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Emilio Biagini

IL DISCEPOLO NON È DA PIÙ DEL MAESTRO

UBIQUITÀ DELLA PERSECUZIONE
“Il discepolo non è da più del maestro, né il servo da più del suo padrone”. Queste parole di Cristo, riportate dal Vangelo di San Matteo (10, 24) ammoniscono il cristiano a non aspettarsi di essere ben accetto al mondo: come il mondo ha crocifisso il Maestro così farà di tutto per offendere, calunniare, ferire e uccidere i discepoli. La persecuzione è connaturata al Cristianesimo e indica che siamo nel giusto, perché la verità suscita fastidio e opposizione.
La persecuzione incruenta precede e prepara quella cruenta. Prima si calunnia colui che si vuol colpire, e così si apre la strada al massacro. I martiri cristiani sono stati, finora, settanta milioni, di cui quarantacinque milioni nel solo secolo XX: l’Olocausto più spaventoso della storia. Olocausto evidentemente di serie B, anzi C, perché, per ignoranza, malafede e vigliaccheria, nessuno ne parla.

INFAMIE CONTRO LA CHIESA
Come per ignoranza, malafede e vigliaccheria si propalano infamie contro la Chiesa, al punto da creare complessi di colpa perfino in certi pastori che, in passato, si sono illusi, chiedendo scusa a destra e a sinistra, anzi, specialmente a sinistra, di servire la “pacificazione” e di porre fine alle persecuzioni, che invece diventano sempre più spietate e malvagie, con attacchi non solo alla dottrina cristiana, ma perfino alla morale naturale e alla stessa umanità. Chi crede di distruggere Dio, in realtà distrugge l’uomo e, in definitiva, se stesso. L’intera storia della Chiesa è stata orrendamente falsata dalla storiografia “laica” dall’Illuminismo in poi, propalando un cumulo di menzogne sulla datazione dei Vangeli, sui miracoli, sulle Crociate, sull’Inquisizione, sulle Insorgenze, tanto per citare alcuni punti chiave. Anche l’economicismo e il sociologismo fanno parte di una strategia riduzionistica “laica”, che mira a negare l’importanza della religione, mentre un’osservazione non superficiale dimostra a chiunque non sia cieco o in malafede che la religione è centrale in qualsiasi civiltà. La persecuzione è talmente diffusa e ubiquitaria da sfidare una definizione geografica. Se si volesse definirne i confini si dovrebbe tingere di rosso sangue tutte le terre emerse del pianeta: e forse esse apparirannno proprio così, nell’ultimo giorno, quando Christus in maiestate veniet iudicare saeculum per ignem. Si può qui darne solo sparsi esempi, mentre per una trattazione completa non basterebbero tanti libri quanti ne contiene la Biblioteca del Congresso di Washington. Se ne distinguono tre fonti: (1) da aderenti ad altre religioni, (2) dai “laicisti” (in realtà andrebbero chiamati con altri nomi, come agnostici, atei, apostati), (3) all’interno della stessa Chiesa.

PERSECUZIONI DA ADERENTI AD ALTRE RELIGIONI
Nessun tattica dello struzzo può nascondere il fatto che i musulmani sono antagonisti violenti rispetto ad ogni altra religione, e che tutto il mondo islamico sia costituito da territori dove in passato si professavano altre religioni (specialmente cristiana, ma non solo), e nei quali, quasi sempre, i maomettani sono entrati con la spada e la violenza carnale. Anche in questo momento, stragi di cristiani da parte degli islamici stanno avvenendo nell’indifferenza e soprattutto nell’ignoranza generale. Dato che i mass media sono controllati da ineffabili laicisti di ferro, ad esempio, le stragi del Sudan sono gabellate come “lotte tribali per il controllo delle risorse”. Nella Repubblica Centrafricana, assassinii di missionari e profanazione del Corpo di Cristo da parte di miliziani islamici, si sprecano, nell’indifferenza di questo Occidente corrotto e osceno.
