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IL CRIMINE COVID DEGLI

USURAI SADICI ASSASSINI

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L’importante studio di Diego Fusaro (Golpe globale. Capitalismo terapeutico e Grande Reset, Casale Monferrato, Piemme, 2021) dimostra come il potere sfrutta il terrore del contagio per ristrutturare in senso oligarchico la società, l’economia e la politica con uno stato di eccezione permanente, il Grande Reset, contro il quale è indispensabile resistere.

La nostra società non crede più a nulla, se non nel terrore di perdere la mera esistenza biologica. Gli italiani sono disposti a sacrificare tutto: condizioni normali di vita, rapporti sociali, amicizie, affetti, convinzioni religiose e politiche, e perfino la dignità di fronte al folle terrore di ammalarsi. La nuda esistenza, e la cieca paura di perderla, disumanizza l’uomo e disgrega la società. Il prossimo è cancellato, nel silenzio della Chiesa, appiattita sulla propaganda terroristica, vaccinista, del più sfrenato neoliberalismo mondialista e ambientalista.

Il nuovo dogmatismo medico scientifico è figlio della scientismo, che in tempi meno corrotti la Chiesa combatteva, e che pretende di essere l’unica chiave per conoscere la realtà: malascienza nel senso più deteriore e autoritario. L’emergenza epidemica è fondamento di un nuovo metodo di governo delle cose e delle persone. L’ordine neoliberale mira ad una nuova razionalità politica che gli usurai mondiali mirano ad instaurare, rinsaldando il disordine del capitalismo planetario e i suoi rapporti di forza sempre più squilibrati. Ne è scaturita l’idea del Grande Reset, una riorganizzazione complessiva del modo di produzione che, ben lungi dal segnarne una crisi, rappresenta un suo potenziamento, connesso col rinvigorimento di processi già operanti (classismo, disintegrazione dei ceti medi e delle classi lavoratrici, transito alla società digitalizzata, marginalizzazione delle procedure parlamentari, individualizzazione di massa, distruzione dei residui di sovranità popolare).

La crisi permanente rende inevitabile l’inammissibile, ridispone verticisticamente gli ordinamenti politici (governi “tecnici”) attiva un paradigma securitario pseudoscientifico che comprime diritti e libertà in nome della promessa di sicurezza della mera esistenza fisica, e nemmeno quella garantisce perché gli effetti avversi dei sieri spacciati come vaccini si moltiplicano al suono ossessivo del mantra: “Non c’è correlazione, non c’è correlazione, non c’è correlazione…”. Il governo “tecnico”, in realtà, è tutt’altro che neutro come dovrebbe essere un governo “tecnico”: infatti impone un decisionismo che scardina le normali procedure parlamentari, sfruttando politicamente il terrore di perdere la vita a causa del contagio. Un metodo di governo biopolitico a beneficio esclusivo dei ristretti gruppi dominanti. Una svolta verticistica (“rivoluzione passiva”) che si inserisce nel più ampio quadro della lotta di classe dell’altro post-1989, e che coinvolge il modo di produzione nel suo insieme, mediato attraverso i singoli governi nazionali.

Il blocco dominante, dopo anni di più o meno entusiastica adesione dei ceti nazional-popolari alla lieta notizia della fine capitalistica della storia e del trionfo della libertà di mercato, identificata con la libertà tout cour, aveva iniziato, almeno, nell’ultimo decennio, a registrare sempre più manifeste forme di insoddisfazione, quando non direttamente di dissenso organizzato rispetto alla globalizzazione capitalistica (Occupy Wall Street, ecc.) e con votazioni palesemente contrarie rispetto all’indice di gradimento delle borse e dei mercati (Brexit, governo giallo-verde in Italia, referendum greco del 2015, “sovranismi” e “populismi”, ecc.). La classe dominante, che iniziava con preoccupazione a vedere scricchiolare il proprio consenso nella massa dominata, doveva riorganizzare in forma autoritaria il rapporto di forza. Infatti solo la violenza può garantire la conservazione del dominio ai dominanti ormai privi di consenso. Il golpe globale del Leviatano tecno-sanitario comporta una drastica riorganizzazione del modo di produzione sui piani economico, politico e sociale.

