L’obiettivo dei satanisti che oggi menano la danza non è l’ateismo, ma il panteismo tribale, che adora la creatura dimenticando il Creatore, condito di urla isteriche contro chiunque abbia il coraggio di additare la Verità, col favore di tutti i media okkupati, di tutti i vari templi, tempietti e vespasiani universitari ben forniti di codici e(me)tici, e col sostegno di leggi aberranti e nemiche della vita. L’odio di questi ciechi sventurati non risparmia nessun punto della Verità. E ogni punto della Verità condanna costoro e il loro odio. Anzitutto li condanna come violatori di tutti e dieci i Comandamenti. Giova ricordarli perché qualcuno potrebbe averli dimenticati. “Io sono il Signore Dio Tuo: Non avrai altro Dio fuori che me. Non nominare il nome di Dio invano. Ricordati di santificare le feste. Onora il padre e la madre. Non uccidere. Non commettere atti impuri. Non rubare. Non dire falsa testimonianza. Non desiderare la donna d’altri. Non desiderare la roba d’altri.”
Ma “disse lo stolto: ‘Iddio non c’è’.” (Salmo 14, 1).
Ambientalisti, animalisti, vegani, tutti idolatri dell’ambiente e degli animali, tentano di sovvertire la Parola di Dio che stabilisce il dominio dell’uomo sulla natura (Genesi 1, 27-28): “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare, e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra’.”
Contro l’idolatria vegana sta la visione di san Pietro in Atti degli Apostoli (11, 5-10): “Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione; un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino me. Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. E sentii una voce che mi diceva: Pietro, alzati, uccidi e mangia! Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è mai entrato nella mia bocca. Ribatté la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo.”
Gli odiatori di Dio sono laicisti oppure clericali. I primi sono forse i meno velenosi e certo i più scusabili (per cattive tradizioni familiari, per educazione sbagliata, per scandali ed esempi poco edificanti da cattivi preti). Ma i veri nemici sono i chierici che si sono dati al mondo invece che a Dio, o che credono di poter servire due padroni in spregio alla Parola di Dio: “Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.” (Luca 16, 13). Essi pongono il loro sostegno nell’uomo e cadono sotto la sferza del profeta Geremia (17, 5): “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore allontana il suo cuore. Egli sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi, nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.”
I nemici di Dio confidano nell’approvazione degli uomini, per fare carriera e raccogliere lodi, ma “Guai a voi quando tutti gli uomini parlassero bene di voi; poiché lo stesso facevano i loro padri con i falsi profeti.” (Luca 6, 26). E per contro: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, poiché grande è la vostra ricompensa nei cieli.” (Matteo 5, 11-12).
Sui fautori delle dottrine omoeretiche imposte ai bambini nelle scuole pendono come macigni le parole evangeliche (Matteo 18, 6): “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui se gli venisse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato nel profondo del mare.” E Marco (9, 42-48) ribadisce: “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo gettassero in mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.”
Ispirato da Dio, l’apostolo Paolo pronuncia parole eterne, assai appropriate anche alla nostra epoca (Romani 1, 22-33): “Mentre si dichiarano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore che è benedetto nei secoli. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contronatura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che si addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia, pieni di invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, millantatori, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.” E altrove (I Corinzi 6, 9-10) l’Apostolo delle genti riprende: “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.”
Obbligato a dire la verità durante un esorcismo, il maligno ha confessato che il suo obiettivo è distruggere la Chiesa mediante la rovina della famiglia, corrompendo i rapporti tra i sessi e sconciando la santità del matrimonio. Ma le parole divine in proposito trafiggono come spade. “Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: ‘È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?’Ed egli rispose: ‘Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà e suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?’Così non sono più due ma una carne sola. Quello che Dio ha congiunto non osi l’uomo separare.” (Matteo 19, 3-6). Commenta san Paolo (Efesini 5, 32): “Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa.” Quindi legame sacro e inviolabile, realtà naturale e sacramentale, in cui si rispecchia il mistero dell’amore sponsale fra Cristo e la Chiesa. E non basta. Anche dei pensieri dovremo rendere conto.Matteo (5, 27) ribadisce: “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso con lei adulterio nel suo cuore.”
Quanti preti ricordano più queste cose? Quanti di loro cedono al mondo, delirando di una religione tribale, ambientalista, gratuitamente “misericordiosa” verso chi non ci pensa affatto a pentirsi? Quanti di loro si perdono in sofismi e acrobazie filologiche per vantare la propria scienza biblica, invece di insegnare ciò che è essenziale alla salvezza delle anime? Quanti di loro si trastullano con la comoda idea che tutte le religioni sono “buone” e “volute da Dio”? E che, magari, l’inferno non esiste e il diavolo ce lo siamo inventati?
Ma alla Parola di Dio e al Suo giudizio nessuno sfugge. Le parole divine non possono essere cambiate, né interpretate a rovescio per far dire loro quello che non dicono. Il profeta Malachia (2, 7-9) esprime con parole terribili la maledizione sui sacerdoti che alterano la legge di Dio: “Infatti le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti. Voi invece vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento: avete rotto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anch’io vi ho resi spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo, perché non avete osservato le mie disposizioni e avete usato parzialità riguardo alla legge.” E l’Apocalisse (22, 18-19) ammonisce: “A chi aggiungerà una iota alle parole profetiche di questo libro, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.” Cristo in persona ammonisce: “Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno.” (Matteo 24, 35).