A Timor Est, ex colonia portoghese abitata da cattolici, si è svolto un vero e proprio genocidio da parte degli imperialisti musulmani indonesiani. La colonia era stata “liberata” dal colonialismo portoghese, fra il tripudio di “democratici” e progressisti, ma la popolazione, di orientamento occidentale, non ha mai voluto accettare l’imperialismo indonesiano, che è poi imperialismo giavanese. Le atrocità musulmane contro la popolazione civile cattolica di Timor Est sono giunte fino al cannibalismo. Nel 1999 gli islamici massacrarono una suora canossiana di Lecco, Erminia Cazzaniga, impegnata ad aiutare i profughi, insieme ad altri otto religiosi, e i corpi sono stati gettati in un fiume. Il Papa levò la sua voce per difendere i musulmani del Kosovo, ma nessun esponente islamico ha pronunciato una sillaba per condannare il genocidio dei cattolici a Timor Est, le teste mozzate infilate sulle lance, le donne cattoliche violentate davanti ai loro mariti prima di essere barbaramente uccise.
In Cina la situazione dei cattolici è spaventosa. In India, il paese della non violenza e del Mahatma Gandhi, idolo dei progressisti, gli assassinii di cristiani da parte della maggioranza indù sono da anni all’ordine del giorno, ma a parlarne sono solo i giornaletti dei missionari, fra il silenzio assordante dei mass media che sono per intero, o quasi, in mano all’alta massoneria.
Non si capisce poi come i buddisti abbiano potuto crearsi la fama di gente pacifica e tollerante. O meglio, si capisce benissimo, perché la politica dei laicisti di cui sopra consiste appunto nel dipingere di nero tutto ciò che è cattolico e di bianco tutto ciò che non lo è. Nel Vietnam indipendente, nella prima metà dell’Ottocento, prima dell’occupazione francese, tutti i missionari su cui il governo vietnamita riusciva a mettere le mani erano regolarmente assassinati: particolarmente in voga a questo proposito era il supplizio delle cento piaghe. Il Vietnam “liberato” odierno si è distinto per una soluzione finale di stampo hitleriano, mediante stragi e sterilizzazione di massa, contro gli oltre due milioni di Montagnards cristiani, nell’assordante silenzio degli indignati speciali laicisti che latrano appena il Papa osa prospettare un Suo messaggio in una università fondata da un Suo predecessore. Nel Tibet, nel 1949, dunque prima che arrivassero i cosiddetti “liberatori” comunisti cinesi, e sotto l’attuale Dalai Lama, venne martirizzato il missionario cattolico svizzero Maurice Tornay. Non pare proprio che gli esponenti del “compassionevole e tollerante” buddismo abbiano mai sentito il bisogno di scusarsi.

DA “LAICISTI”
I “laicisti” — mai a corto di scuse in nome del progresso, della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità — hanno perseguitato la Chiesa in modo scientifico e professionale, come ci si poteva aspettare, dato che l’unico scopo della loro esistenza, oltre ad arricchire a spese altrui, era proprio quello di perseguitare la Chiesa. Lo scisma anglicano e la “riforma” protestante servirono ad impinguare i “riformati” di terre ed altre ricchezze rapinate agli ordini religiosi cattolici. Al furto si aggiunse immediatamente l’assassinio: nella sola “liberale” Inghilterra, dallo scisma del corrotto e sifilitico re Enrico VIII, attraverso lo “splendido” regno della “buona” regina Elisabetta, e fino al secolo XVII incluso, vi furono settantamila martiri cattolici, massacrati nel modo più inumano (“hanged, drawn and quartered”). Il secolare martirio dell’Irlanda è ben noto, ma gli stessi storici irlandesi, accuratamente scelti dalla massoneria che controlla le assunzioni e le carriere accademiche, tendono a metterlo in sordina. Ben presto il protestantesimo degenerò in laicismo, deismo, illuminismo. L’illuminismo aperse la strada ai deliri rivoluzionari. Si cominciò ad esaltare la ragione e, quando gli idoli si sono disintegrati, si è finiti nella palude del pensiero debole e del relativismo obbligatorio. Chi sbaglia in mala fede non dice mai “ho sbagliato”; dice: “la verità è irraggiungibile”.