Piano economico: apoteosi del Big Tech e di Big Pharma, e-commerce e capitalismo finanziario, con conseguente deriva dei ceti medi e delle classi lavoratrici, condannati al rango di nuova plebe, spesso in totale miseria, il tutto coperto dall’inganno medico-scientifico e ulteriormente aggravato dalle conseguenze delle paranoiche aggressioni degli Usurai Sadici Assassini e dei loro satelliti, che bloccano la naturale partnership Russia-Europa occidentale (gas naturale e altre materie prime da una parte, e prodotti industriali dall’altra), scatenando impennate dei prezzi, inflazione e disoccupazione, accelerando così sadicamente lo sprofondare dei ceti subalterni nella miseria, secondo i piani del Deep State.

Piano politico: eclissi delle democrazie parlamentari, trionfo degli esecutivi forti non più tenuti a render conto agli elettori, stato di eccezione permanente, sospensione dei diritti fondamentali e di molti principi costituzionali, limitazione della libertà di espressione, messa in congedo della tripartizione dei poteri, grigia militarizzazione della vita pubblica, uniforme identificativa e disciplinare dei sudditi e divieto di assemblea (camuffato da “divieto di assembramento”), controllo e sorveglianza degli spostamenti con autocertificazione e coprifuoco.

Piano sociale: espulsione neoliberale dell’altro, ogni individuo del prossimo viene identificato come possibile “untore”, favorendo la disgregazione di possibili gruppi dissenzienti.

Grazie all’emergenza sanitaria, l’ideologia degli oligarchi presente, in chiave pseuodoscientifica, universale e ingannevolmente neutra, gli interessi degli oligarchi medesimi, santificati e occultati. Ogni imperativo medico-scientifico nasconde una norma mirante a rafforzare il potere oligarchico.

Il circuito mediatico e giornalistico è al servizio del gruppo dominante, dando voce e visibilità a una ristretta cerchia di medici allineata, ostracizzando tutti gli altri, da cui pandemia infinita ed eterna emergenza. Il fulcro dell’ideologia medico-scientifica è la categoria assurda, mai apparsa prima, di “malato asintomatico”, che pretende di convincere il gregge dannato che nessuno è sano, e la società deve quindi ridursi a una clinica dove ogni suddito è tenuto a obbedire supinamente agli ordini dei tecnici liberisti, con il comitato tecnico-scientifico e la task force non eletta, composta astrattamente di tecnici ed esperti, ma in realtà da banchieri e top managers di ortodossa fede liberista.

La vita è ridotta a mera zoe, semplice sopravvivenza naturale dell’organismo, con sacrificio pressoché integrale del bios, ossia delle qualificazioni che rendono la vita degna di essere vissuta. L’uomo è svilito a quantità, a cifra, a cosa misurabile, a ente disponibile. Sull’ideologia medico-scientifica si legittima il nuovo paradigma biocratico di governo delle cose e delle persone incardinato sui lockdown a singhiozzo, sul distanziamento sociale, sulla tecnologia digitale e sul controllo biopolitico totale sopra e sotto la pelle, con tracciamento e prelievo di materiale biologico dai sudditi.

