confratelli, di una strana e prima sconosciuta malattia: la PPC (pauperofilia parossistica compulsiva).

Il sintomo principale è una violenta tendenza di taluni frati a soccorrere i poveri, senza previa autorizzazione superiore.

Il malato importuna continuamente i ricchi, facendosi dare cospicue somme di denaro, che poi improvvidamente dona ai poveri, senza consegnare il pizzo al convento.

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DAL MONDO DELLA MEDICINA. SECONDA LEZIONE

LA SINDROME SGR

La Sacra Gerarchia segnala il pericoloso insorgere della sindrome SGR (sgranamento di rosari), che pare colpisca soprattutto i cosiddetti fedeli restii alle messe con le chitarre e propensi a negare l’otto per mille.

Il malato preferisce pregare sgranando  rosari per ottenere preti e prelati che facciano il loro dovere.

La prognosi è quasi sempre infausta per le casse clericali.

La terapia consigliata è il sequestro e la distruzione dei rosari, e la chiusura delle chiese, salutare misura per la quale si può contare sull’assistenza del regime massonico-laicista, cristianadulto, specie in occasione di allarmi sanitari debitamente propagandati e gonfiati.

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DAL MONDO DELLA MEDICINA. PRIMA LEZIONE

LA SINDROME DLC

Grave preoccupazione ha destato nei membri più avveduti ed aperti della Sacra Gerarchia l’insorgere di una malattia di particolare virulenza: la DLC (Dio Li Creò, sottinteso “Maschio e Femmina”).

Il sintomo principale è una violenta tendenza a carattere epidemico, diffusa tra l’imbecilgente laica, gli sgranarosari con la faccia da sottaceto e simili rifiuti dell’umanità, a pretendere perentoriamente che la famiglia sia esclusivamente formata da due strani esseri noti come uomo maschio e donna femmina, nonché dei piccoli mostriciattoli da essi generati ad aggravare la sovrappopolazione del pianeta.

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CADUCITÀ DEL MONDO E SPERANZA CRISTIANA reloaded

Alcuni esempi dalla letteratura tedesca.

Friedrich Spee von Langenfeld
(Kaiserwerth, Düsseldorf 1591 – Treviri 1635)

Eingang zu diesem Büchlein, Trutz-Nachtigall genannt

Wann Morgenröt sich zieret
mit zartem Rosenglanz
und sittsam sich verlieret
der nächtlich Sternentanz:
gleich lüstet mich spazieren
im grünen Lorbeerwald,
allda dann musizieren
die Pfeiflein mannigfalt.
Die flügelreichen Scharen,
das Federbüschlein zart,
in süßen Schlag erfahren,
noch Kunst, noch Atem spart,
mit Schnäblein wohlgeschliffen
erklingen’s wunderfein,
und frisch in Lüften schiffen
mit leichten Rüderlein.
Der hohle Wald ertönet
ob ihrem krausen Sang:
mit Stauden stolz gekrönet
die Kluften geben Klang.
Die Bächlein krumm geflochten
auch lieblich stimmen ein,
von Steinlein angefochten
gar süßlich sausen drein.
Die sanften Wind in Lüften,
auch ihre Flügel schwach,
an Händen, Füss und Hüften
erschüttlen mit Gemach
da sausen gleich an Bäumen
die lind gerührten Zweig,
zur Musik sich nit säumen;
o wohl der süßen Streich!
Doch süßer noch erklinget
ein sonders Vögelein,
so seinen Sang vollbringet
bei Mond- und Sonnenschein.
Trutz-Nachtigall mit Namen
es nunmehr wird genannt,
und vielen, Wild und Zahmen,
obsieget unbekannt.
Trutz-Nachtigall man’s nennet,
ist wund von süßem Pfeil:
die Lieb es lieblich brennet,
wird nie der Wunden heil.
Geld, Pomp und Pracht auf Erden,
Lust, Freuden es verspott,
und achtet’s für Beschwerden,
sucht nur den schönen Gott.
Nur klingelt’s aller Orten
von Gott und Gottes Sohn,
und nur zu’n Himmelpforten
verweiset’s allen Ton:
von Bäum’ zu’n Bäumen springet,
durchstreichet Berg und Tal,
in Feld und Wäldern singet,
weiß keiner Noten Zahl.
Es tut gar manche Fahrten,
verwechselt Ort und Luft:
jetzt findet man’s im Garten
betrübt an hohler Kluft;
bald frisch und freudig singlet
zusam’t der süßen Lerch,
und loben Gott, umzinglet
den Öl- und andern Berg.
Auch schwebet’s auf den Weiden
und will bei’n Hirten sein,
da Cedron kommt entscheiden
die grünen Wiesen rein;
tut zierlich sammen raffen
die Verslein in Bezwang
und setzet sich zu’n Schafen,
pfeift manchen Hirtensang.
Auch wieder da nit bleibet,
sich’s hebt in Wind hinein,
die leere Luft zertreibet
mit schwanken Federlein:
sich setzt an grober Eichen
zur schnöden Schädelstatt;
will kaum von dannen weichen,
wird Kreuz noch Peinen satt.
Mit ihn will mich erschwingen
und manchem schwebend ob
den Lorbeerkranz ersingen
in deutschem Gotteslob.
Dem Leser nicht verdrieße
der Zeit und Stunden lang:
hoff ihm es noch ersprieße
zu gleichen Zither-Sang.

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