Non furono risparmiati sforzi, da parte dei mercanti delle nazioni protestanti, olandesi e inglesi, per distruggere i cattolici del Giappone. Le calunnie cominciarono con l’arrivo della prima nave olandese nel porto di Beppu, nell’isola di Kyushu. Il nome della nave era “Liefde”, che in lingua nederlandese significa “amore”. Mai nome fu peggio applicato: “Odio e persecuzione” avrebbe dovuto essere. Grazie agli sforzi di Francesco Saverio e d’altri eroici gesuiti, in Giappone vi erano già più di trecentomila fedeli. Il capitano olandese persuase il despota Tokugawa Ieiasu che essi erano un pericolo. Fu un massacro totale, con crudeltà innominabili. Testimoniarono la Fede col martirio anche molti missionari che rifiutarono la fuga per continuare a servire il gregge. Gli olandesi appoggiarono attivamente lo sterminio. Nel 1637 inviarono una loro nave da guerra, la “De Ryp” a bombardare la fortezza costiera di Hara, ultimo rifugio dei perseguitati. Frattanto i mercanti olandesi, confinati nell’isoletta di Deshima, svolgevano lucrosi commerci. Avevano avuto il permesso di costruirvi un magazzino, e il despota aveva imposto che sulla soglia venisse scolpito un Crocifisso, in modo che fosse calpestato entrando ed uscendo: i mercanti olandesi non ebbero alcuna difficoltà.
Nell’isola di Kyushu, nella penisoletta di Shimbara nacque Antonio Ishida, che entrò nella compagnia di Gesù e divenne sacerdote. Il suo campo di apostolato fu Hiroshima, dove il più degli abitanti, come a Nagasaki, erano cattolici. (Per inciso, un giorno, la scienza fisica alla quale Galileo diede l’avvio sarebbe servita a distruggerle in un sol colpo, per ordine dei comandi “alleati”, in modo da spazzar via la Chiesa cattolica dal Giappone, concentrata in quelle due città che non avevano quasi nessuna importanza strategica.) Nel 1616 Antonio Ishida fu arrestato e gli fu ingiunto di smettere. Liberato dopo qualche mese, ritornò al suo ministero, in segreto. Nel 1629 lo presero di nuovo, e il governatore lo fece torturare per avere i nomi degli altri cristiani. Ishida e cinque suoi compagni di fede furono immersi nell’acqua termale bollente nelle sorgenti di Ungen. Era presente un medico, che li faceva tirar fuori quando stavano per morire. Nel 1631, venne rilasciato perché il suo silenzio aveva convinto il governatore che non sapesse nulla. Antonio Ishida tornò a Nagasaki e ricominciò come prima. Nel 1632 venne arrestato per la terza volta e tenuto in cella in attesa di esecuzione. Lo bruciarono vivo insieme a cinque altri cristiani: il sacerdote nipponico Giovanni Geronimo Jo, gli agostiniani europei Bartolomé Gutierrez, Vicente Carvalho e Francisco de Jesus, più il terziario francescano Gabriele della Maddalena.
Grazie alle loro farneticazioni, gli intellettuali sono diretti responsabili, in quanto mandanti, degli assassini che pèrpetrano i massacri. Le orribili stragi iniziate in Spagna nel 1931, ben prima dell’“alzamiento” di Franco, sono ben radicate nell’isterico anticlericalismo portato dai giacobini e perpetuato da comunisti e anarchici: stragi premeditate, perché dirette da settantanove agitatori, specializzati in “ateismo scientifico”, appositamente giunti dall’Unione Sovietica. Ventimila chiese distrutte, ben oltre trecentomila fra preti, frati, suore e laici massacrati nei modi più barbari. “A molti vennero amputate le membra, oppure furono spaventosamente mutilati prima di essere uccisi; ebbero gli occhi strappati, la lingua tagliata (…….) altri furono bruciati o sotterrati vivi (…….). Non si è rispettato il pudore della donna, neanche di quella consacrata a Dio per i suoi voti religiosi. Si profanarono le tombe e i cimiteri. (…….) il cranio del grande vescovo Torras y Bages servì da palla a giocatori di calcio. (…….) Possiamo dire che nelle regioni dominate dai comunisti il tesoro d’arte, soprattutto religiosa, accumulato nei secoli [fu] distrutto in qualche settimana.” L’inferno comunista e anarchico imperversava in Spagna già da cinque anni quando avvenne l’“alzamiento” franchista. Scrive lo storico laburista britannico Paul Johnson: “Franco fu trascinato nel conflitto civile spagnolo dagli eventi, e la Chiesa si schierò al suo fianco solo perché costretta (…….). Franco cercò e ottenne di tenersi fuori dalla nuova, immane calamità [della seconda guerra mondiale] che, in quanto cattolico, rappresentava per lui il serbatoio di tutti i mali del secolo, essendo condotta da Hitler e da Stalin”.