Gli oligarchi finanziari plutocratici post-1989 hanno attuato la scelta politica di rimuovere i fondi destinati all’ambito sociale, ridurre i salari, precarizzare il lavoro, tutto ciò mediante le crisi, trasformate ideologicamente in una condizione oggettiva. Ma quella che viene chiamata “crisi” è in realtà una guerra contro i ceti medi e i lavoratori, condotta creando ad arte situazioni di emergenza:

1) crisi terroristica (11 settembre 2001) e trionfo del capitalismo delle armi. Quelli che ritengono che l’attacco alle Torri Gemelle sia stato un genuino attentato dovrebbero spiegare: (a) come mai le torri sono collassate in perfetta verticale come nelle demolizioni controllate invece di inclinarsi? (b) come mai nelle rovine sono state scoperte tracce di nanotermite, l’esplosivo usato proprio nelle demolizioni controllate? (c) come mai esperti di demolizioni hanno accertato che la quantità di combustibile in fiamme e il calore generato erano insufficienti a fondere l’acciaio delle torri e comunque il combustibile non avrebbe potuto penetrare fino in fondo perché le torri erano costruite in modo che le trombe delle scale erano sfasate? (d) come mai è crollata la terza torre che non era stata colpita? Certo, gli aerei dirottati hanno colpito le torri; non ci voleva molto per l’FBI infiltrare qualche gruppo di scalmanati islamici per far loro commettere l’attentato con la promessa delle 70 urì in attesa con le gambe allargate; e poi, dopo che gli aerei avevano colpito le torri, bastava premere i pulsanti che attivavano la demolizione controllata. Purtroppo per i valorosi portatori di libertà, qualcuno si è sbagliato e ha premuto un pulsante in più, facendo crollare anche la terza torre, che era rimasta intatta, e rendendo evidente l’imbroglio;

2) crisi economica (2007 e “grande recessione”) e apoteosi del capitalismo finanziario e bancocratico (le banche “troppo grandi per poter fallire”), facendo pagare, con l’”austerità”, ai cittadini le follie dei banchieri usurai;

3) crisi sanitaria (2020) e vittoria del capitalismo e-commerce, digitale, di Big Pharma e della shut-in-economy, che trasforma tutta la società in una clinica di malati da sfruttare.

Tutto previsto, tutto calcolato. Vedi il documento ufficiale Rebuilding American Defences (2000) pubblicato dal pensatoio conservatore Project for the New American Century (istituto di ricerca con sede a Washington, avente tra i fondatori Donald Rumsfeld). Vi si ipotizza una “nuova Pearl Harbor”. Va ricordato che il carattere fraudolento di Pearl Harbor è stato ampiamente dimostrato da studi pubblicati da ammiragli della marina a stelle e strisce: l’embargo americano delle materie prime e del petrolio stava strangolando il Giappone, al quale restava petrolio per soli sei mesi, e l’unica speranza per i giapponesi era mettere fuori causa la flotta americana ed occupare l’Indonesia, grande produttrice di petrolio; l’attacco era inevitabile ed ampiamente previsto, ma la sola misura preventiva adottata dai comandi americani fu di far uscire da Pearl Harbor le portaerei, uniche navi che servissero negli spazi immensi del Pacifico. Tale “nuova Pearl Harbor” dei “pensatori” americani dovrebbe essere un evento catastrofico e paralizzante che permetta alle “difese” americane di espandersi, ossia di andare a “difendere” gli interessi del capitalismo americano impadronendosi delle case e della roba altrui. Nel medesimo documento si legge testualmente: “Forme avanzate di guerra biologica, che possono prendere di mira certi genotipi, potrebbero trasformare la guerra biologica da regno del terrore in utile strumento politico,” È evidente che “prendere di mira certi genotipi” permetterebbe, ad esempio, di assassinare o sterilizzare le persone con la pelle scura, realizzando il sogno hitleriano del dominio della “razza ariana”.

