L’Irminsul, l’albero cosmico, o “asse del mondo”, era adorato nella Germania settentrionale pagana. Quando, nel 772, Carlo Magno conquistò la fortezza sassone di Eresburg, distrusse ogni simbolo pagano e fece abbattere l’albero sacro. Non per questo cessarono le credenze e i riti stregoneschi e satanici collegati all’adorazione delle forze naturali, ostili alla Verità cristiana. L’ideologia ambientalista, profondamente pagana e antiumana, mira a colpevolizzare l’uomo come elemento “disturbatore” della realtà “naturale”, si riveste di gergo pseudoscientifico (vedi le farneticazioni sull’“impronta ecologica”), e tende a far rivivere il mito dell’albero indispensabile e benefico.
Ecco dunque, ad esempio, che viene esaltata la foresta amazzonica, che sarebbe il “polmone della Terra”, secondo una delle solite frasi ad effetto, destituite di ogni fondamento, di cui la menzogna ambientalista si nutre. Perché la menzogna ambientalista? Perché serve a far avanzare il progetto tecnocratico, che vuole ridurre l’umanità (debitamente falcidiata da malattie covate in laboratorio e pseudovaccini) a una folla di automi controllati dalle élites dei superbanchieri. Il fantomatico “cambiamento climatico” è provocato dalla tua Panda, e delle scorregge della mucca Carolina, ti accusa il superbanchiere. Costui controlla giornaloni e televisione, e può facilmente lavare il cervello dei pecoroni. Poi se ne vola ai Caraibi col suo jet privato che, quello no, quello di certo non inquina.
Ma la foresta amazzonica non è affatto il “polmone della terra”, non ci rifornisce di ossigeno, perché ne ha bisogno per sé stessa e deve consumare quello che produce. A nessuno viene in mente che un albero ha un enorme numero di cellule non fotosintetiche (tronco, rami, radici), le quali consumano ossigeno ed emettono anidride carbonica, esattamente come le cellule animali. Difficilmente gli “esperti” del clima vi diranno queste cose quando pontificano sui giornali e dal teleschermo. A parte il fatto che i climatologi hanno una prospettiva temporale limitata, tendono a fare del sensazionalismo per darsi importanza (che soddisfazione essere sbattuti in prima pagina come quelli che mettono in guardia dalla catastrofe prossima ventura!). E, quel che è peggio, sono asserviti all’ambientalismo delle élites (che pagano bene chi racconta la storia “giusta”, e negano finanziamenti ai ricercatori seri).
È invece ai geologi che ci si deve rivolgere, se si vuol capire qualcosa delle tendenze climatiche. Negli ultimi tre milioni di anni si sono succedute una quindicina di glaciazioni, intervallate da fasi più calde interglaciali. Se la sequenza continuerà, dovremmo trovarci alla fine di un interglaciale e sulla soglia di una nuova glaciazione. Durante le fasi di massima espansione dei ghiacci, le foreste erano pressoché scomparse, e gli alberi ridotti a pochi esemplari in aree di rifugio: forse che l’ossigeno è venuto a mancare? Sono le alghe, specialmente quelle microscopiche (fitoplancton), interamente fotosintetiche e non gravate da cellule consumatrici di ossigeno, ad assicurare un’atmosfera respirabile.
Se non danno grandi contributi a rifornirci di ossigeno, in compenso gli alberi, non adeguatamente controllati e, se necessario, eliminati, possono rappresentare un pericolo non trascurabile. Non è molto che a Genova un albero è crollato, in piazza Paolo da Novi, ammazzando una donna che passava. Molti altri sacri alberi sono crollati in tutta la Liguria senza causare vittime solo perché fortunatamente in quel momento a tiro di albero non passava nessuno.
Tra gli alberi pericolanti vi è a Rapallo una sacra Araucaria superprotetta, già segnalata come problematica cinque anni fa dalla perizia di un agronomo, collocata “in un sito con ristagno idrico”, con “sollevamento zolla e apparato radicale molto superficiale”, e quindi “con difetti tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale (..) si sia sensibilmente ridotto”. Prima o poi cadrà, provocando gravi danni e forse anche vittime. Il buon senso consiglia di abbatterla, ma quando mai gli ambientalisti hanno saputo cos’è il buon senso?
Un altro caso in cui le ubbie ambientaliste paralizzano iniziative indispensabili alla normale vita umana. A Genova, la riparazione di un tetto di casa di civile abitazione, nella quale piove dentro è impedita perché un dannato albero impedisce la costruzione dell’indispensabile castello di tiro con montacarichi per il materiale. Non si possono tagliare i sacri rami che adornano il suolo pubblico. Più volte sollecitato perché risolva il problema con una necessaria potatura, il Comune nicchia. Intanto si perde tempo e denaro, il lavoro è fermo, il tetto non protegge dalla pioggia. Arriverà la stagione umida, pareti e soffitti del sottostante appartamento si rovineranno ancor più, la gente si ammalerà, e il Comune sarà soddisfatto.
I sacri alberi sono tutelati fino all’assurdo, a scapito degli esseri umani. Del resto, cos’è, per l’ambientalista l’essere umano? Nient’altro che un parassita che distrugge la sacra terra. Gli alberi non si toccano, finché crollano causando danni e vittime. Gli alberi non si toccano, ma i bambini sì: quelli vengono ammazzati di continuo ogni giorno, senza batter ciglio, nell’orrore dell’aborto. Se questo non è un mondo al contrario…
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