Del tutto analoghe le atrocità anticattoliche “democratiche” durante la rivoluzione messicana del 1910-20, propiziata e sostenuta dall’alta massoneria statunitense e salutata con entusiasmi isterici da tutti i “progressisti”. Quando i “cristeros” stavano per vincere e minacciavano le stessa sede del governo ateo a Città del Messico, la Santa Sede intervenne mitemente per mediare la pace, in seguito alla quale i “cristeros” deposero le armi; non le depose però l’esercito del regime, che diede la stura ad un lunghissimo stillicidio di assassinii di preti e laici cattolici. Ma, nella vulgata degli assassini laicisti (assasssini in quanto mandanti, come osservato sopra), si parla solo di “lotta all’assolutismo e al latifondismo”, di “cause politiche e sociali”. La Chiesa? Ma la Chiesa era “complice dell’assolutismo”, naturalmente. Falsità su falsità e arroganza scientista e laicista.
Nella Germania nazista il regime non si limitò a perseguitare gli ebrei, ma sciolse brutalmente tutte le associazioni e le scuole cattoliche e giunse a vietare i pellegrinaggi e qualunque manifestazione pubblica delle Fede. I cristiani furono deportati a centinaia di migliaia nei campi di sterminio, soprattutto membri del clero cattolico. Il francescano polacco Padre Maximilian Maria Kolbe e la carmelitana Edith Stein sono solo i nomi più noti di una lunghissima schiera. Hitler risparmiò l’eroico vescovo di Münster Clemens August von Galen, detto il “Leone di Münster”, che aveva pubblicamente condannato il nazismo ed era l’ispiratore del gruppo antinazista “La Rosa Bianca”, solo per non provocare una rivolta in Vestfalia, ma si riprometteva di eliminarlo dopo l’“inevitabile” vittoria. In attesa di ciò, il dittatore tedesco fece internare in campo di concentramento tutto il clero della sua diocesi. In ringraziamento, gli “alleati” bombardarono spietatamente l’abitato di Münster, che non aveva importanza strategica, avendo cura di colpire anche la cattedrale piena di gente. La leadership angloamericana, ossia sostanzialmente l’alta massoneria ebraica e protestante (formata soprattutto da banchieri, che non avevano esitato a finanziare il riarmo della Germania nazista) si guardò bene dall’appoggiare la resistenza tedesca e austriaca al nazismo. Si preoccupava invece di abbattere la Germania come nazione e come concorrente economico, e di distruggere il cattolicesimo, come già abbiamo visto nel caso di Hiroshima e Nagasaki.
L’Europa orientale “liberata” dall’Armata rossa sperimentò una persecuzione spaventosa, debitamente cancellata dalla memoria storica di un Occidente brutalmente materialista. I sovietici non avevano bisogno delle camere a gas e dei forni crematori: li sostituiva egregiamente il gelo invernale siberiano e la rapida decomposizione dei cadaveri nei terreni della tundra in estate. Le chiese furono distrutte, senza alcuna giustificazione, in tutta l’Europa orientale. I ponti e le strade venivano costruiti solo per facilitare l’afflusso dei carri armati che portavano l’“aiuto fraterno” alle nomenklature comuniste parassite minacciate dagli aneliti di libertà religiosa e civile dei popoli, e “casualmente” venivano fatti passare a ridosso delle chiese per avere una scusa per demolirle, o almeno nasconderle. Chi andava a Messa era certo di compromettere l’avvenire proprio e dei propri figli. Il regime moribondo non cessò fino all’ultimo di uccidere, come nel caso di Padre Jerzy Popielusko in Polonia, “colpevole” di sostenere il sindacato Solidarnosc, rapito, torturato e assassinato dalla polizia segreta nel 1984.
Ma Dio si prende inaspettate rivincite: la Chiesa cattolica, sotto il Papa polacco, che invano il Kgb cercò di assassinare tramite il ben noto sicario turco (che i mass media controllati dalla massoneria, cioè quasi tutti, si preoccuparono immediatamente di qualificare come “appartenente a un movimento di destra”), ebbe un ruolo fondamentale nella sconfitta del comunismo.