Ecco quindi un’inedita “strategia della tensione sanitaria”, garantita dal teatrino mediatico permanente e dalla sua smodata amplificazione del pericolo. Il paradigma della crisi epidemica come metodo di governo opera costruendo a tavolino uno scenario fittizio di pericolo presentato come “scientifico”, poi si assume la logica del “peggior scenario possibile” per terrorizzare la popolazione e indurla ad accettare l’inaccettabile. Il terrore così instillato nella popolazione ha reso possibile la sterzata autoritaria del capitalismo globale e del controllo autoritario dei sudditi, braccati nella quotidianità, derubati della privacy, istigati alla delazione e al terrore, condannati all’isolamento degli affetti e dalla realtà. Ognuno diventa un paziente che, dichiarato potenziale diffusore del virus, non può rifiutare quello che il regime gli impone. Il nuovo Leviatano assume come motto non più homo homini lupus, ma homo homini virus. L’altro essere è vissuto come virus e non come socius.

La museruola, o mascherina che dir si voglia, oltre ad essere inutile e dannosa, è un visibile marchio del nuovo e docile suddito terapeutico, diventa anche la spia che ci ricorda che noi e gli altri siamo potenziali contagiati e contagiatori, in una società di malati che devono piegarsi al Leviatano sanitario, pena ostracismo sociale e minaccia di trattamento sanitario obbligatorio. I sudditi, isolati come atomi, per salvare la mera esistenza, denudata di tutto ciò che la rende sopportabile, devono seguire cadavericamente gli ordini del Leviatano terapeutico. Con ciò è cancellata l’idea stessa dell’uomo: il post-umano coincide sempre più chiaramente con il dis-umano.

Lo stato di eccezione ci confina in un’area grigia, da cui non si sa se, come e quando se ne uscirà. Le misure di emergenza presentano intrinsecamente la perniciosa tendenza a sopravvivere all’emergenza stessa. Repubblica, il 23 marzo 2021 pontifica che “anche quando la fase peggiore della pandemia sarà alle nostre spalle”, mascherine, distanziamento sociale e detergenti “rimarranno ancora per anni”. Anche dopo l’attentato al WTC, il Patriot Act che limita la privacy e introduce controlli sempre più invasivi, non sono stati più ritirati dopo l’estinzione dell’emergenza stessa. L’abitudine renderà normale una perdita di libertà prima impensabile, senza che la gente si ribelli, e se per caso cominciasse a manifestarsi una presa di coscienza della natura repressiva e sfruttatoria dell’emergenza sanitaria agitata dal capitalismo finanziario, i padroni globali possono sempre liberare un altro mostro virale: ne hanno una vasta scorta, poiché i loro instancabili ricercatori hanno freneticamente riattivato virus di malattie ormai scomparse e li tengono pronti per rinnovate aggressioni al genere umano (v. Barnard, Quay e Dalgleish). Il nuovo criminale attacco sarebbe perfettamente in grado di scatenare un’emergenza peggiore, anche perché le multiple iniezioni criminali di sieri sperimentali spacciati per vaccini hanno ormai indebolito le difese immunitarie naturali di gran parte della popolazione, cioè di tutti i citrulli che hanno abboccato alla propaganda vaccinista, e anche un’infezione relativamente lieve rischia di trasformarsi in una nuova e più catastrofica pandemia e, per motivi politici, i padroni del mondo vogliono la pandemia eterna.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è laureata in medicina ad Hannover con una tesi plagiata per il 43,5% e con 23 delle citazioni utilizzate che non verificano le corrispondenti affermazioni. La laurea non è stata revocata dopo una poco trasparente indagine dell’università, diretta dai classici “amici degli amici”. La brillante dottoressa Von der Leyen ha dunque ammonito: “L’Europa si prepari all’era delle pandemie” (Ansa.it, 28/2/2021). Profezia facilissima, proveniente proprio dal padronato mondialista che fabbrica i germi chimerici delle pandemie e proclama apertamente il proprio programma satanico di spopolare il pianeta. I criminali pandemici rilanciano così anche la diabolica ideologia ambientalista anti-umana, il cui obiettivo è appunto un pianeta “verde” vuoto di presenza umana.