Quanti sacerdoti si preoccupano della più necessaria tra le opere di misericordia spirituale: ammonire i peccatori? Ammonire i peccatori: perché il giudizio è irrevocabile e un’anima perduta lo è per sempre. Eppure alcuni insensati hanno perfino inventato la mostruosità della “salvezza” di Sodoma, contraddicendo temerariamente la Genesi (19, 23-25) che insegna: “Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo su Sodoma e su Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo.”
E la Lettera di Giuda Taddeo (1, 7) fa strame della sconcia bestialità dei nuovi farisei secondo cui il peccato di Sodoma e Gomorra non sarebbe stato l’omosessualità ma un vago “rifiuto di accoglienza” (al contrario sembra che fossero sempre pronti ad accogliere carne fresca): “Nello stesso modo Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizi contronatura, sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno.”
Dire che Dio non è giudice e che non dobbiamo temerlo vuol dire offendere la giustizia divina e ignorare il Vangelo, che in più passi, ma soprattutto in Matteo (22, 1-14) ammonisce che “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.”
Contro i pastori che delirano di una misericordia scriteriata che scenderà su tutti indistintamente, meriti o non meriti, solo per giustificazione di fede senza opere, perché l’inferno non esisterebbe o sarebbe vuoto, oppure destinato a finire, ammonisce il profeta Zaccaria (11, 17): “Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sul suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato.”
Questi pastori vogliono mostrarsi “più buoni di Dio”, più “aperti”, più “generosi”, proprio come il tentatore nel paradiso terrestre. “Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: ‘È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino? Rispose la donna: ‘Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete.’ Ma il serpente disse alla donna: ‘Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che, quando ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male’.” (Genesi 3, 1-5). È proprio del demonio e dei suoi lacché presentarsi in un alone di buonismo, più buoni di Dio, più aperti, più comprensivi, più tolleranti, più pronti a “evitare ogni contrapposizione”, a “costruire ponti, non muri”, più dediti alla fratellanza a tutti i costi con fratelli e sorelle, fratelle e sorelli, cugini e cuginastri.
Terribile è l’ammonimento di Gesù ai suoi discepoli, e quindi al clero tutto: “Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diviene insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non ad esser gettato via e calpestato dagli uomini.” (Matteo 15, 13). Grazie all’apostasia di tanta parte del clero, quanti perderanno la fede e l’anima? Infatti il vangelo di Luca (18, 8) pone l’inquietante domanda: “Ma il Figlio dell’Uomo, quando tornerà troverà la Fede sulla terra?”
Tutta la potenza dell’uomo, simboleggiata da una grandiosa metropoli mondiale, crollerà miseramente (Apocalisse 17, 2-3). “È caduta Babilonia la grande ed è diventata covo di demoni, carcere di ogni spirito immondo, carcere d’ogni uccello impuro e aborrito e carcere di ogni bestia immonda e aborrita. Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino della sua sfrenata prostituzione, i re della terra si sono prostituiti con essa e i mercanti della terra si sono arricchiti del suo lusso sfrenato.”
L’uomo che non si preoccupa delle parole divine, ama gloriarsi come se fosse immortale, ma in realtà non ha molto tempo per pavoneggiarsi. “Tutto lo splendore dell’uomo è come un fiore sul campo; l’erba è disseccata, il fiore è caduto.” (Isaia 40, 6-7). Si crede potente, ma ben presto è messo al suo posto: “Breve è il trionfo degli empi e la gioia del perverso dura un istante. Arrivasse la sua statura al cielo e il suo capo toccasse le nubi, come lo sterco sarebbe spazzato per sempre e chi lo aveva visto direbbe: Dov’è?” (Giobbe 20, 5-7); “Io vidi l’empio esaltato più in alto dei cedri del Libano; ed ecco egli non era più. E fattane ricerca, non se ne ritrovò traccia.” (Salmo 37, 5-6).
Ma purtroppo in tanta parte della pastorale odierna, “progressista” e “modernista”, sono scomparsi i Quattro Novissimi, le quattro cose ultime: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. È stato perfino abolito il “Dies irae”. Perché? Per non spaventare la gente? Bene: aspettate che sia il demonio a terrorizzarla per l’eternità quando sarà troppo tardi.
Meglio dormire e farsi cogliere impreparati? Scrive san Pietro: “Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c’è in essa sarà distrutta.” (II Pietro 3, 10).
Si salveranno solo quelli che l’avranno meritato. L’Apocalisse (20, 15) non lascia dubbi. “E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.” Le nostre scelte, infatti, decideranno del nostro destino eterno: “Davanti all’uomo sono posti morte e vita: ciò che sceglierà gli sarà dato.” (Siracide 15, 17). E il libro della Sapienza (11, 10) ammonisce: “Con quelle stesse cose per cui uno pecca, con esse è poi castigato.” E per chi sceglie la morte, ossia il peccato mortale senza pentimento, ecco l’ammonimento di san Paolo (Ebrei 10, 30-31): “Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. Terribile cosa è cadere nelle mani del Dio vivente!”
Che ne sarà allora della tanto vantata scienza umana? Che ne sarà delle sottigliezze filologiche riversate sui testi sacri dai troppi nuovi farisei che non si curano delle anime? Che ne sarà dei tentativi di sfuggire alla Verità? Scenderà dal Cielo la Verità e dovremo tutti guardarla in faccia. Sventurato chi, con le parole e i fatti, l’avrà odiata, derisa, deformata, negata, contraddetta.
EMILIO BIAGINI
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