Nella Franziskanerkirche a Vienna, un altare laterale è dedicato alla Madonna di Fatima con una lapide che dice: “Simbolo della libertà della nostra Patria”. “Di fronte alla gravissima decadenza spirituale e morale in cui versava l’umanità, nel 1917 la Madonna apparve a Fatima, in Portogallo. Questa apparizione aveva lo scopo di esortare gli uomini al pentimento e alla conversione (…….). In particolare la Madonna chiese la consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato. Se queste richieste fossero state esaudite in tempo, il mondo avrebbe avuto la pace.” Naturalmente gli alti prelati reagirono nel consueto modo sospettoso e letargico, e le profezie catastrofiche della Madonna di un’altra e più terribile guerra e di ulteriori gravissime sofferenze si avverarono puntualmente. Alla fine della seconda guerra mondiale sia la Germania che l’Austria furono suddivise in zone di occupazione: ai sovietici toccò il Burgenland, la Niederösterreich, la parte più ricca e importante che comprendeva la capitale Vienna ed altri territori limitrofi, e la parte di Oberösterreich a nord del Danubio. Nel 1950 i sovietici, aizzando i comunisti locali, organizzarono a Vienna un colpo di stato che fortunatamente fallì di fronte alla compatta resistenza della popolazione. Intanto era già iniziata la “Crociata riparatrice del Santo Rosario” del Padre cappuccino Petrus Pavlicek.
Nato nel 1902 a Innsbruck, padre Pavlicek, richiamato nell’esercito tedesco, aveva servito come cappellano militare, distinguendosi per la sua abnegazione. Il 15 agosto 1944 era stato fatto prigioniero e internato in un campo francese, dove si distinse per il suo zelo missionario. Fu liberato il 16 luglio 1945. “Il 2 febbraio 1946, festa mariana della Candelora, (…….) Pavlicek si avviò verso il santuario nazionale di Mariazell, al fine di pregare intensamente ai piedi della Madonna, chiedendoLe lumi per venire incontro ai bisogni spirituali del popolo austriaco. Mentre pregava, assorto come in estasi, sentì chiaramente una voce interiore che gli diceva: ‘Fate tutto quello che vi dirò e avrete la pace’. Solo dopo egli si accorgerà che queste erano le stesse parole con cui la Madre di Dio si era rivolta ai pastorelli di Fatima. (…….) Dopo un anno di riflessione, nel febbraio 1947 egli decise di fondare un movimento di preghiera con persone che si impegnassero a recitare il Rosario in orari diversi, sicché la Madonna fosse onorata 24 ore su 24 in tutto il territorio nazionale. Con la piena autorizzazione dei suoi superiori (…….) Padre Pavlicek cominciò a percorrere il Paese predicando missioni popolari e fondando gruppi locali del suo movimento (…….). Per evitare di provocare la repressione dei sovietici, i partecipanti alla crociata pregavano appena per due intenzioni: la conversione dei peccatori e la pace nel mondo.” Era ovvio, però, a tutti, che se queste due grazie fossero state ottenute, ciò avrebbe significato la fine del comunismo. Il movimento di Padre Pavlicek raggiunse tali dimensioni di massa, con cerimonie religiose coinvolgenti centinaia di migliaia di persone da costringere i capi politici a tenerne conto. Sia il presidente del consiglio Leopold Figl che il suo successore Julius Raab parteciparono alle processioni con l’intero governo. “A sorpresa, il 24 marzo 1955, i dirigenti del Cremlino convocarono il presidente Raab a Mosca per uno ‘scambio di vedute’. Presentendo che qualcosa di importante stava per accadere, prima di partire questi si rivolse a Padre Pavlicek: ‘Per favore, dica ai fedeli che preghino con più insistenza!’ Dopo appena un paio di giorni di consultazioni al più alto livello, l’impossibile accadde: senza nessuna motivazione apparente, i sovietici annunciarono che, nel giro di tre mesi, avrebbero ritirato tutte le loro truppe.” La figura peggiore, in tutta questa storia, la fa Theodor Innitzer, allora cardinale arcivescovo di Vienna, già distintosi per aver esaltato Hitler come “salvatore della Patria” al tempo dell’Anschluß (ciò che gli valse un durissimo rimprovero di Pio XI): invece di benedire il movimento, il porporato mise in atto una sorda e ambigua opposizione.