L’attuale terrore pandemico è stato preceduto da prove generali mirate. Nel 2005, il coordinatore dell’Oms, David Nabarro, annunciò che l’influenza aviaria in arrivo avrebbe potuto causare 150 milioni di morti; vi furono solo poche centinaia di vittime in tutto il mondo. Nel 2009, con l’influenza suina, nuovo stato di allerta pandemico dell’Oms, ma la suina, dopo un anno e mezzo si estinse: aveva contagiato 482.000 persone, con 20.000 morti in tutto il mondo. Per confronto, nel 2015, nella solita influenza stagionale, nella sola Italia, morirono 50.000 persone. In nessuno di questi casi, i contagi vennero usati come arma di ricatto per sequestrare diritti e libertà personali. Ma il CORONAVIRUS ha fornito l’occasione per attuare in pieno ciò che già si teorizzava da 15 anni nei vari Centri per il Controllo delle Malattie infeudati agli oligarchi usurai mondiali.

Il terrore pandemico e i relativi ricatti sono in perfetto parallelo con il terrore dello spread, usati entrambi per intimorire le masse mediante una tale propaganda terroristica da far preferire le rassicuranti catene a una pericolosa liberazione. Spread e virus sono efficaci come metodi di governo perché permettono di attribuire alla popolazione soggetta “colpe” e “debiti” per cui non ha colpa, ma che sono stati imposti dal padronato usuraio. Lo spread è il “barometro” che determina il livello di libertà politiche concesso ai ceti nazional-popolari. Con la nuova configurazione medico-sanitaria del potere, il nuovo barometro è costituito dall’indice Ro (potenziale di contagio: numero di individui che hanno contratto la malattia da parte di coloro che erano già infetti) e dal tasso di saturazione dei reparti ospedalieri di terapia intensiva. Su questa base venivano imposti sacrifici e rinunce, in nome di un bene ritenuto più grande, eludere la morte, così da permettere al blocco oligarchico neoliberale di potenziare lo squilibrio di classe, rinsaldare il proprio dominio e accelerare la transizione al nuovo ordine post-borghese, post-proletario, transumanista e ultracapitalistico.

Pardossalmente, gran parte della popolazione non si è indignata col potere e coi suoi grigi esecutori, ma verso i propri stessi compagni di prigionia, visti come responsabili per la diffusione del virus con il loro contegno poco rispettoso delle sacre norme. Si chiama politica del “divide et impera”, ovvero orizzontalizzazione del conflitto. Il lockdown è dunque anche cognitivo, imposto dal blocco dominante e dal suo clero intellettuale che ha potuto permettersi, per 30 anni, di chiudere ospedali e tagliare bilanci della sanità in nome dell’economia. Tra il 2010 e il 2020 in Italia sono stati tagliati ben 37 miliardi di euro destinati alla sanità pubblica. Non dimenticare la “raccomandazione” di non compiere autopsie che è costata lutti a non finire. Non dimenticare lo scoraggiamento delle cure per forzare, in puro stile speculativo capitalistico, i costosi e disastrosi vaccini. La svolta liberistica è andata di pari passo con la svolta autoritaria. I morti, in Italia e altrove, sono vittime del bieco teorema neoliberista “meno stato più mercato” assai più di un virus dichiarato letale dai professionisti dell’informazione asserviti agli oligarchi. Al cospetto del sistema sanitario martoriato si cercò di frenare la diffusione del virus con modalità (divieti di assembramento, coprifuoco) efficacissime per distruggere la vita democratica e assolutamente inefficaci sul piano medico.

La medicina è divenuta un istituto di controllo sociale, mirante alla riorganizzazione verticistica, arbitraria e repressiva del modo di produzione, con potenziamento del capitalismo globalista e genocidio economico per confinamento del ceto medio. Gli stati nazionali sono divenuti i lacché del potere globalista. L’etichetta “populista” esprime l’odio viscerale degli oligarchi contro le masse nazional-popolari soggette. Grazie al circo mediatico che alimenta il terrore pandemico, vengono neutralizzati tutti i movimenti popolari non graditi agli oligarchi. Agli sfruttati viene imposta la narrazione del nemico esterno, il virus, per distrarli dai veri problemi di sfruttamento e sistematica pauperizzazione, imponendo a chi non la beve l’etichetta “negazionista”. È la tecnica propagandista di Goebbels: non discutere, ma applicare etichette negative al “nemico”.

Assumendo fittiziamente il ruolo di salvatori della salute di tutti, il blocco di potere del capitalismo globale riconquista consenso. “L’economia non è prioritaria”, “La salute viene prima di tutto”, sono gli slogan della grancassa mediatica asservita.

La Fondazione Rockefeller pubblicò nel 2010 sul proprio sito internet un documento al titolo Scenarios for the future of Technology and International Development, in cui si prospettava, a scadenza di una quindicina d’anni, l’assoggettamento delle popolazioni dopo un’epidemia che avrebbe permesso di instaurare un controllo assoluto. Del 21 aprile 2020 è un altro documento della Fondazione Rockefeller intitolato National Covid-19 Setting Action Plan che prevede la militarizzazione della società mediante l’istituzione di un apposito esercito, “Corpo di risposta alla pandemia” avente il compito di controllare minutamente ogni attività della popolazione. Anche da parte del National Intelligence Council, in un documento del 2004 dal titolo Mapping the Global Future viene considerata l’ipotesi di una pandemia per contrastare l’ascesa economica dell’India e soprattutto della Cina, che sarebbe “contro gli interessi degli Stati Uniti”. La pandemia sarebbe un evento utile a bloccare gli scambi e indebolire gli stati rivali, in modo da permettere agli Usurai Sadici Assassini di riprendere il controllo della globalizzazione che sta loro sfuggendo. Il virus sarebbe quindi un’arma capace di sostituire i tradizionali missili, troppo ovviamente imperialistici, facendo apparire gli USA come restauratori dell’ordine e “salvatori dell’umanità”, senza contare che l’aggredito di turno dai “liberatori” americani potrebbe tirare a sua volta qualche missile di risposta.

Secondo Jacques Attali, il Rasputin del potere oligarchico-finanziario, una pandemia potrebbe, terrorizzando la popolazione, permettere l’instaurazione di un governo mondiale. Vedi articolo Changer, par précaution, sull’Express, 3 maggio 2009. Polizia mondiale, fiscalità mondiale, stoccaggio delle risorse, sarebbero gli strumenti per giungere al dominio assoluto della classe oligarchica dominante cosmopolita. Nel suo discorso alla Luiss, del 22 febbraio 2011, Mario Monti prospettò il bisogno di “una grave crisi perché l’Europa potesse fare passi avanti”. Tutto ciò con lockdown assassini, distruzione del tessuto produttivo, fallimento delle piccole e medie aziende, proletarizzazione dei ceti medi, e parallela centralizzazione del ciclo produttivo nelle mani di uno sparuto numero di oligarchi, padroni di gigantesche multinazionali senza patria. Quindi “grande esproprio” e immensa accumulazione capitalistica del nuovo capitalismo terapeutico.

Fatti così precipitare ceto medio e classe lavoratrice nell’abisso del precariato, l’oligarchia finanziaria vivrebbe di rendita sfruttando parassitariamente il lavoro altrui. In questo quadro gli oligarchi di Big Pharma, ingrassati oltre misura da massicce vendite di falsi vaccini, mascherine, tamponi ed altre delizie farmaceutiche, hanno visto salire vertiginosamente i propri profitti, grazie alla medicalizzazione integrale di una società fatta esclusivamente di soggetti malati, non importa se asintomatici e perciò di fatto sani, ma debitamente trasformati dalla martellante propaganda in ipocondriaci isterici.