Un’analoga novena di preghiera, questa volta ecumenica, coinvolgente cattolici e protestanti, si svolse nella Germania Est, partendo dalla luterana Nikolaikirche di Lipsia nel 1980. Ne nacque una novena (nove anni) di preghiere per la pace, non per pacifismo a senso unico come in Occidente (dove i pacifisti si svegliavano a comando dei sovietici contro le nuove armi che rischiavano di volgere a favore dell’Occidente gli equilibri strategici), ma, come in Austria, nel senso di liberazione dal comunismo. Dopo aver tentato inutilmente di reprimere il movimento con la violenza, il regime crollò nel novembre 1989: da poche migliaia i fedeli in preghiera per le strade di Lipsia erano saliti a settecentomila: impossibile circondarli o arrestarli. Un esponente del regime comunista, che era naturalmente armato fino ai denti, commentò: “A tutto eravamo preparati, eccetto che alle candele e alle preghiere”.
Nessun aiuto dall’Occidente, e i popoli cristiani dell’Europa orientale liberatasi da sé oggi ci disprezzano, con ragione: la manodopera schiava d’oltrecortina faceva comodo anche agli speculatori occidentali. Nessuno si mosse, eccetto Papa Pio XII, che ben poco poteva fare, per aiutare il cardinale Josef Mindszenty, primate d’Ungheria, e quell’intera infelice nazione, quando il cardinale, già arrestato e perseguitato dai nazisti, fu arrestato, torturato e condannato al carcere duro dai comunisti nel 1948, come pure avvenne ad innumerevoli altri prelati, sacerdoti e laici. E gli “alleati” occidentali fecero sapere ai sovietici che potevano tranquillamente reprimere la rivoluzione anticomunista del 1956. Anzi, inglesi e francesi approfittarono della confusione per fare la propria sceneggiata neocolonialista, cercando di impadronirsi di nuovo del Canale di Suez. L’Occidente “libero” non è da meno delle dittature, anzi è peggiore, perché un’ambigua, strisciante, diabolica campagna di attrizione, mascherata da “estensione delle libertà democratiche”, è più efficace, come metodo di persecuzione, alla lunga, di una violenta esplosione di odio.
Un esempio tra mille: “in Cile le tre grandi catene di farmacie (Salcobrand, Ahumada e Cruz Verde) sono state multate dal governo socialista di Michelle Bachelet per 33.000.000 pesos ciascuna (circa 66.000 dollari) per essersi rifiutate di vendere la cosiddetta ‘pillola del giorno dopo’ in ossequio alle direttive dei vescovi (…….) dovremo prepararci a quel che il papa ha chiamato ‘martirio delle vita ordinaria’, perché i governi si vanno sempre più orientando in senso anticristiano e tra non molto ciascuno di noi sarà chiamato a dover compiere delle scelte eroiche per rimanere coerente con quello in cui crede. Già si vedono le avvisaglie e già dall’edicolante al politico, passando per il giudice, il poliziotto, il redattore, il farmacista, il medico eccetera, sempre più spesso si è costretti a confrontare la propria coscienza con le leggi. Come ai tempi di Diocleziano, in cui i cristiani dovevano scegliere tra l’obbedienza agli editti e la fedeltà a Cristo. Certo, oggi non si rischia la vita (ancora), ma il benessere acquisito, sì. Per ora sono (solo) multe. Per ora.”
Nei paesi europei di tradizione protestante ed oggi pesantemente laicizzati, come Gran Bretagna e Paesi Bassi, si tengono corsi “educativi” obbligatori di omosessualismo per gli scolari, mascherati da campagne per la tutela dei cosiddetti “omofili”, vulgo froci e lesbiche, dalla presunta discriminazione, insidiando alla base l’educazione cristiana e la morale naturale. Non è ancora stata laicamente “santificata” la pedofilia solo perché serve ad imbastire processi basati per lo più su calunnie contro ecclesiastici cattolici. Negli USA è stata abolita la prescrizione per reati di pedofilia, in modo che il vecchietto ottantenne possa tranquillamente trascinare in tribunale un vecchio religioso in un processo che si conclude con palate di fango e grassi “risarcimenti”, che l’attempato accusatore e i suoi avvocati lietamente si spartiscono. Anche l’Italia non va esente da infamie del genere.