Questa propaganda del blocco oligarchico neoliberale opera, in modo vile e infamante, per etichette. Chiama “complottisti” quelli che cercano di conoscere le vicende storiche per quello che sono. Il blocco dominante così si autogiustifica, mentre delegittima ogni possibile contestazione alla propria posizione di dominio parassitario. L’emergenza pandemica ha creato le condizioni per una riorganizzazione autoritaria e verticistica anche sul piano discorsivo: dopo avere imposto l’impossibilità di alternative in fatto di ordinamenti politici ed economici, l’oligarchia è riuscita, grazie ai mass media asserviti, ad espugnare anche la sfera discorsiva. Ogni visione critica del nuovo ordine non viene neppure più confutata (poco) né diffamata (molto); il Leviatano terapeutico impone che venga soppressa. Gli appartenenti al clero giornalistico si sono autoproclamati “professionisti dell’informazione” e hanno esortato la popolazione a fidarsi solo degli “editori seri”, cioè di quelli che diffondono la propaganda degli oligarchi, mentre tutto il resto sarebbe “fake news” da sopprimere. Questo si estende anche agli scienziati, perseguitati o licenziati, se osano mettere in dubbio l’ideologia del Leviatano. Ecco dunque il “lockdown cognitivo”, teso a silenziare preventivamente ogni critica, ogni dubbio, ogni domanda.

In prossimità di elezioni politiche che potrebbero, forse, cambiare qualcosa, la censura su Facciabuco si è forse un po’ attenuata, pronta a riprendere con accresciuta ferocia non appena sarà insediato il governo del falso centro-destra in salsa Aspen, con la prevedibile blanda opposizione del centro-sinistra, che preferisce perdere le elezioni per non affrontare il disastro che ha provocato esso stesso e al quale non saprebbe assolutamente come rimediare. Sarà sufficiente non aderire all’ordine mentale egemonico per essere estromessi dalle “piazze virtuali” dei social networks, vedendosi chiudere istantaneamente il profilo con infamanti accuse di “contenuti pericolosi”, “discorsi di odio”, “incitamenti alla violenza”, “disinformazione medica”. Un convegno di dissenzienti, una piazza in tumulto, una manifestazione, non si possono spegnere con un click (ma, se è per questo, siamo già arrivati a getti d’acqua sotto pressione e manganellate a pacifici dimostranti da parte delle cosiddette “forze dell’ordine” del regime), come invece si può fare con i canali, i profili, le piattaforme della società digitalizzata, che sempre più si pretende essere l’unico spazio sociale consentito. Quindi una società a sorveglianza totale, abitata da reclusi agli arresti domiciliari, liberi di comunicare telematicamente purché non si permettano di dissentire dall’ideologia dell’oligarchia dominante.

Che, nel 2021, i colossi Big Tech di Twitter e Facebook si spingessero a rimuovere i profili digitali dell’uscente (grazie ai brogli democratici) presidente statunitense Donald Trump è la prova del potere sconfinato di tali colossi, che non rispondono alla politica, e quindi non al popolo, ma sono in grado di condizionare pesantemente politica e popolo.

La distruzione della scuola è un momento decisivo dell’offensiva di classe degli oligarchi usurai assassini. Un popolo ignorante si manipola meglio, imbecillito dalla televisione che gli propina penoso scientismo e terrore pandemenziale. A questa anticristica offensiva culturale dà man forte la Chiesa cattolica, che sembra aver dimenticato Dio e l’eternità ma, nella frenesia di andare d’accordo col mondo, si è trasformata in una Ong succube del Leviatano. La Chiesa contribuisce untuosamente (“Vaccinarsi è un atto di ammuuooreeee…”) a diffondere l’isteria socializzata, l’odio satanico alla verità (rifiuto del “proselitismo”, devastazione della liturgia) e l’obbedienza cieca al principe di questo mondo.

EMILIO BIAGINI


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