La persecuzione è inesorabile, insidiosa e continua. Non diversamente dai nazisti e dai comunisti, i laicisti non vogliono alcuna manifestazione pubblica della Fede e parimenti odiano qualsiasi “interferenza” della Chiesa nella vita pubblica: pretesa mostruosa, perché l’uomo è per sua natura irrinunciabile un essere sociale, soggetto alla legge morale naturale. Non esiste una “sfera privata”. Qualunque cosa facciamo non è neutra rispetto agli altri: ogni nostra azione modifica l’esistenza di coloro che ci circondano, ogni nostra azione o santifica il mondo o ne avvicina la distruzione. La campagna lenta e brutalizzante che stravolge perfino il vocabolario, usurpando perfino il vocabolo “laico” (che significa null’altro che “cattolico privo degli ordini sacri”), e diventa invece sinonimo di ateo e imbavagliatore della Chiesa, non esclude naturalmente esplosioni di violenza, come quelle verificatesi in questi ultimi anni in Messico, dove si è giunti alla chiusura della cattedrale di Città del Messico, e in Venezuela sotto il narco-comunista Hugo Chavez. Nella Cuba comunista, ridotta ad un’economia prostitute-dipendente, la Chiesa si è lasciata addomesticare.

PERSECUZIONI INTERNE
Ma quelle che fanno più male e più danno sono le persecuzioni interne: non c’è santo che non abbia sperimentato il tradimento dei confratelli. I primi persecutori furono i membri del Sinedrio duemila anni fa (che erano in prevalenza sadducei, e quindi materialisti che non credevano nell’immortalità dell’anima), ma non avrebbero potuto fare nulla senza l’aiuto di uno dei dodici Apostoli dall’interno stesso della Chiesa nascente.
Gli esempi di persecuzioni interne da parte di traditori sono innumerevoli. Santa Teresa di Avila morì praticamente di stenti dopo essere stata scacciata dal proprio convento da una monaca ribelle. Padre Pio fu calunniato e perseguitato in maniera immonda, fino al sacrilegio dei microfoni spia persino nel suo confessionale, mentre, in parallelo, le massime gerarchie della Chiesa (con alla testa il “papa buono”, Giovanni XXIII) corteggiavano la più odiosa e sanguinosa tirannide mai apparsa. Come riferisce Padre Candido Capponi, ultimo confessore del grande Cardinale Arcivescovo di Genova Giuseppe Siri, il Cardinale “amò profondamente e venerò il Padre Pio da Pietrelcina. Tentò di perorarne la causa presso il Papa Giovanni XXIII, ma inutilmente. “Mi raccontò più volte lui stesso come andò. — scrive Padre Candido — Un giorno si era permesso di dire: ‘Ma Santità, perché tanto infierire contro questo santo Cappuccino!?’ Papa Roncalli diede un colpo con la mano sulla scrivania e rispose, duro e secco, con queste precise parole: ‘Eminenza, non mi parli di questo caso! Lasciamo stare!’. Non c’è bisogno di aggiungere che questo scatto del ‘Papa buono’ addolorò molto e sorprese non poco il nostro Cardinale.”
Particolarmente istruttivo è il caso di Maria Valtorta (Caserta 1897-Viareggio 1961). Appena adesso (e non senza violenta opposizione da parte di chierici progressisti, come già si era verificato per San Padre Pio) si comincia a conoscere e ad apprezzare questa veggente: una persona di limitata cultura, il cui unico pregio intellettuale era quello di avere un’eccellente memoria, che le permise di riportare nei minimi dettagli ciò che vedeva. La Valtorta fu paralitica per gran parte della sua vita, inchiodata a letto senza la possibilità di compiere alcuna ricerca. Non conosceva alcuna lingua orientale. Aveva viaggiato pochissimo e senza mai lasciare l’Italia. Questa donna paralitica e relativamente poco istruita descrisse in modo dettagliatissimo la vita del Salvatore, dimostrando di conoscere minutamente la conformazione del territorio, incluse descrizioni di peculiari e stranissime formazioni rocciose, presso Gerasa, che avevano tutto l’aspetto di intrusioni granitiche ed erano invece calcaree (il tutto confermato per iscritto e sotto giuramento da un geologo che aveva lavorato in Palestina) e le minute differenze di pronuncia della lingua ebraica tra la Galilea e la Giudea. Una volta i “dottori difficili” credettero di coglierla in fallo: aveva scritto che un certo villaggio si trovava sulla riva del Mare di Galilea, mentre oggi ne è ben lontano. Nei colloqui con la veggente, Cristo commentò ironicamente: “Ma non lo sanno che esistono le frane?”. La Valtorta più volte ebbe visioni della rosa paradisiaca che corrispondono esattamente alla “candida rosa” del Paradiso nella Divina Commedia (Canto XXXI, 1-3). Quando è lei stessa a scrivere pensieri propri, lo annuncia con le parole: “Ora parlo io”. La maggior parte dei brani sono dettati, preceduti da un: “Dice Gesù”, oppure “Dice Maria”. A volte a dettare è Dio Padre, lo Spirito Santo, o un angelo. La vita della Valtorta fu segnata da atroci sofferenze, offerte con virtù eroica a Dio. Paralizzata in gioventù a causa di un vile attacco alle spalle con una sbarra di ferro da parte di un teppista comunista che le aveva leso la colonna vertebrale, soffriva di numerose malattie che le avevano attaccato i principali organi, e alcune di esse erano il risultato di una libera offerta della Valtorta stessa per ottenere da Dio la guarigione di altri. Per i medici era un mistero come la donna potesse restare ancora in vita. Le autorità ecclesiastiche toscane le negarono la comunione frequente, e Roma le inflisse nel 1948 una secca messa all’Indice di tutto quello che aveva scritto (poco dopo l’Index librorum prohibitorum stesso venne abolito).
Al contrario, le visioni di Anna Caterina Emmerich (alle quali si è ispirato Mel Gibson per il film The Passion) sono state pubblicate con l’imprimatur ecclesiastico, sebbene meno attendibili. La Emmerich, infatti, era analfabeta e aveva rivelazioni puramente interiori, non nitide visioni come quelle valtortiane: non potendo scrivere, riferì queste rivelazioni al poeta Clemens Brentano, il quale non mancò di abbellirle alquanto, in particolare attenuò la descrizione degli insulti ebraici contro Cristo durante la salita al Calvario, che furono terribili, e che nei Vangeli, scritti da ebrei ed estremamente concisi, sono appena accennati . Ma l’impopolarità della Valtorta presso una gran parte delle alte gerarchie ecclesiastiche si spiega facilmente. In molti dettati viene condannato il tradimento dei chierici, che sono spesso chiamati “Giuda” e “Caino” (in quanto assassini di anime). Qualsiasi imprimatur o causa di beatificazione, o posizione ufficiale in favore dell’autenticità delle rivelazioni alla Valtorta sarebbe quindi un’implicita confessione di colpa.
L’apparizione della Vergine alle Tre Fontane nel 1947, non viene forse nominata il meno possibile perché ha denunciato le lacerazioni all’interno della Chiesa causate dagli stessi preti? E Sant’Agostino, riferendosi all’ovile della Chiesa, non ebbe ad esclamare: “Quante pecore fuori, quanti lupi dentro!”? Ai lupi travestiti da pecore, rivelazioni come quella riferite dalla Valtorta non possono che causare irritazione. Tuttavia, “se ciò viene dagli uomini finirà da sé, ma se viene da Dio non potrete spegnerlo”, come disse il grande Gamaliele ai sinedriti che perseguitavano Gesù, e questo vale per i sinedriti di ogni tempo, per tutti i persecutori, assassini e calunniatori della Chiesa, interni ed esterni.

COME FINIRÀ?
Ma se il Figlio di Dio nella Sua prima venuta si è presentato in humilitate, nella seconda venuta sarà in maiestate, per giudicare i vivi e i morti, e solo allora si chiuderanno i conti e si vedrà finalmente, e in modo definitivo, chi ha ragione. Si vedrà se è vero quanto strombazzano le gazzette, ossia se è vero che il mondo moderno, col suo ateismo, con l’indifferenza religiosa, con la pretesa di ridurre la religione ad un affare strettamente privato da non esibire in pubblico, con la dittatura del relativismo, del laicismo, dell’omosessualismo, della corruzione, con le ambiguità e le vigliaccherie di certi chierici e prelati (per non dire la loro resa al mondo) ……. se tutto questo rappresenta “valori” autentici e “progresso”. Oppure se la verità è che il Cristianesimo ha dato un contributo assolutamente vitale alla civiltà europea, mentre i nemici interni ed esterni della Chiesa hanno solamente distrutto e dovranno prepararsi a pagare.


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